di Alessandra Daniele
Alemanno, Alfano, Bersani, Casini, Cesa, Civati, D’Alia, Dellai, Fitto, Fratoianni, Meloni, Parisi, Pisapia, Quagliariello, Scotto, Sgarbi, Speranza, Storace, Tabacci, Tosi, Verdini, Zanetti…
È una lista – ancora parziale – dei cacicchi delle micro-formazioni che si stanno moltiplicando come batteri nella speranza d’arrivare in parlamento a vendersi al migliore offerente, per rappattumare l’ennesima Grossolana Coalizione di governo in cambio di qualche ministero. Se una cosa è riuscita ad Alfano, può riuscire a chiunque.
Mentre i brulicanti Furbetti del Partitino già sgomitano sui media in cerca di visibilità, è invece ancora incerta l’identità dei frontmen dei tre cosiddetti principali schieramenti.
Il PD potrebbe non riuscire a liberarsi del cadavere di Renzi.
Finora però ha vinto solo il primo round delle primarie. Quello che conta quanto il voto della giuria a Ballando con le Stelle.
Grillo potrebbe non scegliere fra Ricky & Barabba (Di Maio e Di Battista) e tirare fuori una terza opzione a sorpresa, tipo sorella segreta di Sherlock.
La casella più incerta però rimane quella dove infuria più che altrove lo scontro fra il nuovo Zeitgeist, incarnato da Salvini, e il vecchio demiurgo del nostro sub-universo, cioè Berlusconi.
Piduista, palazzinaro, mediocrate, Re Sòla: Silvio Berlusconi è il nostro Palmer Eldritch.
Il Chew Z, l’allucinogeno che ha spacciato attraverso i suoi media, riempiendo il paese di berluscloni come un virus mutageno, e generando un grottesco incubo collettivo lungo quasi 40 anni, è un’eterna replica di Drive In.
Matteo Renzi, benché si spacciasse per una novità, è stato solo uno dei suoi cloni, con le sue tre inconfondibili stimmate: megalomania, arroganza, doppiezza.
Lungi dall’essere mai stati realmente contrapposti, il berlusconismo e il cosiddetto centrosinistra sono complementari da ben prima di cominciare sistematicamente a governare insieme con le larghe intese.
Renzi è stato il prodotto della fusione definitiva.
Il rampantismo traffichino del suo codazzo di faccendieri; la becera incompetenza dei suoi ministri e delle sue ministre-immagine; l’ossessiva, narcisistica e censoria occupazione di tutti i media; la criminalizzazione del dissenso e la legalizzazione dell’abuso; la menzogna sistematica, il baratro fra le sue magniloquenti promesse di palingenesi e la desolante miseria dei suoi risultati, le macerie fisiche e metaforiche, lo squallido sfacelo che si lascia alle spalle. Tutto nel renzismo è stato una replica in fast-forward del berlusconismo.
Se la Storia si presenta prima come tragedia e poi come farsa, una farsa non può che ripresentarsi come comica finale.
Il renzismo è stato la sigla di chiusura di Drive In.
L’era del Cazzaro fiorentino è finita.
E non ricomincerà dopo la pubblicità.