di Reginaldo Cerolini
[Una prosa poetica proveniente da Arese, dove è stato appena aperto lo shopping center più grande d’Europa]
PellegrinoIl Pellegrino piuttosto volgare all’inclinazione morale della sozza società plurale muovevasi come un mendicante per fame, con mano aperta e dignità orientale. Sprezzato dal disprezzo della gente secca epperò onesta (per dindirindina!) che non avea desta bontade da spargere sul volto ottimale del forestiero che chiede senza piangere ed inscenare la pietà gustosa della fame. Perciò nulla cadeva –manco pietà- in sulla sua mano ferma e sguardo orientale. Sicché io vidi passando che grande era la sua rozza disonestade di volersi tutto il mondo in sulla bocca portare, e di taglia imbola e acidi-a, di fuori dal culo sputare. Mondata. Ferace finalmente, al rito universale della seta.
Natale
E veniva di me –credevasi- la forma migliore a portare alla mia aia mirra, pane e tanta gioia, profondendo sulla mia pelle il manto d’un vento fresco all’avvenire, che tutto aveva purgato delle corbellerie binarie (alias Mrs. Psyche) e di rastrellamenti di anche (anco, vez!). E il patto era franco o affrancato da tanto stanco infrangere di frangere fragilità di fragola (mmmh! Succose) di su la carne il piangere. Dunque con tanto inerbolare li occhi et ventre e l’psyche io mi vidi nascere, bello, paffuto e muto come un pesce nell’era nova di salsedine.
Il contratto sociale
Tu eri duro e bello come il metallo come un imbecille come il corallo come la fede di chi crede con somma rettitudine di dover sfibrare le curve per sua santa legge. Io ero scemo alle certezze, molle e molto viscido feroce e gentile come un cane sotto le carezze come la lingua in sulla mano, ma facevo schifo come un topo in fognature. Tu suggerivi l’avvenire come editto e corollario agli spruzzi malsani della mia bocca da pozzanghere io, il diritto di ciò che era, già, di ancora esistere.
Mandala
Si rasserenava nel respirare la forma del mondo. La società si concentrava in un ricamo. Tutto di me si concentrava sul gesto semplice della mano. E non era per prendere o per tirare ne era stringere e tal volta pungere la forma piena delle cose. Era gesto vivere lì dentro la forma: forma spurgata di ogni più umana intenzione.
Teorema
Sicché vedevo me inerpicarmi in sulla pace (la più commerciale possibile), pace che sostenevo come la svendita del desiderio, il quale puntava alla fusione delle tempie, alla finzione delle anche al cedimento per basse vette in fine di trovarvi pace.
Dal macellaio : n.69
Tu carne che canti feroce un’estasi che non conosci che cazzo chiedi a me ? Io apostolo della virgola, ex-mugnaio della punizione infinita non chiedo più niente a te. … eh (vez!) che pascere brullo questo trastullo e fagottoso sopravvivere.
Spacchettare
E mi invocavi con diavolerie e pene, con la dipendenza dal desiderio, col rutto infinito del volere e potere ora-adesso chiedere. E che cazzo era allora il desiderio di desiderare, quando mi si infradiciava nel petto appena l’ansia di esistere e poi comprare ?!