di Alessandra Daniele
Il governo Renzi è alla disperata ricerca di denaro da trasformare in bonus elettorali per comprarsi la vittoria al referendum.
I soldi però sono finiti, il fondo del barile è stato raggiunto, raschiato e scartavetrato. Quali altri magheggi contabili saprà inventarsi il piccolo Renzy Potter per aggirare i limiti imposti dalla crudele Voldemerkel, che ormai ai vertici lo evita dicendo “non c’ho spicci”, e comprare il consenso degli elettori alla sua ripugnante Deforma Costituzionale?
Ci vorrebbe qualcosa di particolarmente truffaldino, ma è difficile pensare a qualcosa di particolarmente truffaldino che il governo Renzi non abbia già fatto.
Non resterà che ricorrere ancora una volta alla risorsa più sfruttata in questi casi: le pensioni.
Dopo l’APE, anticipo pensionistico, sarà introdotta la VESPA, verifica sistematica pensioni acquisite.
Con l’APE, come si sa, per andare in pensione in anticipo rispetto ai limiti minimi, calibrati sull’aspettativa di vita d’una tartaruga centenaria delle Galapagos, si è obbligati a chiedere un prestito bancario e, nonostante i contributi già versati, sostanzialmente pagarsi la pensione da soli.
Con la VESPA in retromarcia, cioè a effetto retroattivo, anche tutti coloro che hanno già una pensione per continuare a riscuoterla dovranno chiedere un prestito mensile pari alla cifra che ricevono. E restituirlo il mese successivo.
Sarà poi istituito uno speciale fondo INPS, detto appunto Fondo del Barile, nel quale confluiranno tutti i contributi versati dai lavoratori.
Questo fondo sarà utilizzato dal governo per distribuire bonus elettorali di varia natura – bonus bebè gestito dalla Lorenzin, bonus dudù gestito da Alfano, bonus gne gne gestito dalla Boschi – che saranno erogati in prossimità di referendum e competizioni elettorali, e ritirati con obbligo di restituzione totale in caso di sconfitta del premier.
Poi a imprenditori e governo non resterà che incrementare gli sforzi già in atto per impedire che i lavoratori arrivino vivi alla pensione.