di Alessandra Daniele
La prima volta che il grande pubblico sentì parlare del Mago fu in occasione dello scandalo Sussidiopoli. Allora Apri gli Occhi era solo un piccolo blog semi sconosciuto, ma un suo agente provocatore era riuscito a indurre alla corruzione uno dei sottosegretari del nuovo governo populista. Il video s’era immediatamente diffuso su tutti i media, facendo traballare il governo già instabile fin dalla sua formazione per colpa della struttura disomogenea della maggioranza, composta da nuovi populisti e vecchi riciclati.
Alle successive elezioni amministrative il Mago – Movimento Apri gli Occhi – sostenne alcuni candidati indipendenti contribuendo notevolmente alla loro elezione.
Apri gli Occhi rivendicava totale estraneità a tutte le ideologie e le tradizioni politiche. Il suo leader era un web designer con un paio di esperienze nel volontariato. Gli altri aderenti al movimento erano perlopiù i suoi followers sui vari social, e presentavano la cosa con autoironia, dichiarando di non avere un vero e proprio progetto politico, al contrario del partito populista che aveva avuto un’origine simile, ma di voler solo “contribuire all’igiene mentale del paese” smascherando le bufale e i corrotti.
Quando il video del ministro dei Lavori Pubblici beccato a trattare mazzette diventò virale, la polemica sugli agenti provocatori del Mago si fece esplosiva. Il premier pretese ed ottenne le dimissioni immediate del ministro. Un mese dopo però una maggioranza parlamentare trasversale approvò una modifica al codice che metteva fuori legge gli agenti provocatori.
La mattina dopo il blog Apri gli Occhi listò a lutto la home page, sulla quale campeggiava una citazione: “È morta la Giustizia”, illustrata da un fotomontaggio del premier vestito da Marchese del Grillo.
Nei mesi successivi il Mago, non potendosi più servire di agenti provocatori, reclutò un pentito ex camorrista, che descrisse in una decina di puntate quello che chiamava la Nuova Gomorra Organizzata, la quale secondo le sue dichiarazioni comprendeva membri del sottogoverno.
La storia era presentata come una docufiction e non conteneva nomi reali, era quindi al riparo dalle querele, ma tutti i media facevano a gara a riconoscere chi si potesse nascondere dietro soprannomi e pseudonimi.
Incalzato dall’opposizione populista, il governo in difficoltà cercò di liquidare la cosa come “Fango mediatico per bloccare il cambiamento”. Le riforme promesse però tardavano, a causa della risicata ed eterogenea maggioranza sulla quale il governo si reggeva in equilibrio sempre più precario.
Il tentativo di chiudere il blog del Mago ottene solo il risultato di renderlo ancora più popolare.
Il blogger titolare fu invitato a partecipare ad un rinomato talk show in prime time.
Ne uscì benissimo, mescolando ironia e denuncia, e raccogliendo consensi trasversali da destra a sinistra, che definiva concetti superati. “La vera contrapposizione è fra alto e basso – diceva – fra chi vive al piano terra e chi vive all’attico. Fra chi è costretto a mettere le sbarre alle finestre e respirare gas di scarico, e chi si gode il panorama e l’aria condizionata”.
L’audience del talk show segnò un record, e il giorno dopo la pagina Facebook del Mago registrò un boom d’iscritti.
Sulla home page dell’ormai seguitissimo blog c’era un fotomontaggio del premier davanti all’ampia vetrata d’un attico.
Le successive elezioni comunali segnarono la prima sconfitta in cinque anni del partito populista di governo. Le cause erano molte, a cominciare dalla manovra finanziaria che s’era resa necessaria per evitare le clausole di salvaguardia, e dalla prova deludente fornita dai sindaci uscenti, ma tutti ammettevano che il Movimento Apri gli Occhi era stato tra i fattori decisivi.
Uno dei nuovi sindaci eletti ne portava per la prima volta il simbolo.
Il referendum promosso dall’opposizione populista per l’abrogazione della legge che vietava gli agenti provocatori fu la seconda sconfitta consecutiva del governo.
Seguì un periodo di calma apparente, nel quale sempre più lettori controllavano quotidianamente il blog del Mago in attesa di veder comparire qualche nuovo video, e commentando i post, che perlopiù s’occupavano di questioni ambientali e crisi occupazionali.
I politologi associavano Apri gli Occhi ai Verdi europei di destra, ma in realtà la linea conteneva molti elementi che si sarebbero potuti definire di sinistra, in particolare quelli legati alla lotta al precariato. Sullo spinoso argomento dell’immigrazione, lo slogan del Mago era un “Basta allo sfruttamento degli immigrati” che poteva essere interpretato sia come “Lavoratori di tutto il mondo unitevi” che come “Aiutiamoli a casa loro”.
In tema di welfare la posizione era netta quanto vaga: “Reddito garantito”.
Dopo un paio di mesi l’attesa finì: un nuovo video del Mago incastrava il ministro della Sanità attraverso un suo collaboratore.
Le proteste d’innocenza del ministro furono inutili, il governo già fragile fu travolto dallo scandalo, e si andò a elezioni anticipate.
Il Movimento Apri gli Occhi partecipò con una campagna tutta fondata su chiarezza e trasparenza. Lo slogan era “Aria pulita”.
Il Mago ottenne il 18%, e diventò il nuovo ago della bilancia d’un parlamento spaccato fra i populisti del Nord e i populisti del Sud.
Il giorno dell’insediamento delle nuove camere, sul blog del Mago comparve un altro video. Era un discorso del titolare, che circondato dai suoi collaboratori più stretti diceva:
“Vi abbiamo fregati. Il nostro scopo fin dall’inizio era dimostrare quanto l’opinione pubblica sia facile da manipolare attraverso i media. Non è una novità, la propaganda è sempre esistita, ma grazie al web il processo è diventato velocissimo, ed accessibile a chiunque abbia le risorse e le competenze necessarie. In poco tempo siamo riusciti a costruire un partito dal nulla, con un programma nel quale, come in una macchia di Rorschach, ognuno potesse vedere ciò che voleva, e l’abbiamo piazzato al centro del parlamento, rendendolo decisivo per qualsiasi maggioranza. Vi abbiamo fregati, ma noi al contrario di tutti gli altri l’abbiamo fatto a fin di bene, perché vi rendiate conto finalmente di quanto siate facili da ingannare. Aprite gli occhi”.
Quando la conseguente bufera politico-mediatica si fu calmata un poco, il parlamento fu sciolto, e si tornò alle urne.
Il Movimento Apri gli Occhi si ripresentò con lo slogan “Questa volta cambiamo sul serio”.
Ottenne la maggioranza.