di Alessandra Daniele
Dopo essere stata considerata per mesi una candidatura ridicola, quando non addirittura una candidatura civetta, la discesa in campo dell’orripilante Donald Trump è invece riuscita a spazzare via Hillary, l’erede al trono designata dalla dinastia Clinton, rendendo ancora più completo il fallimento della presidenza Obama, e lasciando basiti editorialisti e sondaggisti di corte che da sempre davano per scontata la vittoria della sprezzante e sanguinaria ex first lady.
Per la Clinton il sostegno servile di quasi tutti i media mainstream, e i patinati testimonial hollywoodiani si sono rivelati controproducenti, finendo per confermare la sua immagine di pretenziosa oligarca.
Le celebrità che l’hanno sostenuta nell’illusoria certezza della sua vittoria adesso si ritrovano ad avere pesantemente insultato, e a volte persino minacciato il Presidente degli Stati Uniti, e per giunta uno dei più potenti da un secolo a questa parte, dato che può contare sulla maggioranza al Congresso e al Senato, nonché sul significativo appoggio esterno dell’astuto Vladimir Putin, che continua a estendere la sua influenza sul pianeta.
Sarà interessante vedere quanti avranno adesso il coraggio di ribadire insulti e minacce, e quanti invece cominceranno a leccargli il culo come ai suoi predecessori.
Il vento è cambiato? In realtà era già cambiato da un pezzo, benché le élite preferissero ignorarlo, continuando a consigliare ai senza pane i crackers all’olio di palma.
Il vento è cambiato, e continuerà a cambiare. Non certo per merito di Trump in sé, fascistoide referente delle lobby armiere e cementizie. Trump è un Supercazzaro quanto Berlusconi, altro palazzinaro puttaniere e showman che vinse in Italia nel 1994 proprio spacciandosi per l’unica alternativa alla vecchia politica.
Le cose continueranno a cambiare perché le masse si sono rotte i coglioni.
Semplicemente, brutalmente, rotte i coglioni.
Hillary Clinton ha spedito un pizzino agli elettori, dicendo testualmente “O me, o l’apocalisse”. Gli elettori hanno preferito l’apocalisse.
Alla fine non sono stati i Nazisti dell’lllinois a portare Trump alla presidenza, è stata la classe operaia della Rust Belt, che Hillary ha snobbato mentre incassava l’endorsement di Lady Gaga. E di Wall Street.
Operai, contadini, casalinghe, disoccupati, sottoccupati, pensionati che non hanno scelto Trump nonostante sia raccapricciante, ma proprio perché è raccapricciante.
Per citare Michael Moore, uno dei pochi (insieme a noi di Carmilla) a prevedere la vittoria di Trump:
«Molti votano per Trump per poter essere “terroristi legali”, partecipare alla detonazione del sistema. L’8 novembre puoi andare alle urne e, anche se Trump ti sembra pazzo o non ti piace, lo voti perché sai che farà andare in tilt tutto. Il sistema che ti ha rubato la casa, il lavoro, puoi farlo saltare in aria così, e legalmente. Trump prenderà un sacco di voti da chi vuole sedersi e godersi lo spettacolo di un paese in fiamme».
Trump non farà detonare il sistema personalmente, perché anche lui ne fa parte, ma l’ondata d’incazzatura che l’ha portato alla Casa Bianca come un’esondazione trascina un cassonetto, la stessa ondata che ha prodotto la Brexit e travolto Cameron, non si fermerà qui. Non si fermerà facilmente.