di Alessandra Daniele
L’effetto della presidenza Trump finora è stato simile al finale di They Live – Essi Vivono, quando il ripetitore adibito a diffondere il segnale che altera la percezione viene distrutto, e tutti vedono il volto mostruoso dei loro sfruttatori per quello che è.
Un’Apocalisse nel senso originario del termine: rivelazione.
Il reciproco rabbioso disprezzo fra Donald Trump e i media mainstream, dal New York Times a Hollywood, segna una frattura epocale che attraversa il cuore stesso dell’egemonia USA, perché separa il trono dalla propaganda.
Senza la maschera intessuta dai media embedded, il Re è nudo in tutta la sua orrida sembianza, come gli sfruttatori alieni di Essi Vivono senza il segnale del ripetitore che la Resistenza umana fa saltare nel finale.
E allo stesso modo, senza la complice copertura del potere politico, gli spacciatori professionisti di Fake News sono esposti come mai prima d’ora.
Nell’azzannarsi a vicenda dandosi reciprocamente del cazzaro, il presidente e il sistema mediatico segano il ramo su cui sono seduti entrambi.
Essi Mentono, come sempre, ma invece di concordare le versioni come ai tempi delle “Armi di distruzione di massa”, stavolta si strappano la maschera a vicenda.
Nessuno può credere a niente di quello che dicono.
Adesso è ufficiale.
Che il paese sia spaccato non è una novità. Lo era anche ai tempi di Obama, il presidente-immagine vincitore d’un Nobel sulla fiducia, però mentre allora i media cercavano di stuccare le crepe sempre più profonde, adesso le evidenziano amplificando la portata d’ogni manifestazione e d’ogni iniziativa anti-presidenziale come uno specchio magico.
Coi media esteri il conflitto è ancora più aspro. In Europa The Donald viene sistematicamente ritratto come un grottesco usurpatore nazista.
Un collettivo esercizio d’ipocrisia da parte di quella stessa Europa che, tanto scandalizzata dal progetto trumpista di rinforzare la barriera col Messico costruita da Clinton, si sta riempendo di muraglie fisiche e giuridiche come una cittadella medievale, percorsa da ghetti dove si sopravvive da schiavi, o si muore bruciati.
Nell’immagine prodotta da questa campagna mediatica nazionale e internazionale, Trump sembra sempre in bilico sull’orlo dell’impeachment. In realtà ha ancora la più solida maggioranza parlamentare da decenni, l’avido entusiasmo di Wall Street, e l’approvazione di centinaia di milioni di persone che ha minacciato di convocare in piazza per controbilanciare le proteste, cosa che ovviamente spaccherebbe ulteriormente il paese.
La novità potenzialmente esiziale però è il conflitto fra il Re e il suo Specchio Magico, che adesso, invece di ripetergli che è il più bello del reame, gli sbatte quotidianamente in faccia la sua mostruosità.
E la rispecchia.