di Kamo
Da sempre il lago di Garda ed alcune sue località o zone limitrofe, Salò in particolare, hanno attratto e attirato l’interesse ed attenzione manipolatoria (e purtroppo organizzativa) di nostalgici fascisti di tutti i tipi. Salò del Garda assurta suo malgrado a governo fantoccio degli occupanti nazitedeschi, e dichiarata capitale della Repubblichina Sociale, patisce e subisce continui attacchi squadristi camuffati da iniziative pseudo artistico-culturali, trasformando la cittadina, patria dell’inventore del violino Gasparo da Salò, in un luna park con baracconi pieni di ninnoli, gadget, immaginette, bottiglie, cartoline, accendini, calendari, articoli di abbigliamento, e tutto quanto è commerciabile, con soggetti fascio-littori e/o del regime mussoliniano.
Proprio nella località lacustre sorge un “Centro Studi e Documenti sul periodo storico della repubblica sociale italiana”1 che proprio nei giorni dell’anniversario della strage, compiuta dai seguaci dei “repubblichini”, in abbinata con il più diffuso quotidiano locale, ha diffuso un opuscolo dal titolo: “La strategia della tensione. L’ombra nera sulla Repubblica. La strage di Piazza della Loggia – Guida didattica per studenti”. E proprio la parte finale del titolo è inquietante.
Ancora, a Salò trova albergo anche il MU-SA, Museo di Salò (nei locali di proprietà della Fondazione Opera Pia Carità Laicale) che proprio il 28 maggio voleva inaugurare la mostra curata dal direttore del MU-SA Giordano Bruno Guerri,2 “Il lungo viaggio attraverso il fascismo. Il culto del duce (1922-1945). L’arte del consenso nei busti e nelle raffigurazioni di Benito Mussolini” e che resterà aperta fino al 28 maggio 2017. Pressioni “civili” e flebili “proteste” hanno convinto (obbligato) gli organizzatori a posticipare al 29 maggio l’inaugurazione.
Alla “cerimonia” d’apertura era presente, tra i non molti, anche Marco Bonometti in qualità di presidente, secondo alcuni organi d’informazione, dell’Associazione Industriali Bresciani; secondo altri, in qualità di componente del Consiglio d’ Amministrazione della Fondazione Opera Pia Carità Laicale,3 ma nessuno ha avuto l’ardore (coraggio?) di ricordare le striature nostalgiche del mancato presidente nazionale della Confindustria4. Guerri, così ha dichiarato, non “ricordava” neppure che il 28 maggio fosse l’anniversario della strage fascista di Piazza della Loggia.
Sempre il presidente-curatore della mostra, ha respinto le accuse di apologia di fascismo, sostenendo che ci sono dei busti, delle statue, delle stampe raffiguranti il figlio del fabbro di Predappio, artisticamente molto belle. E’ vero che una prevenzione naturale ci spinge a respingere tutto quanto puzzi di mussoliniano, ma troviamo davvero difficile individuare raffigurazioni artisticamente molto belle del mascellone romagnolo.
Venendo all’esposizione, allestita in due stanze al terzo piano del MU-SA, la stessa è “ordinata”, a partire dalla sala d’inizio mostra, con la presentazione di trentaquattro sculture tra busti, statuette e maschere raffiguranti ”l’uomo della provvidenza”. Nessuna bella, alcune veramente brutte, due, in ceramica colorata raffiguranti Mussolini a cavallo, davvero kitsch. Ognuna (tranne quelle di anonimi), tramite apposito cartellino esplicativo, riporta nome dell’autore e titolo (per la maggior parte si limita al dato anagrafico). Per certune, anche l’anno di realizzazione. Alcuni, molto poco originali, esempi di titolazione: “Il Duce”, “Mussolini primo ministro”, “L’Italia tira dritto”, “Mussolini solleva la spada dell’Islam”.
Nella stanza attigua sono invece esposti trenta disegni, fotografie, poster sempre di soggetto mussoliniano. Orribile quello realizzato da Alberto Beltrame, illustratore de “La Domenica del Corriere”, dal titolo “Verso la meta”, in cui è raffigurato un Mussolini sportivo, con nella mano una piccola fiaccola forgiata a fascio littorio ma che richiama anche l’organo sessuale maschile, che avanza trotterellando.
Affiancano tutte queste immagini apologetiche, alcuni pannelli “storici” esplicativi. Dalle solite, aberranti, farneticazioni sulle presunte responsabilità partigiane nella strage delle Fosse Ardeatine, fino ad un servizievole manifesto per “arruolarsi nella legione SS italiana” concluso dallo slogan filo-nazista “onore, fedeltà, coraggio”.5 Conclude la parte cosiddetta “storica” la proiezione di un montaggio filmico a quattro voci: due Partigiani (Agape Nulli Quilleri e Aldo Giacomini) e due fascisti (Peppo Cinquepalmi, marò della X° Mas e Fiorenza Ferrini, ausiliaria della Guardia Nazionale Repubblicana). Disgustose le affermazioni dei due testimoni in camicia nera: “I Partigiani non avevano onore, erano traditori” e “Un’ esperienza meravigliosa. Se non ci fosse stata la Repubblica Sociale, gran parte delle città dell’Italia del nord Italia sarebbero andate distrutte”.
In tutti i sensi, artistico-culturali e politici, una mostriciattola.
Rimanendo sempre nel territorio del comune gardesano, con una lettera al direttore “Cimeli unici e inediti senza patrocini politici”6 GianLuigi Pezzali, già promotore e titolare di un bar inaugurato il 4 gennaio 20047 dall’allarmante nome “Caffè nero” Bar Museum, comunica che “il Movimento Salodiano Indipendente, promuoverà una mostra a Salò dal giorno 11 giugno all’ 11 ottobre 2016 titolata «La Repubblica di Salò» […] una mostra privata aperta al pubblico che illustrerà documenti, fotografie, cimeli e quant’altro di storicamente interessante ed inedito, sui 7.000 e 600 giorni di Mussolini. I documenti ed i cimeli sono assolutamente unici e mai mostrati ed il titolo, ben spiega l’excursus, ovvero «Battimani e sputi, da piazzale Venezia a piazzale Loreto… passando per Salò». Una storia italiana…che l’Associazione Catarsi (cimeli, armi, testimonianze, archivi della Rsi) è in grado di produrre e proporre […] I documenti privati del Duce, dei gerarchi, dei gregari messi in mostra, tra i cimeli storici mussoliniani, inerenti Salò, il Garda e Brescia (tra i quali, il fazzoletto del Duce macchiato di sangue, i suoi occhiali, le lettere, i proclami, i busti posti in varie sedi, ecc.)”.
Così, con linguaggio un poco contorto, si annuncia l’esposizione, nel comune rivierasco, di altra paccottiglia fascista, correndo il rischio che la località bresciana, tra Centro Studi RSI, mostra “Il culto del Duce”, e quest’ultima, “La Repubblica di Salò”, diventi il ricettacolo estivo dei peggiori squadristi nazionali. Mentre la località salodiana va ricordata per essere stata la città del lavoratore edile, militante comunista, Vittorio Zambarda che, gravemente ferito dallo scoppio dell’ordigno fatto esplodere nella piazza bresciana il 28 maggio 1974, sarebbe poi morto il 15 giugno successivo.
Nella zona meridionale del lago troviamo anche Ponti Sul Mincio (Mn) che, pur trovandosi nell’entroterra, dista solo poco più di tre chilometri da Peschiera del Garda. Nel comune mantovano, al confine con le province di Brescia e Verona, è allestito una specie di museo-imbalsamatorio: “La Piccola Caprera”, “un’ oasi di italianità” come retoricamente indicano i nostalgici di sempre, dedicata al “Reggimento Giovani fascisti (Regio Esercito Italiano) e all’Associazione Nazionale Volontari di Bir el Gobi, Campagna dell’Africa Settentrionale 1940/1943”.
Qui, il capitano dei giovani fascisti Fulvio Balisti, volontario nella grande guerra, legionario fiumano, assicuratore, iscritto al Partito Nazionale Fascista, aderente alla RSI e per due giorni segretario nazionale del Partito Repubblicano Fascista, ha messo a disposizione dei seguaci del fascio littorio il suo podere ed abitazione, dove nel 1962 è stato approntato un “tabernacolo” di provincia per commemorazioni nostalgiche ed apologetiche. Da sempre, soprattutto negli anni degli attentati, delle stragi, degli agguati e degli assassinii, punto di incontro ed organizzazione di fascisti della Lombardia e del Veneto, ma anche di altre località italiane.
Al termine di questo breve percorso, però, non resta altro da ricordare che ”i cavalli a Salò sono morti di noia, a giocare col nero perdi sempre”.8
Direttore è Roberto Chiarini, professore ordinario di storia contemporanea presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università Statale di Milano, editorialista de “Il Giornale di Brescia” ↩
Dal 2008 presidente della Fondazione “Il Vittoriale degli italiani” e presidente anche della Fondazione Opera Pia Carità Laicale ↩
Nel CdA, di cui è presidente Guerri, oltre a Bonometti, siedono anche Sergio Vassallo, Orlando Niboli, e Giampaolo Comini, in rappresentanza del PD ↩
Consigliere comunale a Rezzato (Bs), per il Movimento Sociale Italiano, dal 1985 al 1990 e, poi, ricandidato ↩
Il motto delle SS tedesche era “Il mio onore si chiama fedeltà”. In seguito anche Ordine Nuovo e i vari gruppi satelliti (La Fenice a Milano, Riscossa a Brescia) adottarono questo slogan ↩
Il Giornale di Brescia, 27 maggio 2016 ↩
Costretto a chiudere, secondo un sito web dal poco affidabile nome “ilduce.net”, poco dopo per le continue minacce ed attentati. Approfondimenti e maggiori informazioni qui:
https://csabaraonda.noblogs.org/files/2012/01/ratti_neri_gruppo_di_ricerca_sulle_destre_radicali.pdf ↩Francesco De Gregori, Le storie di ieri, 1975 ↩