di Alessandra Daniele
Dopo averne sistematicamente sprecato, distorto e distrutto tutte le potenzialità e tutti i pregi, Steven Moffat lascia finalmente Doctor Who, ma potrebbe già essere troppo tardi.
Nella nona stagione, la serie ha disceso un altro gradino della sua deriva reazionaria: è diventato uno strumento di propaganda bellica.
The Zygon Invasion – The Zygon Inversion, scritto da Peter Harness (già autore del sermone antiabortista Kill the Moon) e dallo stesso Moffat, episodio doppio concepito fin dal titolo come l’Invasione degli Ultracorpi dello “Scontro di Civiltà”, s’è dimostrato un esempio particolarmente disgustoso ed ipocrita di come la paranoia xenofoba e la falsa dicotomia NATO – ISIS siano sistematicamente adoperate per giustificare il neocolonialismo.
I profughi sono poi stati di nuovo ritratti come pericolosi mostri alieni anche nell’episodio Face the Raven.
Tutta la nona stagione è stata d’una bruttezza desolante. Non stupisce quindi che l’audience sia precipitato. Già l’ottava stagione, la prima di Capaldi e la quarta di Moffat, aveva segnato un tracollo degli ascolti, registrando un record negativo dopo l’altro persino in Gran Bretagna dove la serie è un’istituzione. Il crollo è continuato e peggiorato con la nona stagione, sprofondando Doctor Who ai minimi storici ai quali fu cancellato la prima volta.
La serie è franata anche dal punto di vista tecnico. Set squallidi, fotografia sciatta, costumi palesemente riciclati da altre serie, imbarazzante CGI anni ’90. Storie inconsistenti stiracchiate in due episodi per risparmiare anche sulle idee. Quasi tutto lo scarso budget è stato speso per l’unica guest star, Maisie Williams, sfruttata ad nauseam per quattro episodi diversi, mentre il resto veniva letteralmente girato con due spicci.
La pochezza dei testi ha finito per danneggiare anche Peter Capaldi, costantemente sopra le righe nel vano tentativo di compensarla, con un imbarazzante effetto simile allo storico sketch di Tunnel “Gassman legge l’etichetta del maglione”.
Negli ultimi due anni s’era tentato di giustificare il reazionario retcon della Time War in The Day of the Doctor come necessario per un epico ritorno di Gallifrey. Il ritorno di Gallifrey è stato patetico.
Lo sgangherato season finale Hell Bent ha ridotto Gallifrey a uno sterrato e un robivecchi sullo sfondo, mentre l’episodio si concentrava completamente sull’ennesima resurrezione di Clara, che Moffat ha cercato di rendere la companion più “importante” della storia della serie, e il suo maldestro alibi contro le motivate accuse di sessismo, riuscendo solo a farne una lagnosa Mary Sue al quale ogni status iperbolico, dall’ubiquità all’immortalità, è stato regalato solo per cattiva coscienza, come una laurea a una raccomandata analfabeta. Prima bistrattata senza colpa e poi angelicata senza merito secondo il classico modus operandi sessista, senza una personalità autonoma, senza coerenza né spessore narrativo, Clara è stata uno dei peggiori fallimenti di tutta la fallimentare era Moffat.
Se proteste, stroncature, e petizioni non avevano mai avuto nessuna possibilità di spingere la BBC a sostituire Moffat fintanto che la serie rimaneva un successo commerciale, la frana degli ascolti s’è invece dimostrata efficace: al termine della prossima stagione di Doctor Who, rimandata al 2017, Steven Moffat lascerà la guida della serie a Chris Chibnall.
L’indispensabile rigenerazione è finalmente cominciata.
Attualmente impegnato con la terza stagione di Broadchurch di cui è autore e showrunner, Chibnall è stato sceneggiatore capo e co-produttore di Torchwood con Russell T. Davies, e autore di vari episodi di Doctor Who e Life on Mars.
Purtroppo però la transizione s’annuncia pericolosamente lenta e farraginosa. Lasciare a Moffat un’altra stagione per demolire definitivamente la serie è un azzardo suicida.
Quando Chibnall subentrerà potrebbe non esserci rimasto più niente da salvare.