di Diego Leandro Genna
La bottega era chiusa. All’interno stagnava un solido buio impregnato di odori. Polvere sul banco, sugli arnesi, per terra.
All’esterno sfilavano figure ricurve presto dissolte nella sera. Nebbia e neve coloravano la strada di silenzio.
Nessuno si sarebbe accorto del loro tramare.
Soltanto il riflesso dei lampioni a olio, due grossi insetti che sbattevano gialle ali di luce contro la vetrina.
Nemmeno il suono dei passanti. Il rumore delle scarpe che picchiettavano sul selciato anch’esso respinto.
Nella bottega non si vedeva nulla. Silenzio assoluto.
Erano al sicuro.
Quella notte, in seguito ai fatti accaduti di recente, avrebbero dovuto discutere di strategia.
Erano diventati il simbolo della dissidenza. E lo scontro adesso era passato agli atti estremi.
Non avevano avuto il tempo di realizzare come fossero finiti nel cuore di quella ribellione. Ma erano lì. Il loro nome spiccava sui giornali.
Di certo qualcuno sarebbe stato riluttante a immolarsi per quella causa. Pensava fosse stata soltanto una brutta fine. Sapeva che quel tipo di azioni portava a uno scontro con conseguenze gravissime, in molti casi poteva essere fatale.
Altri invece, i più determinati, sarebbero stati fedeli alla linea dura. Volevano andare fino in fondo, anche a costo di sacrificare se stessi, orgogliosi di poter diventare gli eroi della rivolta e forse un giorno ricordati come martiri.
In tanti avrebbero comunque avuto paura.
Così sarebbe iniziata l’assemblea segreta, e molto probabilmente il più anziano avrebbe preso la parola dicendo che non era possibile stare senza far niente, sottomettersi e basta, stare ai piedi di un sistema di sfruttamento che non rispettava le persone, il lavoro, la dignità, la vita stessa. Un sistema di produzione spietato, guidato dalla ferocia di chi pensa solo al profitto.
Loro potevano, anzi dovevano fare qualcosa, e si stava presentando la giusta occasione. Dovevano opporsi. Con fermezza. Fermare quell’enorme dispositivo studiato per fabbricare disuguaglianze. Schierarsi con i ribelli, i lavoratori, gli operai, il popolo. Introdursi negli ingranaggi del sistema capitalistico per arrestarlo, bloccarlo, distruggerlo in modo che tutti i presupposti sbagliati potessero essere rivoluzionati. Sì, avrebbe usato proprio quel termine. Rivoluzione.
Ma c’era un’ala moderata, forse collaborazionista, un gruppo che non voleva farsi carico di responsabilità e rischi, che preferiva rimanere estraneo alla rivolta se non prenderne le distanze. Come quel giovane da poco arrivato nel gruppo, tutto tirato a lucido. Avrebbe detto che era bravo a parlare così, il vecchio, era coraggioso, che tanto non sarebbe mai finito in prima linea rischiando di farsi massacrare, già, facile parlare in quel modo per chi sarebbe rimasto lì, al sicuro, a incitare i più giovani…
No. Lui non ci stava. E non voleva nemmeno sentirne di sacrificare la propria vita in una lotta che non li avrebbe riscattati dalla condizione di sottomessi. Sottomessi per natura. Ribellarsi sarebbe stato inutile, troppo pericoloso e senza speranze.
E a quel punto ci sarebbe stato un trambusto d’opinioni diverse, si sarebbero alzati i toni, parole di rabbia e disprezzo, termini come codardo, ipocrita ed egoista sarebbero stati scagliati contro il giovane, traditore, forse anche quello, e di colpo tutti a parlare contemporaneamente, uno sull’altro, fino a urlare, facendo solo una gran confusione.
Allora l’anziano avrebbe preso la situazione in pugno, per placare gli animi e mettere fine alla baruffa.
Lo so, sei giovane, hai una vita davanti, tanta strada da fare. Non vuoi ribellarti alle ingiustizie perché speri di fare carriera, emanciparti, scalare i gradini della società e diventare un pezzo grosso anche tu, ma ti sbagli, gli unici gradini che salirai saranno quelli del tuo padrone, tutti i giorni, su e giù per la via che lui sceglierà per te, ti schiaccerà, ti farà strisciare a terra senza nemmeno accorgersi della tua presenza; forse sì, vivrai a lungo, ma quando vecchio ed esausto, consumato dal tempo e dalle fatiche, sarai abbandonato a una fine senza nome né memoria, soltanto allora capiresti di aver trascorso tutta la tua esistenza per servire chi stava sempre e comunque sopra di te, e che infine, stanco di averti tra i piedi, non ci avrà pensato due volte prima di gettarti via.
Unendoti a questa battaglia forse perirai presto, ma il tuo – il nostro! – nome resterà nella Storia. Saremo ricordati come eroi, per sempre, il simbolo di una solida e concreta lotta alle diseguaglianze. C’è in ballo il progresso del genere umano, la giustizia sociale, e noi giocheremo un ruolo decisivo.
Chi se ne frega del genere umano! Avrebbe replicato il giovane, infastidito dalle prediche dell’anziano. Forse lo avrebbe anche umiliato, aggredito in modo offensivo, ripetendo che tanto lui era solo un vecchio, fuori uso, che non avrebbe mai lasciato quella bottega, e che sarebbe marcito lì, tra quei ripiani, nella polvere, ad assistere all’arrivo di nuove leve e aizzarle all’odio per sfogare la sua frustrazione.
Se avesse potuto farlo, di certo, il vecchio avrebbe raggiunto il giovane sfacciato e irrispettoso per dargli una lezione, ma non poteva.
Nessuno di loro era in grado di spostarsi dal posto in cui era stato lasciato. Per muoversi avevano bisogno degli esseri umani.
Niente di tutto questo sarebbe accaduto. Nemmeno una parola sarebbe stata detta, non un sospiro. Loro non parlavano. Erano soltanto oggetti inanimati. Pezzi di legno lavorato a mano.
Non sarebbero mai usciti, per lo meno non da soli, e non avrebbero mai fatto un singolo passo di loro spontanea volontà da quella bottega.
Erano dei comuni sabot. Zoccoli di legno.
Alcuni di loro avrebbero aiutato quei poveri operai massacrati dal lavoro, sottomessi, schiacciati dalla violenza dell’industrializzazione, uomini e donne incazzati, che spezzavano le catene della loro schiavitù, che rompevano le macchine tessili e i telai ai quali erano legati come bestie da soma, per liberarsi, per far valere i propri diritti e affermare la propria dignità. Uomini e donne che lottavano per una vita e mondo migliore.
Era l’inizio dell’Ottocento. Avrebbe avuto ragione il vecchio. Sarebbero rimasti nella Storia.