di Alessandra Daniele

Twin Peaks, 1991: di ritorno dalla Loggia Nera, l’infernale dimensione parallela nella quale era entrato per salvare Annie, l’agente Cooper (Kyle MacLachlan) si guarda allo specchio, e si rivela posseduto da Bob, lo stesso spirito maligno responsabile dell’assassinio di Laura Palmer.
Il pubblico è sconvolto, e chiede una risoluzione dello shoccante cliffhanger.
Gli toccherà aspettare 26 anni.

Spoiler 
Dopo un quarto di secolo e vari retcon, scopriamo che l’agente Cooper non era stato posseduto, ma sostituito da un doppelganger malvagio che per tutto questo tempo è andato in giro a delinquere, mentre il vero Cooper restava prigioniero della Red Room.
Quando un paio di spiriti benigni finalmente trovano per lui una via d’uscita che gli consenta di tornare nel nostro mondo, qualcosa va storto: il doppelganger maligno s’è preparato come fail safe un secondo doppelganger – Dougie Jones – nei panni del quale Cooper si ritrova.
La cosa gli blocca le facoltà mentali, rendendolo incapace di riassumere la sua identità per quasi tutta la stagione, mentre i suoi colleghi Gordon Cole (David Lynch) e Albert (Miguel Ferrer) responsabili del progetto FBI Blue Rose, continuano con scarsi risultati a indagare sugli orridi delitti compiuti dagli spiriti maligni della Loggia Nera, e sulla loro misteriosa provenienza. Sono stati i primi esperimenti atomici ad aprire la breccia nel continuum spazio-temporale che gli ha dato accesso al nostro mondo?
Intanto Twin Peaks mostra d’aver subito gli effetti della crisi economica: da villaggio-cartolina s’è trasformato in uno slum post-industriale di baracche e roulotte, nel quale l’orrore paranormale si mescola a quello quotidiano della criminalità e della miseria.
Twin Peaks – The Return paga molto cara la scelta di fare del redivivo agente Cooper una sorta di idiot savant in grado di contribuire ben poco allo sviluppo narrativo. Non si tratta però d’una svista da parte di Lynch, ma d’una scelta furbastra che gli consente di congelare la trama per 16 episodi, finché negli ultimi 2, dopo la fortunosa (nonché ridicola) eliminazione del doppelganger malvagio, l’agente Cooper di nuovo in sé torna indietro nel tempo per salvare Laura Palmer, cancellando così l’intera storia dal 1990 a oggi, per rimpiazzarla con una timeline completamente sconosciuta nella quale Laura è viva, ma ha un’altra identità.
Laura Palmer Falls No More.
Sarà però proprio lo stesso Cooper a rimetterla in pericolo.

L’idea di simulacri e doppelganger non umani in arrivo da una dimensione parallela ricorda i racconti di Philip K. Dick The Father Thing e The Hanging Stranger del 1953, dei quali però Lynch azzera tutto il contenuto di metafora sociale, in favore d’un rigido manicheismo popolato da stereotipi che hanno perso ogni spessore allegorico.
Oltre che determinista, la cosmogonia lynchiana è curiosamente classista: tutti gli spiriti maligni hanno l’aspetto di homeless, barboni malandati, mentre la personificazione del Bene è una matrona ingioiellata anni ’20.
Tutti i personaggi femminili sono stereotipi monodimensionali: la poliziotta sexy, la pupa del gangster, la mogliettina anni ’50 che non si preoccupa (e nemmeno si meraviglia) che il marito si comporti improvvisamente da cerebroleso, finché è ancora in grado di portarle a casa lo stipendio e qualche occasionale vincita al casinò.
La verità è che l’immaginario di Lynch è sostanzialmente reazionario, e tutte le bizzarre visioni che lo abitano sono figlie d’una concezione dell’universo molto retrò. Immagini che somigliano sempre di più a una supercazzola visuale, a volte suggestiva, altre volte imbarazzante.
Non potendo più avere David Bowie per il ruolo di Phillip Jeffries interpretato nel prequel Fire Walk With Me, Lynch ha pensato fosse una buona idea sostituirlo con la silhouette in bianco e nero d’una specie di enorme teiera fumante, e una voce qualsiasi fuori campo.
Tanto la voce di David Bowie non se la ricorda nessuno, giusto?…

Nella serie classica di Twin Peaks, la supercazzola lynchiana era incastonata in un impianto da soap opera che ora s’è dissolto, lasciandola a fluttuare nel vuoto autoreferenziale. David Lynch è tornato sul luogo del delitto per rottamarlo.
La resurrezione di Laura Palmer ha cancellato l’intero universo narrativo della serie, inghiottito da un buco nero che Lynch non ha più né l’intenzione né la capacità di colmare.
Addio Twin Peaks. Ci rivediamo fra altri 26 anni. Cioè mai più.

[Chi fosse interessato ad altri miei pareri su serie e film in uscita, li trova qui

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