di Roberto Costa
[Roberto Costa è un giornalista di grande coraggio, che a Rovigo pubblica da oltre un ventennio la rivista Biancoenero, contro razzismo e soprusi. Le edizioni Biancoenero hanno da poco editato una spietata requisitoria contro l’Ordine cui l’autore appartiene, e che accusa di agire in dispregio dell’art. 21 della Costituzione (R. Costa, Il Libro Nero dell’Ordine dei Giornalisti, 220 pp. in pdf e su CD). Può essere richiesta a questo indirizzo: red.biancoenero@teletu.it. Pubblichiamo l’introduzione, di per sé significativa.] (V.E.)
Solo nel nostro Paese c’è un Ente di Stato per i giornalisti. Negli altri Paesi europei esistono ordini professionali, ma quello dei giornalisti c’è solo in Italia. Per fare il giornalista in Italia, e pubblicare anche giornali e bollettini di notizie ed opinioni – anche sui blog!, bisogna essere iscritti all’Albo dei giornalisti, anche se in contrasto con l’art.21 della Costituzione, che recita: «Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure (…)». È per questo, per fare un esempio storico, che negli anni settanta per fare informazione popolare e per pubblicare giornali e bollettini di “movimento”, senza essere iscritti all’Albo, si doveva mettere in epigrafe supplemento a “Rosso” o a “Stampa alternativa”.
Gli iscritti all’Albo dei giornalisti sono suddivisi in due categorie: professionisti e pubblicisti. Il professionista svolge la professione giornalistica in modo esclusivo e continuativo e viene iscritto dopo almeno 18 mesi di pratica giornalistica retribuita presso una testata ed il superamento di una prova di idoneità professionale. Il pubblicista, che è l’iscrizione più semplice, può esercitare contemporaneamente altre professioni o impieghi e per l’iscrizione all’Albo deve dimostrare di aver svolto attività giornalistica retribuita, presso una testata, per almeno 2 anni. L’iscrizione comporta una quota di 120 euro (70 al regiona-le, 50 al nazionale). Dal 2014 sono obbligatori i corsi di aggiornamento professionale per 20 ore all’anno.
Per quanto mi riguarda sono iscritto all’Albo giornalisti, come pubblicista (da operaio), dal 1992. Nel 1993 ho fondato, diretto e registrato al Tribunale di Rovigo Biancoenero, periodico polesano di immigrati e minoranze: senza contributo di partiti (o altri), né pubblicità. Salvo qualche temporanea esperienza di lavoro presso testate tradizionali – soprattutto all’inizio per l’iscrizione, ho sempre fatto il giornalista indipendente occupandomi di diritti umani. Nel 2008, col calo di interesse verso la questione migranti ho convertito Biancoenero in blog, in edizione telematica. Ritengo di essere uno di quei pochi pionieri giornalisti sociali attenti all’informazione sugli immigrati da cui nasce proprio la “Carta di Roma”, il protocollo deontologico creato nel 2008 da Ordine Nazionale dei Giornalisti e FNSI a tutela dei diritti dei migranti nel settore dell’informazione, con il successivo vademecum sui Rom del 2011 che estende la tutela anche a queste popolazioni. Come “giornalista civile” ho esteso anche all’Ordine, di cui faccio parte, le mie istanze per la giustizia ed i diritti umani perché ritengo che la la Stampa (assieme alla Magistratura) sia uno dei due pilastri fondamentali a sostenere la “cupola” partitocratica che sovraintende l’Italia.
L’Ordine dei giornalisti, nasce nel 1963 con un codice deontologico che prevede che il giornalista scriva la verità sostanziale dei fatti, la collaborazione fra colleghi, il diritto di rettifica, il dovere di informazione su notizie di pubblico interesse…, e viene aggiornato nei decenni successivi con protocolli come la Carta di Treviso (1990) – per la tutela dei minori, la Carta dei Doveri del giornalista (1993), la Carta di Roma (2008) – per la tutela dei migranti, la Carta di Firenze (2011) – per un giusto compenso…
Anche a seguito della Carta di Roma, a tutela dell’informazione sui migranti, ho cominciato – come giornalista attento alla questione, a segnalare all’Ordine dei giornalisti del Veneto le reiterate violazioni di questo protocollo deontologico praticate indifferentemente da tutti i quotidiani di Rovigo: basta leggere i giornali dell’ultimo decennio, con particolare riguardo agli ultimi anni, per scoprire come è metodicamente violata la “Carta di Roma” e quanto i quotidiani incitino, invece, all’intolleranza, alla discriminazione ed all’odio razziale verso gli immigrati.
10 INVOCAZIONI E UN ATTO D’ACCUSA
Nel “Libro nero” sono documentate 10 diverse segnalazioni, anche con risvolto satirico, rivolte all’Ordine dei giornalisti del Veneto (perché riguardano tutti i quotidiani di Rovigo) e per competenza alla Procura della Repubblica, nel periodo 2009-2017, per l’applicazione del codice deontologico su norme fondamentali violate, come: la Carta di Treviso, la Carta di Roma, il diritto di rettifica, il dovere di pubblicare “notizie di pubblico interesse”, la violazione della solidarietà fra colleghi, il furto di articoli e di fotografie, l’incitamento all’odio razziale e l’apologia del fascismo, in violazione anche della Legge Mancino, la discriminazione politica a mezzo stampa e via di seguito, in aperta violazione reiterata del T.U. doveri del giornalista – febbraio 2016 e dell’art.21 della Costituzione. Si tratta di una vera e propria inchiesta di tipo giornalistico che descrive come vengono trattate dal Consiglio di disciplina territoriale del Veneto le istanze di applicazione dell’etica professionale scolpite nel Codice deontologico della Categoria.
Tutte le segnalazioni vengono archiviate, anche con pretesti faziosi, e per ritorsione il Consiglio di disciplina del Veneto comincia a sottopormi a procedimenti disciplinari su segnalazioni di alcuni colleghi, rimbrottati nelle mie denuncie.
NEL CESTINO LA “CARTA” STRACCIA
Alcuni esempi di segnalazioni cestinate, «non ravvedendosi nei fatti in esame alcuna possibile violazione deontologica»: la Carta di Treviso dipende dal retino tipografico, «Profughi “bubbone” estivo», nonostante lo stesso UNAR (Ufficio Nazionale Anti-discriminazioni Razziali) recepisca l’istanza come fondata e lo segnali all’Ordine Nazionale Giornalisti, viene archiviato perché “bubbone” riguarda le condizioni climatiche, “zingari” e “nomadi” non sono termini assolutamente offensivi – checché ne dica il Consiglio d’Europa che non ha un protocollo deontologico sui Rom, non esiste il dovere di pubblicare “notizie di pubblico interesse” (previsto anche dall’art.21 della Costituzione) perché compete solo al Direttore decidere cosa pubblicare, rubare notizie e fotografie senza citare la fonte è la prassi seguita per i comunicati stampa, pubblicare in bella evidenza comunicati razzisti di Forza Nuova, senza spiegare che esistono leggi (come la detta Scelba) che puniscono la ricostituzione del Partito fascista, è dovere di informazione…
Proprio raccogliendo queste nuove normative sull’etica professionale organizzo un corso di aggiornamento professionale per posta elettronica, di cinque lezioni più appendice, rivolto ai massimi Referenti e Referati nazionali dell’Ordine dei giornalisti: “Aggiornamento del T.U. doveri del giornalista febbraio 2016 alle nuove norme dell’Ordine giornalisti del Veneto, T.U. agosto 2017”.
RITORSIONI: 1-2…
Come a voler consacrare un nuovo articolo in appendice ai 16 del Codice deontologico, il famigerato n.17: diritto di ritorsione a tempo indeterminato verso chi tenta di moralizzare l’Ordine – fargliela pagare!.
Per ritorsione mi trovo processato e condannato per una normale immagine di parodia politica (in questo caso viene vietato il diritto di satira previsto dalla Costituzione) che fa seguito proprio ad una mia denuncia (archiviata) per violazione della Carta di Roma, un’altra condanna mi viene disciplinata per offese alla potente Presidente del Consiglio di disciplina del Veneto, che fa seguito ad una mia denuncia per “violazione del diritto di opinione e di espressione a corso di deontologia”, senza che mi sia notificata alcuna imputazione, senza avere notizia che ero sottoposto a processo, senza, perciò, avere potuto produrre una minima difesa: una condanna basata solo sulle dichiarazioni (false) della Presidente del Consiglio disciplina del Veneto (il quale è addetto a valutare le violazioni del Codice).
… e 3: IL MANIFESTO DELL’INDIGNAZIONE A ROVIGO
Una terza condanna, più grave, con sospensione di due mesi dal lavoro, compresa la direzione di testate giornalistiche, mi viene sanzionata in data 31 maggio 2017 a seguito di una lettera del 15 ottobre 2011. Nella lettera rivolta al capo-cronista del gazzettino di Rovigo, e all’Ordine Nazionale dei giornalisti, apostrofavo in modo “indignato” il giornalista, definendolo «Il vile (di stampo) Salvagno», per la completa censura applicata anche dal suo giornale ad un evento di carattere nazionale (una super “notizia di pubblico interesse”) tenutosi a Rovigo: Il “manifesto dell’indignazione” presso la Banca d’Italia della città.
“Rovigo entra nel panorama delle città indignate a livello mondiale. In occasione della giornata mondiale dell’Indignazione, del 15 ottobre 2011, che vede manifestare “Indignati” contro la “capitalizzazione” e per il cambiamento globale del Pianeta in 952 città di 82 Paesi, Roberto Costa interpreta ed anima il ‘Manifesto dell’Indignazione’ (di Naomi Klein, Vandana Shiva, Michael Hardt, Noam Chomsky e Eduardo Galeano) davanti alla Banca d’Italia di Rovigo”. Il filmato della manifestazione viene presentato alcuni giorni dopo in convegno pubblico, anche questo completamente censurato da tutti i quotidiani locali.
Da questa ennesima discriminazione segue la lettera di protesta – indignata, al capo-cronista ed all’Ordine dei giornalisti e da qui il procedimento disciplinare che si conclude con la condanna descritta, senza che abbia avuto la possibilità di difendermi, neanche con un avvocato, ed alla quale non ho potuto fare ricorso per motivi economici, 250 euro solo per avervi accesso, in violazione anche del diritto Costituzionale che prevede il patrocinio gratuito per i non abbienti.
UN VIAGGIO BIANCONERO
Un viaggio-avventura della barchetta Biancoenero, che batte bandiera per i diritti umani e la giustizia sociale, dentro il mare dell’Ordine dei giornalisti, un viaggio descritto secondo la regola fondamentale delle 5-P* – pertinenze giornalistiche, qui elencate e ricavate da una lezione di Eta Beta a Paperoga (di Paperopoli news) da un numero di Topolino-estate del 1988 : p-chi, p-cosa, p-quando, p-dove, p-perché.
*A risonanza delle cinque W del giornalismo anglo-sassone: who?, what?, when?, where?, why?