di Mauro Baldrati
Come ogni anno, prima delle vacanze estive, si pone il problema delle piante. Dove piazzare la decina di vasi coi peperoncini, i fiori, l’erba gatta, il basilico e la salvia? Due anni fa abbiamo provato a sistemarli nel piccolo giardino condominiale, con l’accordo che alcuni vicini li avrebbero innaffiati, ma al ritorno ne abbiamo trovate tre morte di sete (oppure affogate da troppa acqua, chissà). Così mia moglie ha pensato di chiedere ospitalità al nostro vicino Giordano, un pensionato di 73 anni col “pollice verde”. Infatti il suo balcone è sempre lussureggiante, fiorito anche in inverno. Giordano ha accettato, anche perché ha l’hobby di fare il galante con le signore, facilitato dalla passione per il pignoletto, come tutti i bolognesi di razza.
Così siamo pronti per il trasloco. Cioè, io no purtroppo. Oggi è l’ultimo giorno, perché domani Giordano parte per l’Appennino, dove ha una casa, e tornerà un giorno sì e uno no, solo per innaffiare le piante e nutrire i suoi cinque gatti. Quindi, bisogna andare oggi.
Io no. Non posso aiutare mia moglie, perché sono già in ritardo per l’attivo sindacale, l’ultimo prima della sosta estiva. E’ un attivo semiclandestino, proprio come il congresso del P.C.I. (o meglio il P.C.d’I.) durante il fascismo, che si tenne in campagna, coi delegati in piedi, di notte, tra le vigne. Noi non abbiamo il problema della polizia fascista che ci bracca, però non abbiamo più una sede. Infatti un gruppo di delegati e di attivisti ha lasciato USB, con un’operazione pianificata da tempo a nostra insaputa, per fondare un nuovo sindacato, SGB. E si sono presi la sede, perché era loro diritto, hanno deciso. Noi, rimasti una minoranza frastornata e presa alla sprovvista, non abbiamo potuto, o saputo, opporci. Così ci riuniamo in un bar della Bolognina, in attesa di trasferirci in una nuova sede che qualcuno sta cercando.
Mia moglie dice di non preoccuparmi per i vasi più pesanti, Giordano li verrà a prendere, anche se la cosa la mette un po’ a disagio per i complimenti che l’anziano signore le indirizza continuamente. Però non mette mai avanti le mani, dice, è un tipo corretto. L’unico suo problema è che vuole sentirsi ancora un po’ giovane. Sì, è un brav’uomo, lo confermo. Tre mesi fa mi ha soccorso per la morte della batteria dell’auto, prestandomi i cavi per l’accensione e poi accompagnandomi con la sua auto all’ipermercato per acquistarne un’altra. Infatti era rischioso andare con la mia. Se la spegnevo nel parcheggio poi non si sarebbe più riavviata.
Così io corro a prendere l’autobus e lei esce col primo vaso.
Trova Giordano, con la canottiera di lana, che indossa in tutte le stagioni, in compagnia delle due signore rumene, una badante e la figlia, che lui ospita da più di un anno. Cioè, lui ospita la madre da almeno due anni, una signora che viene da Timișoara, dove il marito è disoccupato. Riccardo la ospita gratis, pare, e le passa anche un piccolo assegno mensile, che va a integrare i guadagni del suo lavoro di badante. Poi la figlia ha deciso di migrare a Bologna, e lui ha accettato di ospitare anche lei.
Quando mia moglie entra col vaso Giordano sta suonando un organetto, la madre canta una canzone in rumeno e la figlia balla. Sul tavolo ci sono i resti del pranzo, vari piatti, due bottiglie di vino senza etichetta (pignoletto, comunque, non c’è dubbio), e il vecchio, seduto, che scuote la testa al ritmo della musica e guarda il piatto pieno a metà di minestra che ha davanti.
Il vecchio è un ultranovantenne rimasto solo al mondo, del quale Giordano ha deciso di occuparsi. Lo invita a pranzo e a cena ogni giorno, e gli presta anche la signora rumena che due o tre volte alla settimana lo va a trovare, mette in ordine la casa e lo lava. E’ rimasto solo perché la moglie, che ricordo spesso sul balcone, devastata dalla tosse causata dalle continue sigarette e, dicono, dal vino, è morta sei mesi fa. Per la verità non sarebbe solo al mondo, ma il figlio gli ha svuotato il conto corrente e poi è sparito. Ora non ha neanche più i soldi per pagare le spese condominiali, considerando che usufruisce di una pensione minima di circa 600 euro. I servizi sociali hanno provato a inviargli i pasti a casa, ma lui li rifiuta. Vuole solo Giordano, che lo aiuta anche a mangiare e a vestirsi. E quando si è parlato di trasferirlo in un ospizio gli è venuto un mezzo infarto. Così Giordano ha deciso di accudirlo.
Giordano fa una gran festa a mia moglie, la invita enfaticamente a unirsi alla festicciola, le offre un bicchiere di vino, un assaggio di una specie di dolce che giace a pezzi su un piatto, ma mia moglie riesce a disimpegnarsi, e continua i suoi viaggi coi vasi. Ogni volta che rientra i cinque gatti schizzano via terrorizzati, e Giordano torna a offrirgli vino, dolce, salame, frutta, e a ripeterle che lei porta la luce nella sua casa ecc.
Durante il terzultimo viaggio, prima che Giordano l’accompagni per trasportare i vasi pesanti, il vecchio inizia ad agitarsi e a tendere una mano verso di lei. Grugnisce, scuote con violenza la testa, mentre una bava biancastra gli cola dall’angolo della bocca. Mia moglie guarda Giordano con aria interrogativa, anche perché il vecchio si agita sempre di più, le mani sono scosse da un tremore e inizia pure a tossire.
“Lui vuole toccare tue tette” dice la rumena madre.
Nessuno ride, sembra anzi che la cosa sia seria. Intanto il vecchio è sempre più agitato, e ora protende entrambe le mani.
“Tu puoi fargli toccare tette, così si calma?” chiede la signora.
Mia moglie scuote la testa, dice che non ci pensa nemmeno. Forse il vecchio ha capito, perché sembra che stia entrando in uno stato di parossismo.
“Dai Ludmi (Ludmilla, nda), fagli toccare ‘ste tette” dice Giordano.
“Ancora? Basta, io stufa di fargli toccare tette!”
“Eddai” insiste Giordano, “solo una volta, poi gli facciamo bere mezzo bicchiere e si addormenta. Dai, su.”
Allora la signora sospira, si avvicina al vecchio e spinge in avanti il petto. Il vecchio fa “argh-argh-argh!” e con una mano, che sembra tornata insolitamente agile, palpa il seno della signora, più volte. Sta già protendendo anche l’altra mano, finché la donna si ritrae. “Bene, adesso basta, basta, tu già toccato!” Il vecchio borbotta, effettivamente più calmo, mentre Giordano lo imbocca con la minestra. La figlia, intanto, che è tutta sudata per la danza, si ricompone e si versa un bicchiere di pignoletto. Giordano fa sedere il vecchio sulla poltrona, dove si assopisce, e si dice pronto per accompagnarla a prendere gli ultimi vasi.
Alla sera, mentre ascolto il racconto, con la mente ancora confusa per la situazione del nostro sindacato USB, oggetto di un recente comunicato dei frazionisti di SGB, che ci chiamano “gli avanzi di USB”, e ci accusano addirittura di essere “alleati” della controparte (cioè l’amministrazione del comune), guardo il pezzo di dolce che Giordano è riuscito a fare accettare a mia moglie. Ha un aspetto poco raccomandabile, semiliquefatto, con una specie di marzapane cremoso giallastro. Non lo toccheremo di sicuro.
Abbiamo i nostri pregiudizi, certo, ma era sul tavolo, davanti al vecchio, che potrebbe anche avergli sputacchiato sopra, cristo!
(Le immagini: in apertura un “ritratto” di Cattelan di Richard Avedon; nell’interno: Weegee e Vivian Mayer – cliccare sui riquadri per vedere le foto a grandezza naturale)