di Pasquale Cicalese
Porca misera, i siti ministeriali non danno più la rassegna stampa. Vlad ti passa la sua, roba finanziaria, leggendola ti accorgi che quelli del Financial Times quando scrivono dell’Italia non sanno niente di Machiavelli, banalità assurde sul Paese, intervistando schiappe italiane di prim’ordine. Per fortuna riesci a convincere il dirigente di settore ad abbonarsi al Sole. “Avvocà, Italia Oggi è buona per il cesso quando ti manca la carta igienica”
“Che ne dici, rinnoviamo Corriere?”
“Lasci perdere, quello manco per il cesso vale, i borghesi del nord su pisci lavati, Avvocà”.
“Quando timbri?”
“7,30”
“Perfetto, alle 8 Il Sole è sul tuo schermo, fammi sapere delle pensioni, mi sa tanto che sarò esodato tra un anno”
Marina fa la determina e l’atto di liquidazione in due giorni, ma il finanziario blocca per tre mesi il tutto, gravi problemi di liquidità, il mandato non si può fare. Che palle le determine! Vai da Filippo e gli dici, falla tu, Vlad mi ha mandato un report della Morgan Stanley. Lui, c’ho il Pan Kro da fare, non delegare sempre e poi da quando Stephen Roach è andato a Yale quelli non hanno niente da dire più. Cazzo, gli dico, da quando non c’è più Sbancor nessun compagno in Italia segue con precisione le mosse della Riserva Federale, forse qualcosa troverò nella Morgan. Certo non li segui più come una volta, ormai gli unici che leggi sono il sottoconsumista ex trotzkista Patrick Artus della parigina Natixis e soprattutto Richard Woo, seguace della keynesiana Joan Robinson: sta a Singapore e Nomura qualche volta non è male.
“Vuoi mettere ‘sti deficienti con Sbancor?”, risponde Filippo.
Mi fece leggere Sbancor molti anni fa: Flix non è un positivista del capitale come me, genealogia del potere è la sua bibbia. Mi finanzia da sempre, sin dall’epoca del liceo, quando lavoravo in un pub. Nel 1988 volle che andassi con lui in giro per l’Europa. Con il lavoro racimolai appena 800 mila lire. “Vieni, l’interrail te lo paghiamo io e Sami, mio padre mi ha dato più soldi, l’alloggio te lo pago io”. Mai avuto una lira, per il resto c’è sempre stato Flix. Un giorno mi telefonò: “Che cazzo stai a fare lì, il disoccupato? Lascia perdere l’Emilia, sono fottuti, sono dominati dai servi dei crucchi, ne avremo per vent’anni. Vieni ad insegnare commercio internazionale, 50 mila lire nette all’ora, primo contratto 500 ore, avremo tre anni di lavoro, 4 milioni di stage te li prendi tu”. Tutti soldi che bruciai nei bar di Crotone, di Roma, Napoli, Salerno, volevo capire come stava cambiando il Sud.
“Ti metto a disposizione 2 milioni per acquisto libri, li prendiamo e te li tieni e in culo alla Regione Calabria. Ci sarà merda in Italia, almeno qui hai il mare e un buon appartamento te lo danno a 300 mila lire, non come lì che devi dividere la stanza”. Mi convince.
“Vabbè, dammi la partita iva, prenoto i libri alla Feltrinelli e in tre giorni parto”. Avevo provato in Facoltà. “Tacito applicato all’economia non ci interessa, il muro di Berlino è crollato, c’è la pacificazione. Piuttosto sono i tuoi amici cinesi che rompono le palle a Tienanmen. Cerchiamo econometristi. Ci serve gente che applichi modelli matematici ai distretti industriali emiliani”. Il manicomio della borghesia italiana raggiungeva la sua “autorevolezza scientifica”. Un Prof calabrese craxiano, “colluso con la ‘ndrangheta”, voleva che continuassi gli studi. Che palle i calabresi, sono tutti “collusi con la ‘ndrangheta”. “Il tuo essere marxista ti impedisce di avere cultura di governo”, fa lui. Andai a salutarlo: “Professò, vado giù, qualche mese da cameriere e poi faccio corsi per disoccupati”. “Sei un pazzo”. “Può darsi, ma è l’Italia tutta che è impazzita. Qui cercano “operai generici” e per qualche lavoro decente devi avere la tessera del PDS. Mafia per mafia, scelgo la mia”.
Ritornai qualche volta in Emilia, Ste stava per laurearsi, poi non la vidi più, se avevo quattro lire mi giravo il Mezzogiorno o andavo a Roma. Feci conoscere Ste al prof calabrese, ci incontravamo in un hotel craxiano di Roma, gli davo lavori sulla Calabria. Gli dissi: “Lasci perdere Roversi Monaco e la Bank of England, legga Sbancor”. “E chi è?”. “Un profeta”. “Roversi Monaco non è un cretino.” fa lui; “Può darsi, ma tutte le postazioni di potere se le becca lui, noia mortale, sempre gli stessi”. Che palle i massoni. Per anni ci sentivamo ogni settimana telefonicamente. Un giorno fece “Stai leggendo Krugman e Stiglitz?” Si, faccio io, “una noia mortale”. Che palle gli economisti americani. Si candidò a Bologna, voleva candidarsi alla Regione Calabria. “L’ha comprato il fucile, professò?” “Perché?”. “Alla Regione Calabria serve, altro che i suoi amici ‘ndranghetisti”.
Un giorno ci sentimmo. Giacomo Mancini sbraitava sul Corriere contro Prodi che aveva dato 600 miliardi di lire ai baroni dell’Unical. Stava subendo un processo, “colluso con la ‘ndrangheta”. Quei soldi servono ai calabresi, dobbiamo costruire alloggi popolari, qui la gente non ha un tetto, disse lui. Fu intervistato dai giornali calabresi. “Fottetevene di me, tra poco crepo, qui sta avanzando la miseria, altro che processo per ‘ndrangheta. Non c’è lavoro, e quel che c’è è precario. Chi volete che possa permettersi un mutuo nei prossimi anni?”
Quell’uomo di 85 anni anticipava l’inferno del 2007 dei subprime americani descritto da Sbancor. L’’ultima volta che sentii il Prof fu nel 2006. “Ancora giù stai? Che fai lì, vieni a Roma”. E io: “ E a Roma che vengo a fare, la fame, con l’affitto a 1300 euro in capo al mondo e senza metropolitana? Me lo dà lei un lavoro da 3 mila euro al mese? Almeno giù ho fatto figli, fossi stato a Roma o al nord non me li sarei mai potuti permettere. Segue le elezioni del Presidente? Lasci fottere quelli lì, si legga Sbancor”. Che palle la politica italiana, espressione della noiosità mortale della sua borghesia. Non ebbi più sue notizie, un giorno seppi che sfasciò un albergo valdostano, fece come Pete Townshend, da lui visto a Woodstock musicare Tommy.Che palle i craxiani, firmatari di Maastricht del ’91, ma lui, “colluso con la ‘ndrangheta”, almeno era originale.
Quando Flix mi propose il lavoro giù il dialogo si svolse in crotonese. Saussure gli fa un baffo al nostro dialetto, un misto di portoghese, francese, spagnolo e greco; il guaio è che è crudo, spietato, poco adatto alla poesia, ascolti il salernitano per la musicalità poetica. Un giorno incontro un professore di liceo al bar: Nietzsche? “Il suo guaio è che non era un terrone come noi, per salvarsi doveva andare a Capri, come Lenin”. Saussure? “Preferisco Turuzzu Fissiria”. Foucault? “Un mimo”. Lacan? “La canna, di marjuana, possibilmente di Mesoraca”, fa lui. Ad un certo punto sbotta: “Senti, tu ti fai una birra la sera dopo il lavoro, giusto? Fai una cosa, cambia locale per qualche mese, vai alla cantina della Marina e ascolta il dialetto degli anziani che bevono vino, è tutta gente dionisiaca quella, da loro capirai la filosofia”.
Aveva maledettamente ragione, da allora ho abbandonato i francesi e i viennesi. Che palle i viennesi, conclusi a 27 anni. In cantina ci andai 3 mesi di fila, poi basta: che palle le cantine crotonesi, conclusi, a parte il dialetto. Ste non riesce a capacitarsi del perché dopo tanti studi io parli il dialetto, mi piace l’antichità, faccio io. Quando Flix mi fece conoscere Sbancor fu un illuminazione: i tratti dionisiaci applicati all’economia, un fulmine. Perché non scriveva in romanesco, sarebbe venuto una favola. Lo lessi; sangue, sesso, guerra, numeri e l’abbandono totale a Dioniso. Sapevo che era amico di Vlad, si incontravano e io chiedevo a Vlad cosa pensasse Sbancor di questo e di quello. 2001, Torri Gemelle. Dopo un po’ di tempo mi chiama Flix, via sul sito, c’è Sbancor. Scrisse quel che poi sarebbe diventato “America Nightmare”, Edgar Alla Poe applicato all’economia. “Si fa, secondo te?”, chiesi a Flix. “Macché, è troppo lucido per essere eroinomane, descrive la tossicità del capitale”.
Pubblicò su La Contraddizione. Un giorno un deficiente svelò il suo vero nome sul sito di Indymedia. Quanti idioti giravano da quelle parti. Lui giustamente rispose incazzato, “non sai il disastro che hai combinato”. Quell’idiota lo accusava di flirtare con Fini, un cretino che attacca un genio, dovevi sorbirti pure questo presso i “rivoluzionari”. Chiamo Vlad: “E’ lui?”; “può darsi, vai sul sito di Capitalia, lo incontro stasera”. E così che scoprii un tesoro immenso: Sbancor lavorava al centro studi di Capitalia. Scoprii il suo lato apollineo. Ogni mese report su qualche paese estero con tutti i numeri, precisione chirurgica sulle previsioni, rapporti alla dirigenza su euro-dollaro, carry trade yen dollaro, rendimento bund, flussi finanziari, andamenti borsistici. Freddezza assoluta, analisi impietose. Da lui capii l’importanza del Chicago Board of Trade, dello Straits Times di Singapore, dell’Hang Seng di Hong Kong. Avvertiva alla meta del 2000: boom di importazioni cinesi, rivalutazione yuan, vedeva decenni avanti; nel 2007 raccontò di una sua giornata alla sala cambi della banca, annunciava l’inferno, mentre nel nostro Paese per mesi non si faceva altro che parlare di tesoretti. Quanto sono noiosi i borghesi. Stava arrivando un tesorone della madonna e loro continuavano con gli “incentivi a fondo perduto alle imprese”. Deficienti.
Confrontavi i lavori di Sbancor con quelli del suo vero nome in Capitalia, capivi che noi proletari per forza di cose siamo Dottor Jekill e Mister Hide, è una questione di sopravvivenza. Lui report per la dirigenza, Flix delibere per la giunta: schizofrenia del lavoro salariato, Deleuze aveva colto nel segno. Ma l’anti Edipo è irriducibile presso i salariati, il dionisiaco di Sbancor te lo conferma, del resto è la materia prima ineguagliabile per la rivoluzione. Sigmund odiava i proletari, odiava la rivoluzione, il suo mondo era il mondo borghese del caso clinico di Dora, dopo qualche anno lo mandi a quel paese, i proletari dei bar crotonesi hanno cose più interessanti da dirti. Che palle Sigmund. Sigmund era cocainomane, i borghesi per avere tratti dionisiaci devono assumere questa sostanza, ai salariati basta la loro vita, sono schizoidi per natura. Sbancor raggiungeva Dioniso parlandoti degli andamenti borsistici, la sua scrittura ti parlava di guerra, anche quando andava a donne a New York. Già, ma perché la Riserva Federale? Nixon è del 1971, ma Werner fu solo 8 mesi dopo, ed era in preparazione sin dagli anni sessanta. Ho sempre pensato che Nixon volle anticipare le mosse dei crucchi: gli americani gli ficcarono con i sauditi l’iperinflazione del 1973, il surplus dei crucchi, di un sol colpo, andò a farsi benedire, come un falò della vanità. Perché Torri Gemelle e non la fine della Cecoslovacchia? Nel 1989 gli Ossis affollavano i sex-shop di Berlino Ovest, ho sempre pensato che Baghdad del 1991 fosse una reazione a questo. Andreotti ebbe a dire: “Amo così tanto la Germania che ne preferisco due”. Mitterrand del 1990 era terrorizzato, non aveva più le spalle coperte dell’URSS, lì c’era un coglione di nome Gorbaciov.
Il 2007 diede ragione a Sbancor, ma la realtà si svelò solo qualche anno dopo in Grecia. Attacco americano? Anche se così fosse, come si spiegano 50 anni di surplus tedesco se non con i debiti di inglesi, francesi, italiani, spagnoli e soprattutto americani? Come avrebbero potuto campare senza questi paesi? Ti accorgi dell’economia europea dai viaggi dei calabresi, gli hobos italiani. A fine ‘90 notavi che molti di essi rientravano dalla Germania. Parli con alcuni di loro. “Perché siete rientrati?”. “E’ finita lì, non è più come un tempo, preferisco prendere il sussidio in marchi e campare qui”. Ste mi viene a prendere a Battipaglia e in macchina mi fa “stamattina ho conosciuto delle persone che sono rientrate dalla Germania. Lavori di due tre mesi, poi blocco e niente più, usa e getta, se è così preferiscono stare qui”. Fine anni novanta? Nossignore, natale 2012. Mimmo va lì 4 mesi fa, Ovest. Due settimane fa mi lascia un messaggio in bacheca su facebook: “Torno, passo da Roma e poi vengo giù, ti vengo a trovare a casa. Non c’è un cazzo. Non capisco perché dicono che lì ci sia lavoro, è proprio strano, è un messaggio che sta passando in Italia, ma non è vero, mi puzza ‘sta roba” Quant’è il tasso di disoccupazione lì? 6,9, ma solo perché ci sono 5 milioni di minijob. Perché gli “analisti” parlano di “piena occupazione”? Se così fosse, perché non trasformare i minijob a contratti a 40 ore? Il tasso è al 6,9, lo stesso italiano del 2007, anno di merda, sicuro. Perché sta passando questo messaggio non vero?
Sbancor era concentrato sulla Riserva Federale, io vedevo solo Francoforte. Pensavo, in ogni caso hanno le materie prime, prima o poi le potranno utilizzare, ma l’Europa cos’ha? Questo non capivo in Sbancor.
Sbancor fu il Delueze dell’economia, mai avrebbe potuto insegnare nelle facoltà dominate da baroni inutili. Una volta Carmelo Bene disse che Maradona fu l’unica espressione artistica degli ultimi trent’anni. Sbancor lo fu pure, applicò l’arte all’economia, era un mix tra Bukowski e le corrispondenze del Moro. Caso unico in economia.
Nella primavera del 2008 mandai un pezzo a Vlad sul secondo governo Prodi, poi pubblicato su Proteo. Dopo qualche giorno mi chiamò, era sera, strano, dopo una certa ora non ci sentivamo. Penso a qualcosa sul pezzo. Il cazzo. Mi fa: “Sbancor è morto”.
Ora ho un rammarico, di non averlo incontrato a Roma: lo avrei invitato da me, lo avrei portato in quella cantina della Marina, per fargli ascoltare il dialetto crotonese. Avrebbe colto il segno dionisiaco di quei proletari e si sarebbe fatto delle risate pazzesche sulle loro battute. “Come facciamo a campare?” gli avrebbero detto. “Amu abbuscari u pani a matina” (dobbiamo guadagnare qualcosa), sennò le mogli li cacciano fuori di casa. Per fortuna che a Dioniso si contrappongono le proletarie, il principio di contraddizione deve andare avanti.
Dalla morte di Sbancor non vado più nei locali in cerca di filosofia proletaria. La filosofia? Sovietica Vesuvianità di Daniele Sepe, 2 minuti e trenta secondi di musica in dialetto napoletano, basta e avanza. I libri? Che palle i libri. Per capire il mondo basterebbe un report di 8 pagine di Sbancor al centro studi della banca in cui lavorava. Tocca invece leggerti gli “economisti”. Che palle gli economisti. Nel 2013 nella politica italiana si affaccia Grillo. Concludo: che palle Grillo, che palle il suo movimento. Forse che ne avremo per altri vent’anni? Che palle 40 anni di noia mortale, tocca andarsene in Brasile, come dice Ste…