di Mauro Baldrati
Devil è un fumetto americano, creato nel 1964 da uno dei grandi maestri d’avventura, Stan Lee, ideatore di tutti i supereroi Marvel, L’uomo ragno, I Fantastici 4, Hulk, Silver Surfer, Thor, ecc. Rispetto ai suoi colleghi mascherati della grande famiglia Marvel non ha veri e propri superpoteri, anche se in qualche modo può essere ricondotto a L’Uomo Ragno: entrambi hanno avuto un incidente che ha cambiato la loro condizione, amplificando certi requisiti psicofisici: il primo è stato morso da un ragno contaminato da raggi gamma che gli ha trasmesso i sensi e la forza sovrumana dell’aracnide; il secondo ha perso la vista da bambino in un incidente con sostanze radioattive che hanno contribuito ad affinare tutti gli altri sensi, la vista, l’udito, l’olfatto. Il risultato è una sorta di personaggio ipersensibile in grado di “vedere” più di un vedente normodotato, in quanto riconosce le emozioni delle persone in base al battito cardiaco, e le azioni con gli spostamenti d’aria, i cambi di umidità o di temperatura. Affinando queste sue qualità, anche con la supervisione di un altro cieco che lo istruisce, diventa un combattente imbattibile di arte marziale, che metterà al servizio della lotta al crimine. Questa sua metamorfosi, o maturazione, prende il via anche dall’omicidio del padre, pugile che rifiuta di truccare un incontro venendo ucciso dalla criminalità organizzata. Matt Murdock, questo il nome reale del personaggio che diventerà Devil, parte quindi da un desiderio di vendetta, che travalicherà dopo un lungo percorso di presa di coscienza verso la lotta al crimine in sé.
Rispetto ad altri supereroi del suo tempo, come Superman o Batman, Devil è più umanizzato, soffre, ha delle debolezze e delle contraddizioni. Unico forse tra i suoi colleghi, è cattolico fervente, e come tale si confida col prete del suo quartiere, Hell’s Kitchen. La fede gli serve, forse (o meglio, serve al suo creatore sceneggiatore come artificio narrativo?), come sponda “umana” alla dura lotta che conduce quando assume la seconda identità. In questo è in prima fila nelle novità narrative introdotte dalla Marvel, che qualcuno ha riassunto col motto “superpoteri, superprobelmi”. Infatti gli eroi mascherati non sono esenti da depressioni, crisi di coscienza, solitudini. Il più tormentato è certamente Silver Surfer, l’eroe galattico che si macera in una solitudine cosmica che davvero si può definire superumana.
Devil non arriva a queste vette metafisiche, però soffre di crisi di coscienza dovute al ruolo di giustiziere impegnato nella sua lotta privata al crimine e al malaffare.
Questo si nota soprattutto dalla serie Daredevil, prodotta da Marvel con Netflix, che segue un film del 2003, interpretato da Ben Affleck. Per gli appassionati del genere rappresenta una evidente novità di stile: rispetto ad altri film e serie fumettistiche della Marvel (compreso lo stesso Devil), i personaggi sono meno pirotecnici, meno sopra le righe, più realistici. Inoltre non è esente da certe asprezze e violenze, che in altre opere vengono in parte neutralizzate dalle esagerazioni che confinano certi personaggi nella macchietta fumettara. In Daredevil i cattivi sono “normali”, non fanno smorfie diaboliche, non svolacchiano tra i grattacieli con macchine astruse, ma trafficano droga, ammazzano con grande spargimento di sangue, torturano, corrompono. Il crimine di strada (rapine, scippi, spaccio) non si limita ai piccoli delinquenti ma si allarga al potere, alla polizia corrotta dal malvagio/sentimentale Wilson Fisk, che vuole far “rinascere” il quartiere con le solite colate di cemento, mentre uccide e fa uccidere chiunque rappresenti un ostacolo. Persino la castità, che avvolge quasi tutti (o tutti?) i supereroi mascherati come un velo, è quasi sfidata con alcune scene non proprio erotiche o soft-porno, ma che almeno superano il solito bacio adolescenziale-romantico tra uomo e donna che si piacciono ma che non “consumano”.
Per il resto Daredevil rispecchia abbastanza la storia del fumetto: Matt Murdock (interpretato dall’attore Charlie Cox, che quando inforca gli occhiali ha una curiosa somiglianza con Andrea Pazienza) è un avvocato cieco, contitolare dello studio con l’amico Foggy. Sono giovani, squattrinati, onesti (di quella onestà americana integerrima), pronti a battersi contro i potenti, e insensibili alle minacce di questi ultimi. Devil è ovviamente buono, generoso, ma anche a suo modo feroce, determinato, come in parte lo trasformò Frank Miller quando prese in mano il suo fumetto nel 1979. Non esita a spezzare braccia e gambe a chi non vuole parlare, anche se, da cattolico osservante, non uccide mai, neanche i criminali più efferati. La segretaria dello studio è quella Karen Page che nel fumetto diventerà un personaggio tragico, pornostar tossica che morirà proprio tra le braccia del nostro eroe.
Nella prima stagione si batterà contro il gigantesco Wilson Fisk, che mimetizza la spietata speculazione edilizia dietro un progetto di “riqualificazione” del quartiere, dolce innamorato di una ragazza il quale non esita a uccidere di botte un suo scagnozzo che lo ha “messo in imbarazzo” di fronte a lei.
Nella seconda viene importato un altro personaggio Marvel creato nel 2001, The Punisher (interpretato da Jon Bernthal, uno dei principali personaggi di Walking Dead), un giustiziere spietato come un serial killer, che uccide i criminali, spinto da un insaziabile desiderio di vendetta per la famiglia sterminata. Ci sarà battaglia tra i due, anche se in fondo si rispettano, e addirittura collaborano, benché l’ipercattolico Devil non possa accettarne i metodi omicidi.
C’è solo da osservare, per l’ex fumettofilo amante dei supereroi mascherati, che in questa serie Devil non è proprio imbattibile. Infatti le busca più di una volta dal monumentale Flick, da un ninja giapponese che lo fa a pezzi, e dal Punisher. E questo non è facile da perdonare. I nostri eroi li vogliamo senza limiti, devono soffrire, devono tornare a casa ammaccati, feriti, ma sempre vincenti. Non è accettabile che Devil venga sopraffatto da Fisk solo perché è il doppio di lui (l’attore è Vincent D’Onofrio, 1.93 X 200 kg, che fu “Palla di lardo” in Full Metal Jacket). L’Uomo Mascherato mette ko tutti, un gigante, il campione del mondo di boxe, e Tex Willer ha mai incontrato uno che lo stende? Le uniche sconfitte sono accettabili solo da un incontro/scontro con un supereroe di classe superiore, come quando l’Uomo Ragno incontra La Cosa, e La Cosa incontra Hulk, o lo stesso Devil incontra l’Uomo Ragno, ma mai contro un “normale”.
Un supereroe non deve essere troppo umano. In fondo è una proiezione collettiva dell’immaginario.
Un supereroe deve soprattutto esagerare.