di Simone Scaffidi
«Dallas, 22 novembre 1963: il presidente degli Stati Uniti, John Kennedy, muore assassinato a bordo della Lincoln limousine. Poco distante Abraham Zapruder filma con la sua cinepresa la sequenza dell’attentato. Zapruder rende la vita un po’ più difficile alle nuove “Commissioni Warren” istituite per stabilire le verità ufficiali».
Nel 2004, a un anno e quattro numeri dal lancio della rivista Zapruder e del progetto Storie in Movimento, Fabrizio Billi – uno dei fondatori del progetto, allora membro del Comitato di coordinamento dell’associazione – spiegava sulle pagine di Carmilla la scelta del nome della rivista. Sono passati tredici anni dall’uscita del primo numero cartaceo (maggio 2013) e oggi Zapruder è un punto di riferimento per chiunque – dentro e fuori dall’accademia – senta l’esigenza di sguardi critici e trasversali sulla Storia e le storie, la contemporaneità e il passato, i movimenti e il conflitto.
Il 26 e 27 novembre a Bologna, presso il Vag61, si svolgerà l’assemblea annuale dell’associazione Storie in Movimento (Sim), un momento di riflessione e creazioni di contenuti attorno alla rivista cartacea Zapruder, alla rivista digitale in lingua inglese Zapruder World e all’organizzazione del SIMposio.
Abbiamo fatto alcune domande ad Alfredo Mignini, coordinatore della redazione multimediale di Storie in Movimento, per capire cos’è oggi Zapruder, come ha cambiato forma in questi anni e come si può partecipare attivamente alla scrittura e all’immaginazione dei percorsi presenti e futuri del progetto.
Raccontaci che cos’è l’associazione Storie in Movimento e da chi è composta.
Storie in Movimento è un progetto culturale nato all’indomani delle proteste contro il G8 di Genova del luglio 2001 a seguito di un appello sottoscritto da oltre 260 persone. L’idea era quella di mettere in piedi una rivista di “storia antagonista”, come si chiama ancora la nostra mailing list, che poi si è concretizzata nel quadrimestrale «Zapruder. Rivista di storia della conflittualità sociale». Il fine di SIM è fin dall’inizio offrire una riflessione approfondita sul passato a un pubblico più ampio di quello solitamente raggiunto dalle riviste di storia che nascono dentro le università. Volevamo una rivista capace di comunicare in tante forme diverse, da articoli medio-lunghi con il tradizionale apparato di note fino alle immagini, alle interviste, alle prese di parola. Soprattutto, volevamo una rivista in cui insieme al contributo di studiosi e studiose acclarati potesse trovare spazio anche – non in subordine – la riflessione di attiviste e militanti, studenti e studentesse, appassionati di storia che riflettono sul passato a partire dalle loro esperienze quotidiane e dialogano sulla base dei contenuti con chi per professione si occupa di ricerca storica. Per noi, infatti, studiare il passato non significa ritirarsi dal presente, ma l’esatto opposto. È per questo che abbiamo voluto una rivista che raccogliesse la sfida di confrontarsi col presente, a partire dai conflitti che lo attraversano e rifiutando nettamente le logiche che governano il mondo accademico contemporaneo.
Cos’è rimasto e cos’è cambiato rispetto al 2002, anno di lancio del progetto?
Forse non sono la persona più indicata per rispondere a questa domanda, perché solo da qualche anno sono diventato socio di Sim e ho iniziato a collaborare attivamente alla realizzazione del sito web. Mi sono però fatto un’idea leggendo i vecchi numeri della rivista e il materiale delle prime assemblea, ma soprattutto stando a contatto con chi è arrivato prima di me… Sim è stata per me anche un importante momento di confronto con una generazione che non ho potuto incrociare nelle aule universitarie e nell’attivismo politico. Nelle prime discussioni di Sim era molto forte l’accento sull’uso pubblico della storia, le strumentalizzazioni interessate del passato, le amnesie collettive. E questo anche in collegamento con i nuovi media e la dimensione sempre più allargata dei sistemi di trasmissione del passato. Un discorso che continua ad informare la nostra riflessione interna e che, per quanto presente in ogni uscita di Zapruder, ha dato recentemente i suoi frutti con un numero ad hoc (Di chi è la storia?), che registra anche le profonde trasformazioni intervenute nel frattempo. Senz’altro sono rimasti intatti i principi ispiratori del progetto, tanto sotto il profilo dei contenuti, quanto sotto quello organizzativo: sono fondamentali per noi l’autofinanziamento e il basso costo di abbonamenti e attività, l’apertura alle proposte esterne, l’autorganizzazione e il rinnovo continuo delle redazioni e del nostro comitato di coordinamento attraverso processi decisionali trasparenti e assembleari. È invece cambiata, e purtroppo in peggio, la situazione editoriale italiana e Zapruder vive solo grazie al continuo sforzo dei nostri gruppi locali nella promozione della rivista e in un’opera capillare di cura del rapporto con gli abbonati e una politica di differenziazione dei prezzi verso chi ha un lavoro precario o è giovane senza un reddito fisso.
Cosa sono e come nascono Zapruder, Zapruder World e il Simposio?
Alla rivista Zapruder, che rimane comunque il cuore pulsante del progetto, si è affiancato quasi da subito un incontro annuale estivo, che con un po’ di autoironia abbiamo voluto chiamare SIMposio. Questo è il tentativo di trasportare quello che facciamo con Zapruder nel contesto di un incontro residenziale in cui si discute di storia in tante forme diverse (discussioni, documentari, musica, teatro). Abbiamo scommesso sull’idea di promuovere degli incontri in cui il dibattito potesse essere intervallato da momenti di convivialità e siamo convinti che stare insieme produca non soltanto energie, affiatamento e coinvolgimento di persone nuove, ma anche idee originali e un’occasione di scambio e di condivisione dei saperi. Anche qui, la nostra politica di differenziare i prezzi – che riusciamo a fare solo chiedendo un contributo anche a chi viene invitato per esporre le proprie ricerche – ci aiuta a permettere la partecipazione attiva di chi non ha un lavoro o di chi è studente. Dal 2014, inoltre, abbiamo fondato una rivista digitale in inglese che ha preso il nome di «Zapruder World» e che ha da poco sfornato il suo terzo numero sul Welfare State. Infine, stiamo cercando di far decollare il sito, come spazio per raccogliere quello che non riusciamo ad inserire nella rivista, per lunghezza o per… formato (video, audio ecc.), ma su questo confesso che siamo ancora molto indietro!
Chi può partecipare attivamente al progetto e quali sono le forme e i canali per farlo?
Tutti e tutte! Chiunque voglia dare il proprio contributo al progetto Storie in movimento è sempre il e la benvenuto/a e ci sono tantissimi modi per farlo. Il modo più diretto è forse contattare e conoscere di persona chi anima i gruppi locali e collaborare a realizzare le presentazioni dei numeri, i banchetti, le discussioni, ma anche proporre la presentazioni di libri, fumetti, documentari e così via. Si possono poi proporre i propri articoli alle riviste oppure al sito, sia rispettando le richieste tematiche che di tanto in tanto vengono pubblicate, sia proponendo qualcosa di diverso e originale che rifletta sul passato in maniera critica. Si può fare un passo in più e proporre all’assemblea annuale il progetto di un numero intero delle riviste, iniziando così un percorso scrupoloso di cura dell’uscita e, infine, ci si può proporre come relatori/rici o coordinatori/rici di un dialogo del SIMposio. Infine, ci si può candidare a far parte delle redazioni (carta, digitale, sito), del comitato di coordinamento, del comitato organizzatore del SIMposio e contribuire così al progetto in ogni suo aspetto.
L’assemblea annuale del 26 e 27 novembre è aperta a tutti/e?
Certamente! L’assemblea è chiaramente anche un momento di bilancio e discussione interna, che serve a rinnovare le strutture e a decidere i contenuti delle riviste e dell’incontro estivo. Questo per noi è fondamentale: le decisioni più importanti per il futuro del progetto si prendono all’interno di un’assemblea aperta al pubblico, in cui tutti/e prendono visione delle proposte arrivate e partecipano alla discussione da cui emergeranno i numeri da realizzare nell’anno a venire, i dialoghi del SIMposio, i progetti da intraprendere. Proprio per questo, l’assemblea è un momento che si nutre della partecipazione e delle proposte di chi è esterno all’associazione e vuole conoscerla meglio, capirne il funzionamento e portare un commento, una critica, un contributo. Quest’anno, grazie all’ospitalità dei compagni e delle compagne di Vag61, l’assemblea si terrà a Bologna dal 26 al 27 novembre e sarà possibile prenotare (entro il 27 ottobre) un posto letto e i pranzi delle due giornate a prezzo calmierato… perché anche per l’assemblea il motto è: “pagare tutti, per pagare meno”.