di Alexik
“Sui vaccini credete agli scienziati ! Non ai cialtroni!”.
Da qualche mese questo messaggio ci viene ripetuto come un mantra da tutta la compagine renziana, dai vertici del dicastero della salute, da esponenti della classe medica e da gran parte del giornalismo e opinion makers nostrani.
Ma all’indomani della entrata in vigore del decreto Lorenzin diventa più che mai una ‘questione di necessità ed urgenza’ capire, in tema di vaccini, il cialtrone chi è.
Certo, io non mi permetterei mai di pensare che sia un cialtrone chi impone la vaccinazione forzata, da effettuarsi in pochi mesi, di 816.836 bambini e ragazzi, con 8 vaccini supplementari da sommare ai quattro precedentemente obbligatori, mandando nel delirio le ASL e le segreterie scolastiche che dagli asili alle superiori dovranno controllare la documentazione vaccinale (cioè i libretti vaccinali, le autocertificazioni, le prenotazioni alla ASL, oltre a tutti i casi di esenzione e di ricorso) per bambini e ragazzi dai 6 mesi ai 16 anni, tenendo conto che la popolazione in tali fasce d’età è di circa 8 milioni di persone.
Non mi permetterei mai di pensare che sia un cialtrone chi trasforma i presidi in poliziotti, obbligati a denunciare i genitori che non vaccinano abbastanza i loro figli, o a vietare ai bambini ipovaccinati l’accesso ad asili e materne, escludendoli dalle classi e dai contesti relazionali ed affettivi che magari fino all’anno prima frequentavano….
Perchè questi – sia pur dolorosi – provvedimenti sono indispensabili per far fronte alle terribili epidemie che dilagano nella penisola o incombono sull’italica stirpe.
E poco importa se bisognerà radiare dall’ordine i medici dissenzienti, mettere a tacere ogni voce critica tramite una violentissima campagna denigratoria, imporre TSO, trattare alla stregua di criminali, untori e potenziali assassini i genitori che non intendono obbedire !
Perché il fine ultimo è la salvezza nazionale, a fronte dell’attacco simultaneo da parte di miliardi di invisibili, multiformi e microscopici nemici. A cominciare dal morbillo, i cui eserciti virali hanno già da tempo assalito le estremità occidentali d’Europa.
Il ministro Lorenzin lanciò l’allarme all’inizio dell’invasione, il 22 ottobre 2014, davanti alle telecamere di “Porta a Porta” (min.36): “solo di morbillo a Londra, cioè in Inghilterra, lo scorso anno (2013) sono morti 270 bambini per una epidemia di morbillo molto grave”.
Esattamente un anno dopo, il 22 ottobre 2015, il ministro ribadiva a Piazza Pulita che “Di morbillo si muore, in Europa!… c’è stata una epidemia di morbillo a Londra lo scorso anno (cioè nel 2014), sono morti più di 200 bambini …”.
La Lorenzin, a cui non sfugge nulla, ne sapeva più che i londinesi, ai quali quei 270 bambini morti di morbillo nel 2013, sommati ai 200 dell’anno successivo, proprio non risultavano.
Infatti i dati del Department of Health di sua maestà britannica parlavano, per il 2013, di n. 1 decessi per le conseguenze del morbillo a livello nazionale. La vittima in questione non era un bambino ma un 25enne, morto per una polmonite acuta. Nessun decesso, invece, per fortuna, nel 2014.
Ora, io non ce l’ho con la Lorenzin, poveretta, ma – che diamine ! – almeno quelli del suo entourage di ‘luminari’ dell’Istituto Superiore di Sanità non avrebbero potuto dirle qualcosa ?
Anche perché se non le dicono niente quella persevera, come nell’intervista rilasciata al Messaggero il 21 luglio 2016, dove ribadisce: “in Gran Bretagna tre anni fa c’è stata una epidemia di morbillo – dovuta proprio al fatto che molti avevano rinunciato al vaccino – che ha causato la morte di centinaia di persone”.
Insomma, non solo per il ministro ci sarebbero stati in UK centinaia di morti mai esistiti, ma l’origine di tale ecatombe andrebbe ricercata nella scarsa copertura vaccinale, addebitabile alla nefasta propaganda dei biechi no-vax.
A questo proposito è però interessante leggere il rapporto redatto dai diretti interessati del UK Department of Health:
“Nei primi tre mesi del 2013, c’è stato un incremento a 587 casi di morbillo, nonostante il livello di copertura da parte del vaccino trivalente MMR (per parotite, morbillo e rosolia, ndr) non sia mai stato così alto, con il 94% dei bambini fino ai 5 anni che ne avevano già ricevuto due dosi.
I casi di morbillo risultavano distribuiti in tutta l’Inghilterra, con i numeri più alti nel nord ovest e nel nord est”.
In pratica, non era vero che la copertura vaccinale fosse bassa. Al contrario, era altissima, ma ciò nonostante, l’epidemia si era sviluppata ugualmente.
Anche il rapporto del ministero della salute britannico puntava il dito contro il calo delle vaccinazioni generato, alla fine degli anni ‘90, dalla paura del MMR, rilevando come fossero maggiormente colpiti dal contagio i ragazzi nati proprio in quegli anni, cioè la fascia di età che nel 2013 aveva dai 10 ai 16 anni.
Ma successivamente, i dati definitivi sui casi di morbillo accertati nell’intero anno non mostravano queste abissali differenze per fasce d’età: 711 ammalati nel 2013 in Inghilterra dagli 0 ai 9 anni, 769 dai 10 ai 19.
Londra, dove le vaccinazioni MMR dei bambini arrivavano solo al 87%, era stata colpita dal morbillo meno del nord ovest e del nord est del paese. Complessivamente, fra gli 8 milioni e seicentomila londinesi, gli ammalati di morbillo nel 2013 furono 192 (lo 0,0022% della popolazione) e 59 nel 2014.
In tutta l’Inghilterra, 108 malati necessitarono di ricovero ospedaliero, e 15 subirono complicazioni quali polmoniti, infezioni dell’apparato respiratorio, meningiti e gastroenteriti.
Con tutto il rispetto per le persone ammalate e per il morto, gli effetti dell’epidemia non potevano essere paragonate a quelli delle grandi catastrofi.
Più grave, invece, la situazione in Romania, dove il morbillo ha contagiato, da gennaio 2016 a fine marzo 2017, 3400 persone, con 17 morti.
Anche in questo caso l’Ufficio regionale europeo dell’Organizzazione mondiale della sanità, gran supporter delle vaccinazioni di massa, ha esortato ad innalzare in tutta Europa la copertura del MMR oltre il 95%, esortazione immediatamente ripresa dal nostro ministero della salute e dalla stampa tutta.
Nessuno dei nostri maestri del giornalismo ha però sentito l’esigenza di scomodarsi per andare a verificare sul posto le caratteristiche dell’epidemia, magari accompagnato dai colleghi rumeni, che hanno fatto sull’argomento degli interessanti reportages.
Sulla Gazeta de Nord-Vest, in una corrispondenza del 9 marzo da Rătești, un villaggio del distretto di Argeș dove si è verificato un focolaio, una dottoressa dice: “E ‘una situazione più sfavorevole, la madre non è a casa, i bambini sono allevati dalla nonna. Si tratta di una situazione sociale difficile. Qui abbiamo una comunità dove abbiamo 35 casi di morbillo accertati.“
Codruţa Simina, giornalista di Press One, è autrice di una corrispondenza da Măgura, frazione di Bocșa, nel distretto transilvano di Caraș-Severin, dove si è verificato uno dei focolai, e la morte di un bambino.
La corrispondenza è del 14 maggio scorso, e rileva come il contagio continui come prima. Descrive come a Măgura i bambini giochino a piedi nudi su strade sterrate, tra la sporcizia, perchè il municipio non le fa pulire. Descrive la scarsa scolarizzazione, l’indifferenza delle autorità sanitarie nella prevenzione, monitoraggio e cura.
Ipotesi che non mi trova d’accordo.
Se la questione fosse così semplice, sarebbe semplice anche la soluzione.
Basterebbe organizzare un crowdfunding.
Della serie: il rolex te lo regaliamo noi, basta che non ci imponi le tue politiche sanitarie deliranti.