di Frankenstein
Qui la prima parte
INNESTO MUTAFORMA.
Un giorno del 1994 Jole La Brianza s’impone. Rottama la troupe. E’ pronta la videogiornalista. Vince, ha convinto Jean. Il format cambia, non è più Speciale Mixer, ora si chiama Professione Reporter. La Minule vuole sfruttare al massimo questi reportage con telecamerina video-8 di cui la Jole è perfetto prototipo e sponsor. Non è solo che costa meno che sparare una troupe sindacalizzata in culo al mondo, il motivo vero è che l’innesto video nell’inviato produce un mutaforma giornalistico, un occhio che parla dietro la telecamera. A fottersi gli stand up.
Il campo si unifica in JLB, il mutaforma.
Tutto si rende possibile per una rivoluzione tecnologica. Sono gli anni in cui la Sony ha lanciato sul mercato il video 8. Compatta, ottimo audio, piccola cassetta, larga autonomia.
Si può essere professionisti in solitaria con una telecamerina amatoriale da meno di un chilo.
Essere soli è un vantaggio competitivo. Alla RAI, inviati e cameramen vanno fuori di cervello.
Jole sgomita e pianta calci nei coglioni sindacali.
A quel tempo Jean La Minule è potente, e anche di gran lunga il più bravo di tutti.
La bulla ce la fa.
E’ una forma autentica di giornalismo guerrigliero quella che sta indurendo le chiappine JLB.
O se preferite è l’alba di un nuovo paradigma di autenticità: ci sono solo io, la telecamerina e la fonte. Nessun altro presente ai fatti. L’autenticità non è altro che un’esclusiva in assenza di testimoni. Un fulmine incenerisca chi dice “non è andata così”.
F pensa alle sue idee, forse un errore passarle a JLB prima di partire per Vukovar, ripensandoci.
Come si fa che tutti ci credano che sia naturalmente vero? Non c’entra la verità, ma che piega le fai prendere.
La verità è una moto, quando ti butti giù in curva sei tutt’uno con la bestia, a nessuno frega di accertate verità aerodinamiche, tutti ammirano come sei in piega. Sei solo tu. Te lo spiego, io facevo queste cose con un Sony Portapack che dovevo trascinarmi con un cavo di un metro e mezzo. Sei chili di roba, alla faccia del portatile.
Ora hai una lilliput video-8 da un chilo scarso, 30 min in canna, ancora grazie Sony.
Adesso sentimi bene:
Sei solo tu.
Prendila in mano,
carica la cassetta,
inquadrami,
è semplice,
schiaccia rec,
ora parlami,
parla subito,
No, non farmi una domanda.
Conversa, devi scaldare chi hai davanti.
È il tuo occhio che parla,
la preda si abituerà
parla e riprendi
non fai news,
non sei un tg,
la camera è come un maiale,
non si butta via niente.
Sei solo tu
la vittima parla,
ti guarda,
fai molta fatica a premere il grilletto,
ma la ucciderai
ascolta i suoi pezzetti di vita,
butta lì anche i tuoi,
ci vuole intimità.
hai il dito sul grilletto
prosciugala.
Sei solo tu
Mai dire i tuoi obiettivi,
inventa un tema rassicurante,
poi strambi.
Butta la domanda decisiva
come una qualunque,
tra le altre.
mai dire le tue fonti,
mostra documenti,
guarda come s’incazza,
se non se ne va
un po’ ti ha creduto.
Ora è assetato,
gli hanno chiuso i rubinetti.
Non devi raccontare la verità,
la verità s’inventa,
come una religione.
Sei solo tu
Parla da dietro alla camera,
no stand up
mai spegnere la telecamera,
per nessun motivo,
l’intervista non finisce mai,
copri la spia luminosa col nastro
Ricorda,
sei tutt’uno con la camera,
non c’è troupe, sei solo tu.
La videcassetta gira lunga,
il tempo è confidenza,
non si può fare con la pellicola.
Un vantaggio narrativo
Sei solo tu
se te la vedi brutta,
passa la telecamera alla tua fonte
fatti riprendere,
dimostra che stai al gioco
che anche lui può fare di te quello che vuole
che è solo un mezzo,
oggettivo.
Sei solo tu
Fai una dichiarazione
Stagli addosso,
fiato sul collo,
contatto visivo,
stai stretta,
devi allenarti e allenarti
con mani, bocca, occhi,
E’ ora di iniziare.
Sei solo tu
Stringi le chiappe
e non mollare
La verità è fatta da un fatto così.
Jole va, e ne fa un po’ ovunque, mentre F si dà ad altro guadagnando benino. Video 8, protesi incollata all’occhio.
F ricorda quel mondo baciato alle facce. Jole la Brianza gira veramente male, non è mica un Dodo, che si pretende. Eppure qualcosa rimane: i totali pochi, le parole molte, ben distribuite, le bocche vicine a quello che accade. Astuzia. Stare sempre tra i trenta centimetri e il metro. La misura narrativa diventa intima, tanto ravvicinata quanto remota è la RAI che c’era prima.
1995, a Grozny con Ettore Mo. “Il mio maestro” dirà poi lei. “Ma perché non sono a Portofino” dirà subito lui in mezzo a una via piena di stramazzati. Non è in realtà un servizio sulla guerra in Cecenia ma un tributo a Ettore, decano inviato di guerra, grande conoscitore dell’Afghanistan, superbo narratore di un mestiere in estinzione, dunque di sè. La video 8 in mano alla Jole va alla grandissima in una tenebra di macerie sulla faccia Mo. Un potente biopic, qualcosa da far incazzare la Fallaci, che la Jole non l’ha mai cagata. A dire che Jole è l’erede dell Oriana, sarà il Grillo di “Jole for President”. Se Pitcairn era la prova generale della solitudine che verrà, Grozny autentica la bulla come allieva ed erede di schiatta giornalistica purissima.
Mo come mo’ ce l’hai fatta Jole. Spottone autopromozionale (non importa se involontario). Chapeau.
1996, Semipalatinsk in Kazakhstan. Altro lavoro di coppia, con Palmira, la sua migliore amica. Vanno insieme in un poligono nucleare abbandonato dai sovietici che sforna centinaia di bambini radioattivi. Un deserto umano di orrenda deformità. Di nuovo la tenebra degli spazi desolati, un lavoro a quattro mani dove la Jole è l’occhio che guarda la sua amica mentre conversa con famiglie detronizzate dagli isotopi. Palmira ha un viso di dolcezza sconfinata. Poi si riprendono tra loro e quando tocca alla Jole c’è contrappunto: la faccia della bulla che s’incasina con un contatore geiger. Una figata. Tornano dal posto di merda kazako e vengono a Bologna. Jole mi presenta Palmira. Ehi F perché non la porti a fare un giro sui colli in moto? Prendo il BMW e metto Palmira in piega. Non ce li ha Roma degli alienati che fanno scintille sull’asfalto. Poi ci parlo, si fa sesso, capisco che ho nel letto una tosta che Jole se la sogna. Palmira è stata ovunque c’era sangue nel mondo, una grandiosa reporter. La Minule la adorava e sapeva la differenza con la Jole. Palmira era cuore senza tenebra.
(CONTINUA)