di Mauro Baldrati
La questione – il problema – è l’empatia.
Nel mondo delle comunicazioni l’empatia non si raggiunge con la qualità, ma soprattutto con la quantità.
La politica moderna, che nel tempo è mutata in complessi sistemi di annunci, discussioni autoreferenziali, retorica, populismo, usa appunto la quantità, che si ottiene con la ripetizione continua della presenza degli attori e degli annunci.
Per fare qualche utile riferimento con opere moderne e contemporanee, questo è avvenuto con film come Il Padrino, di fatto una miniserie (libro del 1969, film del 1972, 1974, 1990), dove le vicende della famiglia mafiosa, i cui esponenti sono interpretati da star hollywoodiane, rappresentano un’ode globale alla mafia. Forse non era nelle intenzioni del regista, ma di fatto il pubblico si identifica con gli eroi, che siano negativi o semi-negativi, perché sono gli unici interpreti assoluti e i catalizzatori dell’attenzione. L’empatia coi personaggi, e col mondo di cui fanno parte, è inevitabile.
Oppure Cristiana F: i ragazzi dello zoo di Berlino (libro del 1978, film del 1981) ottiene lo stesso risultato, con numerosi morti per overdose durante la proiezione. Empatia con l’autodistruzione e la morte.
Per entrare nell’iconografia assolutamente moderna (30-35 anni dopo le opere citate), la serie Gomorra (libro del 2006, film del 2008, serie del 2014), favorisce un’empatia rocciosa coi personaggi, ancora più negativi dei precedenti, anzi, si può dire totalmente negativi: trafficanti, spacciatori e assassini, ma con “lati umani”, benché folli nella loro visone unica della violenza – o forse proprio perché folli?
Lo stesso accade con Suburra (libro del 2013, film del 2015, serie 2017), storie di mala col contorno di zingari gangster in ambienti pacchiani persino più estremi di quelli di Gomorra. Anche qui gli eroi sono banditi, politici corrotti, prelati diabolici, ma risultano “fichi”. Non esistono i cosiddetti “contraltari”, la componente considerata positiva semplicemente non appare. Per certi aspetti un apripista è rappresentato dal primo Ellroy, coi suoi romanzi neri nei quali sono tutti marci, tutti corrotti, a cominciare dalle forze di polizia. Dove per negativo non si intende qualcosa di eversivo, di anticonformista o addirittura rivoluzionario, ma solo un viaggio dall’interno del crimine, nella bassezza umana fatta di avidità, tradimento e assassinio. Così gli eroi negativi diventano eroi e basta, perché unici depositari di un’empatia obbligata.
Il Potere conosce questa dinamica subliminale collettiva da anni, da secoli. Ultimamente, con la metamorfosi della politica in evento mediatico, ha immediatamente capito che è indispensabile ottenere il controllo assoluto dei media. Così è iniziata una corsa verso l’occupazione, mandando in frantumi ogni residuo di tutela e di pluralismo.
In principio era controllo parziale, strisciante, con nomine spartite dal Cencelli, ma dopo l’offensiva dei conglomerati transnazionali contro gli stati sociali il processo è andato avanti lancia in resta, con perseveranza, zelo e violenza. I principali giornali sono stati acquisiti da aziende, che ne hanno fatto dei bollettini allineati con le tendenze necessarie. L’occupazione militare della RAI, che ha espulso ogni voce anche solo vagamente indipendente, si può far risalire circa al 2013, col definitivo controllo di ciò che restava di una voce libera, RAI News 24, dopo l’uscita di Corradino Mineo, passato a una incomprensibile quanto inutile carriera politica.
A questo punto l’empatia è del tutto simile a quella sviluppata nel Padrino/Gomorra/Suburra. Son loro, gli attori del Pensiero Unico che debordano ogni giorno dal video e dalle pagine dei fogli mainstream a occupare tutti gli spazi. I canali televisivi sono impregnati di talk show gossipari, con professionisti che recitano di continuo copioni già scritti e sperimentati. Propagano una litania autistica, conforme agli interessi dei comitati d’affari che si sono impadroniti del paese.
E scatta, prevista, l’empatia. Il pubblico/elettore per mezzo della ripetitività, dell’isolamento, dell’omologazione dei messaggi e degli annunci, perde lentamente la propria libertà di critica, annegata nel martellamento a senso unico. E finisce per ascoltare, per credere e persino ammirare gli attori della recita.
Questo sistema è anche abbastanza complesso e raffinato, oltre che brutale. Alcune voci di opposizione vengono ospitate, ma isolate, con fine di spettacolo nel cicaleccio del Pensiero Unico. Alcuni personaggi come Luca Casarini, che dice “le cose giuste”, sono a loro volta funzionali come i nani di corte, che al cospetto di re e nobili potevano dire qualunque cosa, anche irriverente e sboccata, suscitando risate in quanto nani di corte, cui era concesso tutto.
Così il popolo cade di continuo nelle stesse, antiche trappole. Genitori con figli che non trovano lavoro, oppure lo trovano precario a 600-700 euro mensili, votano chi li ha ridotti così. Utilizzatori della sanità votano i distruttori dei loro servizi, che rubano risorse per destinarle alle banche, alle spese militari e alle grandi opere inutili.
Per l’empatia con le gang, le bande, che controllano l’immaginario mainstream e lo configurano a loro immagine.
Empatia che il Potere oggi usa come un’arma offensiva apparentemente imbattibile.