di Alexik

cibi-contaminati[A questo link il capitolo precedente.]

“Alcolisti ! Fumatori ! DROGATI !!! Abbandonate le vostre abitudini dissolute e conformatevi al volere divino del ‘crescete e moltiplicatevi’!
La vostra perseveranza nell’adozione di stili di vita scorretti è un attentato contro la demografia.
A nulla vale l’elargizione governativa di bonus bebè, se il vostro attaccamento al vizio continua a sprofondarvi nell’improduttività spermatica e ovocitica.
Emendatevi, dunque, e convertitevi al nuovo verbo salutista, per poter ritornare in piena forma ad offrir dei figli a Dio, alla Patria e all’Impero !
Cioè, vabbè … a Dio e alla Patria. Per l’Impero ci stiamo ancora attrezzando“.

Mi suona più o meno così il tono delle infografiche del Fertility Day redatte dal Ministero della Salute: “rinuncia a Satana, alla sigaretta, alla canna e alla bottiglia!”
Eppure ho il sospetto che uniformarsi ai precetti ministeriali conduca a volte a risultati controproducenti.
Per esempio, non so se a tutti i veneti convenga abbandonare il loro proverbiale etilismo a favore dell’acqua di rubinetto.
Mi riferisco soprattutto a quelli che risiedono in una vasta zona compresa fra le province di Vicenza, Verona e Padova, dove nel 2013 un monitoraggio dell’IRSA-CNR ha rilevato altissime concentrazioni di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) nelle acque potabili, con punte oltre i 2.000 ng/l1 (per farsi un’idea dell’ordine di grandezza, l’obiettivo di qualità fissato in Germania è di 100 ng/l).

Principale indiziata è la Miteni di Trissino (VI), ex Rimar/Marzotto2, oggi di proprietà della multinazionale Weylchem/ICIG. La fabbrica produce PFAS, usate per la produzione di tessuti idrorepellenti (goretex), imballaggi alimentari, teflon, schiume antincendio, cere per pavimenti, vernici, insetticidi, olii idraulici.
acqua-avvelenataÈ da un’area di pertinenza della Miteni che l’ARPA Veneto ha rilevato l’origine dell’inquinamento, che da lì si diffonde nell’Agno e poi, tramite gli acquiferi, si propaga ad altri torrenti (Gorzone, Retrone, Bacchiglione) ed alle fonti di approvvigionamento degli acquedotti3.

In questo modo sessantamila veneti avrebbero assunto per decenni sostanze perfluoroalchiliche bevendo acqua inquinata, cuocendoci la pasta, usandola per lavare le verdure ed innaffiare l’orto, mangiando carni, uova e pesci a loro volta contaminati.

E morendo più di altri. Secondo ISDE/Medici per l’Ambiente, in quella zona negli ultimi 30 anni ci sarebbero stati 1.300 morti in più rispetto ad altre aree della regione4. Morti in eccesso anche secondo l’ENEA per infarto, malattie cerebrovascolari, Alzheimer, Parkinson, diabete, tumori al sistema linfatico, al fegato, rene, vescica, pancreas, mammella, ovaio, testicolo, prostata5.
Una mortalità coerente con l’esposizione alle PFAS, che come interferenti endocrini alterano le funzioni e l’equilibrio degli ormoni, favorendo in questo modo l’insorgere delle patologie più varie. Effetti sulla riproduzione compresi.

acqua-avvelenataÈ un aspetto, quest’ultimo, che nella bassa valle dell’Agno non è stato monitorato, ma che è già conosciuto grazie a numerose ricerche sulle PFAS in tutto il mondo.
Dalla Danimarca al Canada a Taiwan ricercatori ed epidemiologi hanno correlato l’esposizione a PFAS ad una maggiore infertilità femminile6, al basso peso alla nascita, ai parti prematuri ed alla ridotta circonferenza cranica dei neonati7, all’insorgenza di patologie cerebrali nei nascituri8.
Una ricerca italiana ha riscontrato come le donne esposte a PFAS presentino una contaminazione dei fluidi follicolari (i liquidi che ricoprono i follicoli ovarici), con un potenziale effetto dannoso sugli ovociti9. Sempre in Italia, uno studio sul siero di 53 coppie infertili ha rilevato un livello più alto di acido perfluorottansolfonico (PFOS) rispetto al gruppo di controllo10.

Negli USA, l’Environmental Protection Agency associa la presenza di PFAS nel siero umano con i ritardi nella pubertà delle ragazze e con la menopausa precoce delle donne adulte11.
Un progetto del National Health and Nutrition Examination Survey ha stabilito un forte legame fra l’esposizione all’acido perfluoroottanico e le tireopatie femminili12, che rimanda ad un effetto indiretto sulla fertilità, vista l’influenza delle patologie tiroidee sulle alterazioni del ciclo mestruale, sul mancato rilascio dell’ovulo, sulle complicazioni in gravidanza, aborti spontanei, nascite pretermine, deficit neurologici del nascituro.
Infine, uno studio danese mostra come gli effetti sulla fertilità delle PFAS si trasmettano anche alle generazioni future, influendo sulla qualità del seme e sugli ormoni riproduttivi dei maschi esposti in utero all’acido perfluoroottanico (PFOA).13

Ce ne è abbastanza perché un Governo così preoccupato dell’integrità delle nostre funzioni riproduttive intervenga con decisione!
E infatti il Governo è intervenuto … fissando per decreto i valori soglia per l’acqua potabile a 30 ng/l per il PFOS ed a 500 ng/l per il PFOA. Cioè SETTE VOLTE SUPERIORI a quelli stabiliti negli USA, dove il limite per la somma delle due sostanze è di 70 ng/l.

Insomma: l’acqua inquinata  dalle PFAS potete bervela. Ma mi raccomando, non fatevi le canne se no rimanete sterili!
Del resto, perché preoccuparsi delle PFAS se la posizione dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), per bocca della dott.ssa Musumeci, è la seguente ?
‘Su queste sostanze non c’è una certezza su come agiscano, la IARC le ha classificate [solo] come ‘possibili cancerogeni’ (guarda qui l’intervista delle Iene). Alla faccia dei ricercatori che in tutto il mondo ne hanno dimostrato la nocività.

Dopo quella dell’ISS, un’altra dimostrazione di sensibilità istituzionale nei confronti della nostra salute – riproduttiva e non – proviene dalla Provincia di Alessandria, che ha concesso nel 2010 l’Autorizzazione Integrata Ambientale allo stabilimento di fluoropolimeri della Solvay Solexis di Spinetta Marengo (AL), permettendogli di buttare nella Bormida una tonnellata di PFAS all’anno14.
E la Bormida questa roba la porta nel Tanaro e poi nel Po, che la sparge attraverso il nord Italia fino alla foce.

tabella-pfoa

Nel percorso verso l’Adriatico le concentrazioni di inquinanti calano, sedimentandosi nei terreni, trasferendosi nelle falde, nei pozzi, nei canali di irrigazione per l’agricoltura, nelle acque di abbeveraggio degli allevamenti. E da lì risalgono la nostra catena alimentare, distribuite nei supermercati di tutta Italia.

Recentemente la Solvay ha annunciato la volontà di eliminare il PFOA dai suoi processi produttivi15. Non ho dubbi sul fatto che tale riconversione avvenga con successo.
L’Environmental Policy aziendale è sempre stata affidata a personale di altissimo livello, del calibro dell’ing. Luigi Guarracino, condannato come dirigente Solvay per il cromo esavalente nelle falde di Alessandria, inquisito come ex direttore Montedison-Ausimont per l’avvelenamento delle acque della discarica di Bussi (PE), e nuovamente iscritto nel registro degli indagati per le PFAS in Veneto, in qualità di ex A.D. della Miteni di Trissino. Una vera autorità in materia di inquinamento idrico!!!

Comunque, anche se l’immissione di PFAS dagli scarichi industriali finisse oggi, il disastro ambientale è compiuto e ci peserà addosso per decenni: le PFAS non sono biodegradabili, sono estremamente solubili in acqua e per questo si propagano facilmente16. Una volta assorbite dal corpo i tempi di dimezzamento della loro concentrazione nel sangue possono variare da 1,5 a più di 9 anni17.
L’infertilità è assicurata ancora a lungo.

Voltiamo pagina, abbandoniamo le PFAS e la pianura padana per scendere a sud, in questo nostro viaggio fra le nocività industriali e i loro effetti sulla riproduzione. Andiamoci con il ministro Lorenzin, nella Terra dei Fuochi, e sentiamo cosa dice:

Rispondendo al ministro, io credo che i Campani ‘l’abitudine al fumo’ … dei roghi tossici dei rifiuti se la toglierebbero volentieri. Ma impedire gli incendi della monnezza non è evidentemente una priorità per il collega della Lorenzin al ministero degli interni.
Quanto ai ‘tumori causati dagli stili di vita’, temo che il ministro della salute non abbia letto lo studio ‘Sentieri’, che collega la vicinanza delle discariche campane agli eccessi di mortalità per tumore al fegato, allo stomaco, al polmone, alla mammella e per i linfomi non Hodgkin18.

Anche i tumori  possono compromettere la fertilità, e non solo quelli che interessano direttamente gli apparati riproduttivi.
Questo almeno le infografiche del ministero ce lo spiegano: ‘Il 25% dei pazienti trattati con chemioterapia soffre di azoospermia (mancanza di sperma nel liquido seminale) dopo 2-5 anni dal  trattamento. Trattamenti antitumorali diffusi come la radioterapia esterna determinano un alto rischio di amenorrea (assenza di mestruazioni)’.
I rimedi previsti dal ministero consistono nella crioconservazione delle cellule riproduttive, estratte prima della chemio, e in non meglio specificate terapie ormonali e chirurgiche.
Ovviamente NON consistono nelle bonifiche della merda industriale sparsa per la penisola, in modo che magari il tumore non ti venga.
Sono i nostri corpi e le nostre vite a doversi adeguare ad un disastro ambientale dato come ineluttabile, al costo di dolorose terapie e per la felicità di chi le vende.

Ma torniamo ai Campani ed alle loro insane abitudini.
Nel capitolo precedente abbiamo disquisito degli effetti sulla riproduzione delle diossine. E vuoi che quei viziosi delle province di Napoli e Caserta se le facciano mancare ?
Vicino alle discariche di rifiuti industriali le diossine abbondano nel latte delle madri19, ed anche i maschi le portano nel sangue, assieme ai metalli pesanti. L’esposizione agli inquinanti produce nel loro liquido seminale alterazioni e frammentazione del DNA20.
Una condizione che, secondo la dott.ssa Notari del Centro Fertilità dell’ASL di Salerno, può comportare ‘problematiche sia della fecondazione degli ovociti, quindi problemi di fertilità, di concepimento, ma lo spermatozoo magari non è in grado nemmeno di supportare lo sviluppo embrionale, e quindi possiamo avere abortività. Ci sono delle ipotesi che l’associano persino all’insorgenza di tumori in fascia pediatrica“.21

Se poi, superando tutte queste difficoltà, gli abitanti della Terra dei Fuochi si ostinassero proprio a concepire, l’esito della gravidanza potrebbe non essere felice.
Lo dice l’OMS, che nel 2007 ha riscontrato una chiara correlazione tra l’inquinamento da rifiuti in Campania e l’eccesso di malformazioni congenite del sistema nervoso centrale e dell’apparato urogenitale22.

Cosa c’entra tutto questo infinito dolore con gli ‘stili di vita’?
Chi ha pagato per le responsabilità politiche e industriali del biocidio campano?23
Sulle infografiche del ministero non ci sono le risposte.

(Continua)


  1. Stefano Polesello, Sara Valsecchi, Rischio associato alla presenza di sostanze perfluoro – alchiliche (PFAS) nelle acque potabili e nei corpi idrici recettori di aree industriali nella provincia di Vicenza e aree limitrofe, IRSA-CNR, 25 marzo 2013 

  2. Il nome della Rimar era emerso negli anni ’80 anche nelle inchieste sulle navi dei veleni. Le peci fluorurate (scarti di produzione delle Pfas) del centro di ricerca Marzotto risultavano imbarcate sulla motonave tedesca Line, diretta a Port Koko in Nigeria nell’87, ed altre sostanze non identificate della Rimar comparivano anche nel carico della Zanoobia. In: Andrea Tornago, Pfas Veneto, indagini ferme in Procura da tre anni nonostante l’allarme ambientale. Accusata azienda coinvolta in navi veleni, Il Fatto Quotidiano, 7 marzo 2016. 

  3. ARPA Veneto, Stato dell’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) in provincia di Vicenza, Padova e Verona, 30 settembre 2013, p. 48. 

  4. Le acque inquinate del Veneto, video, Repubblica.it. 

  5. Marina Mastrantonio (ENEA), Esposizione a sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) ed effetti sulle popolazioni, Relazione al convegno ‘La salute: elemento centrale per lo sviluppo sostenibile dei sistemi produttivi e del territorio’, Roma, 5 maggio 2016. 

  6. Arrivano a queste conclusioni sia le ricerche danesi che canadesi. Fei C, McLaughlin JK, Lipworth L, Olsen J., Maternal levels of perfluorinated chemicals and subfecundity, Human Reproduction, Maggio 2009, 24(5):1200-5.
    Carol Potera, Reproductive toxicology: Study associates PFOS and PFOA with impaired fertility, Environmental Health Perspectives, aprile 2009.
    M.P. Vélez, T.E. Arbuckle, and W.D. Fraser, Maternal exposure to perfluorinated chemicals and reduced fecundity: the MIREC study, Human Reproduction, marzo 2015, 30(3): 701–709. 

  7. Chen MH, Ha EH, Wen TW, Su YN, Lien GW, Chen CY, Chen PC, Hsieh WS, Perfluorinated compounds in umbilical cord blood and adverse birth outcomes, PLoS One, 2012, 7(8). 

  8. Liew Z, Ritz B, Bonefeld-Jørgensen EC, Henriksen TB, Nohr EA, Bech BH, Fei C, Bossi R, von Ehrenstein OS, Streja E, Uldall P, Olsen J., Prenatal exposure to perfluoroalkyl substances and the risk of congenital cerebral palsy in children, American Journal of Epidemiology, settembre 2014, 80(6):574-81. 

  9. Laura Governini, Raoul Orvieto,Cristiana Guerranti, Laura Gambera, Vincenzo De Leo, Paola Piomboni, The impact of environmental exposure to perfluorinated compounds on oocyte fertilization capacity, Journal of Assisted Reproduction and Genetics, maggio 2011, pp. 415–418. 

  10. La Rocca C, Alessi E, Bergamasco B, Caserta D, Ciardo F, Fanello E, Focardi S, Guerranti C, Stecca L, Moscarini M, Perra G, Tait S, Zaghi C, Mantovani A., Exposure and effective dose biomarkers for perfluorooctane sulfonic acid (PFOS) and perfluorooctanoic acid (PFOA) in infertile subjects: preliminary results of the PREVIENI project, International Journal of Hygiene and Environmental Health, Febbraio 2012, pp. 206-11. 

  11. Danish Ministry of the Environment, Environmental Protection Agency, Perfluoroalkylated substances: PFOA, PFOS and PFOSA Evaluation of health hazards and proposal of a health based quality criterion for drinking water, soil and ground water, Environmental project No. 1665, 2015. 

  12. Associazione fra concentrazione nel siero di acido perfluoroottanico e malattie della tiroide nella popolazione americana

  13. Anne Vested, Cecilia Høst Ramlau-Hansen, Sjurdur Frodi Olsen, Jens Peter Bonde, Susanne Lund Kristensen, Thorhallur Ingi Halldorsson, Georg Becher, Line Småstuen Haug, Emil Hagen Ernst, Gunnar Toft, Associations of in Utero Exposure to Perfluorinated Alkyl Acids with Human Semen Quality and Reproductive Hormones in Adult Men, Environmental Health Perspect, aprile 2013, Vol. 121/4.  

  14. IRSA/CNR, Realizzazione di uno studio di valutazione del Rischio Ambientale e Sanitario associato alla contaminazione da sostanze perfluoro-alchiliche (PFAS) nel Bacino del Po e nei principali bacini fluviali italiani. Relazione finale, 2013. 

  15. Solvay, Lavoriamo insieme guardando avanti, Spinetta Marengo 2013. Pare lo voglia sostituire col C6O4, che non è una roba propriamente innocua: vedi lettera di Medicina Democratica, Sezione provinciale di Alessandria, 19/02/15. 

  16. Francesca Malpei, Manuela Antonelli, Processi di trattamento applicabili alla rimozione di PFOS e PFOA, Relazione al convegno: I composti perfluoroalchilici nelle acque italiane. Distribuzione e rischi, Milano 22 ottobre 2013. 

  17. Accumulo ed eliminazione dei composti perfluoroalchilici: differenze fra soggetti continuamente residenti in alcune zone degli Stati uniti contaminate e quelli trasferitisi altrove. 

  18. SENTIERI – Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento: Mortalità, incidenza oncologica e ricoveri ospedalieri, 2014: Scheda sul Litorale Domizio Flegreo e Agro Aversano, pp. 67/72. 

  19. Giovannini A., Rivezzi G., Carideo P., Ceci R., Diletti G., Ippoliti C., Migliorati G., Piscitelli P., Ripani A., Salini R., Dioxins levels in breast milk of women living in Caserta and Naples: Assessment of environmental risk factors, Chemosphere, 2014, Vol. 94, pp. 76/84. 

  20. Paolo Bergamo, Maria Grazia Volpe, Stefano Lorenzetti, Alberto Mantovani, Tiziana Notari, Ennio Cocca, Stefano Cerullo, Michele Di Stasio, Pellegrino Cerino, Luigi Montano, Human semen as an early, sensitive biomarker of highly polluted living environment in healthy men: A pilot biomonitoring study on trace elements in blood and semen and their relationship with sperm quality and RedOx status, Reproductive Toxicology, Volume 66, Dicembre 2016, Pag. 1–9. 

  21. TG Leonardo del 10/10/16. 

  22. Organizzazione Mondiale della Sanità, Centro Europeo Ambiente e Salute, Istituto Superiore di Sanità, Dipartimento Ambiente e Connessa Prevenzione Primaria, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto Fisiologia Clinica, Osservatorio Epidemiologico della Regione Campania , Agenzia Regionale Protezione Ambiente della Campania, Trattamento dei rifiuti in Campania – impatto sulla salute umana, 2007. 

  23. Consigliabile in proposito la lettura di: Alessandro Iacuelli, Le vie infinite dei rifiuti. Il sistema campano, Rinascita Edizioni, 2008, 285 p., e anche quella di un paio di articoli qui e qui