di Gioacchino Toni
Roberto Silver Silvestri, Segni, scudi, aquiloni e altri reperti. Lorenzo Bortoli 1952-1979, eBook, 77 pagine, scaricabile gratuitamente online
Il libro realizzato da Roberto Silver Silvestri ha il merito di ricordare l’amico Lorenzo Bortoli tragicamente scomparso, ricostruendo l’intrecciarsi delle vicende personali con quelle di una parte non indifferente di una generazione che, nel corso degli anni ’70, anche in «una provincia desertificata da una piattezza e una noia mortale», ha dapprima provato l’urgenza di sentirsi finalmente viva e, successivamente, ha tentato di cambiare il mondo.
Il volume nasce dall’idea di Silvestri di ricordare l’amico attraverso i quadri, gli schizzi ed i disegni che ha lasciato ad amici, amiche e parenti, poi, strada facendo, alle opere di Bortoli si è aggiunto altro materiale utile a ricostruire il periodo tra la fine degli anni ’60 e la fine degli anni ’70, in cui Silvestri e Bortoli, insieme ad altri/e, hanno condiviso l’idea di provare a cambiare le cose. La memoria di quel decennio che fa da sfondo alle vicende narrate alterna ricordi dell’opaca, grigia, noiosa e mortifera provincia veneta a frammenti di una serie di tentativi individuali e collettivi di viverla e trasformarla rendendola degna di essere vissuta a testa alta.
La storia narrata è quella di Lorenzo Bortoli, artista, militante ed operaio, morto suicida, nel carcere di Verona, il 19 giugno del 1979. Bortoli era stato arrestato, insieme ad altri, in relazione all’esplosione accidentale avvenuta l’11 aprile del 1979, in un appartamento a Thiene, in provincia di Vicenza, mentre tre militanti dei Collettivi Politici Veneti stavano preparando un ordigno. Bortoli risultava intestatario dell’appartamento e nell’esplosione perse la vita la sua compagna Maria Antonietta Berna. Prima di quel 19 giugno 1979 Lorenzo aveva tentato il suicidio in carcere un paio di volte ingerendo medicinali ma non gli venne concesso il ricovero in ospedale, come più volte richiesto dal collegio di difesa e sollecitato da diverse strutture sindacali e politiche locali.
Frammenti
Abbiamo fatto di tutto, per diventare migliori di quello che eravamo. Questo si può dire per gran parte della nostra generazione, in un’epoca in cui si voleva, e pareva ancora possibile, cambiare le cose e il mondo
una provincia desertificata da una piattezza e una noia mortale / reazioni, mutazioni che proprio il coprifuoco perenne del territorio ha potuto motivare e sviluppare in forme tanto impreviste quanto irripetibili / Cesare Pavese / Italo Calvino / Manuale delle giovani marmotte / Punto linea e superficie di Kandinsky / Jean Paul Sartre / Steinbeck / Siddhartha / Carrà / Morandi / Paul Klee / Bruno Munari / Osvaldo Licini / Rothko, Burri e tutto l’Informale / i Manifesti del Surrealismo / Alberto Giacometti / dipinti dal colore opaco e dal fondo sabbiato / Schio / noi adolescenti / feste, dipingere, discutere, ragionare / il bisogno urgente di un cambiamento radicale / la repressione sociale / la musica / La musica soprattutto / Who, Rolling Stones, Kinks, Beach Boys, Hendrix / i primi album di Joe Cocker, dei Cream, di Julie Driscoll con Brian Auger & The Trinity / dei New Trolls (quelli di senza orario senza bandiera, con i testi di Fabrizio de André) / Doors, Rory Gallagher, i Traffic / Abbey Road dei Beatles / Eravamo esigenti e affamati di musica / gli echi di quel periodo, in Italia e soprattutto in provincia, arrivavano in ritardo e molto diluiti / Erano film come Woodstock o “Pink Floyd a Pompei”, l’unica paccottiglia “alternativa” che arrivava a Schio / la fiacca visione borghese della Swingin’ London in Blow up di Antonioni / il Cineforum di Thiene / Fragole e sangue, Harold e Maude, La classe operaia va in paradiso, Easy Rider / il tempo scandito dal mondo del lavoro regolare nelle fabbriche / impiego garantito degli uffici / rari gli spazi dedicati alla cultura, quasi sempre uggiosa quanto istituzionale / nelle periferiche provincie dell’impero, si formavano i primi “complessi” (o “complessini”), come venivano chiamati / a noleggio, le prime chitarre / le prove venivano fatte dai Salesiani / una cittadina com’era Schio all’epoca, così perbenista e con la marcata impronta moralistica tipica del Veneto cattolico-operaio (dove le cose si facevano comunque, poche magari, ma di nascosto) / il monsignore di turno si sentì in dovere di esprimere pubblicamente preoccupazione e disapprovazione, avvertendo così i genitori e diffidando le giovani imprudenti ragazze dal frequentare luoghi tanto rischiosi / Jackson Pollock e l’Action Painting / Rauschenberg e la Pop Art / In tutta Italia, intanto, le università e le scuole erano in agitazione, le occupazioni / gruppi politici extraparlamentari / i diversi piccoli partiti cosiddetti “filocinesi” / libretti rossi / elementi in borghese della squadra politica della questura / il rifiuto di ogni revisionismo tipico della dalla sinistra istituzionale / pile di libri e invaghimenti brevi per Poe e per gli autori “gotici”, la fantascienza / Lovecraft / Ray Bradbury / Burroughs / Alexander Trocchi / la “scienza delle soluzioni immaginarie” /Snoopy, la rivista Linus, qualche Alan Ford / Erano anche gli anni in cui molti giovani “scappavano di casa” / insofferente rispetto all’ambiente ristretto della provincia / aveva lasciato un biglietto ed era partito / i carabinieri / la fotografia / lavori su masonite / il carboncino / Profili geometrici / slavati colori acrilici / Lucio Fontana / Spazialismo / poche fotografie, sia dei suoi quadri che dello studio / serie di acquerelli / le astrazioni / quell’appartamento tra un viavai di gente, tavoli, tele, colori e schizzi, tra discussioni, battute e le prime sigarette speciali / gli Ekseption / Deep Purple e Led Zeppelin / Genesis, ELP, Yes e compagnia bella / i King Crimson di Robert Fripp e i Van Der Graaf Generator / i primi capelli lunghi, e Schio, come altri luoghi della provincia, “era un posto in cui se li portavi così, non potevi neppure entrare in un bar e chiedere da bere, perché i gestori si rifiutavano di servirti, e se protestavi, chiamavano i carabinieri che arrivavano veloci e ti portavano in caserma” / A noi interessava soprattutto sperimentare / voglia di stare insieme / curiosità intellettuale / tentare di capire ogni cosa, dentro e fuori, e di cambiarla / eccessi e infantilismi, avidità, opportunismi, derive autolesionistiche / Nonostante i disastri / Nessuna tossica mitologia catodica / pittura ad olio / le pennellate prendono una consistenza tattile / le tonalità, salvo particolari eccezioni, si scaldano e si accendono/ gialli, ocra, rossi di differenti gradazioni, e raramente, qualche rosa / Memorie stilizzate, registrazioni di contorni di montagne, nuvole, profili e rievocazioni di traiettorie umane, colline e orizzonti / lunghi pomeriggi / serate tirate fino a notte / la colonna sonora di Zabriskie Point / spazio/tempo dilatato del gioco, strappato all’orologio della produzione e al marketing dello spettacolo / un qualche inedito accostamento di colore / per costruire un rapporto autentico e sereno con gli altri / il suo lungo, incredibile, giaccone di “pelo argentato di lupo sintetico” / i volantini bisognava stamparli a Trento e portarli poi a Schio giusto in tempo per i volantinaggio al primo turno alla Lanerossi di Piovene / l’apertura della prima sede di Lotta Continua / LC arrivava ad avere una sede a Schio, una a Thiene, e una perfino a Vicenza, città considerata non capoluogo, ma periferia di una provincia che aveva le sue roccaforti nelle zone operaie e quindi il suo capoluogo, per l’appunto a Schio / lo scioglimento di LC / la costituzione del gruppo operai studenti autonomo. Non si trattò però dell’autonomia con la “A maiuscola”, ma di quella ancora figlia dell’operaismo storico, sia pure attraversato dalle contaminazioni del Parco Lambro e poi dagli avvenimenti del ‘77 / il dibattito su lotta-armata-si, lotta-armata-no / la rottura fra le due anime / il rapimento di Moro, e, per quelli del nordest in particolare, ci furono gli eventi del 7 aprile del ‘79 / Nell’ottobre del 1973, Enzo progettò, stampò a proprie spese, una locandina che poi spedì a un centinaio di pittori, galleristi e critici d’arte / Il segno, che è la costante della mia pittura, costituisce il mezzo con cui mi propongo d’operare un’azione di recupero di valori che sembrano, se non morti, essersi atrofizzati / La pennellata è larga, spessa, corposa, le zone cromatiche sono dense e solide, i colori usati solamente nelle tonalità calde / voglio realizzare una pittura schietta; una pittura compatta e vigorosa / stabilire un rapporto sereno ed intellettualmente autentico cogli altri / Jefferson Airplane, Grateful Dead, Quicksilver / Frank Zappa / Tangerine Dream e i tedeschi “cosmici” del Krautrock / Miles Davis di Bitches Brew / AlterAlter, Re Nudo, Moebius, La ballata del mare salato di Hugo Pratt / il Manifesto, Lotta Continua, Potere Operaio, Senza Tregua, Controinformazione, e più avanti i libri di Castaneda, i Situazionisti e i Puzz di Max Capa / cominciammo a guardare all’impegno politico con uno sguardo diverso, come alla possibilità di intervenire, direttamente, sulla realtà / sfuggendo a un mandato di cattura / John Coltrane / Kashmir e Srinagar, Amsterdam, il Messico o l’India e Vladivostok / Corto Maltese di Pratt, e Alack Sinner di Muñoz e Sampayo erano gli eroi di carta in cui ci identificavamo, ma seguivamo anche da vicino le numerose lotte operaie che agitavano il territorio e i pochi, ma forti movimenti studenteschi che di tanto in tanto scuotevano Thiene e Schio / movimento per la riduzione del costo dei trasporti / da una parte gli amici e compagni con cui condividevo i momenti di “tempo libero” e che rifiutavano di entrare in un’organizzazione “classica”, dall’altra la militanza, per me appassionante, che attraverso l’intervento davanti alle fabbriche, l’inchiesta operaia che stavamo sviluppando e l’emergere del femminismo nella sede di LC a Schio, mi svelavano e mi facevano toccare da vicino altri mondi / “riprendiamoci la città” / il concetto di “azione diretta” / proprio il concetto di “riappropriazione” che già cominciava a circolare, a innescare la dinamica che ci portò a lasciare LC e fondare il primo Collettivo Autonomo / in fabbrica entrava ormai una generazione che rifiutava di sopportare una vita cosi scandita, che voleva vivere diversamente, subito, senza aspettare un lontano e incerto futuro o il mitico giorno “x” della rivoluzione / La classe operaia locale, più del 60% della popolazione (dapprima formata da contadini/e che avevano lasciato i campi), integrava ormai ex studenti, o giovani che anche se non scolarizzati erano ricchi culturalmente e per niente rassegnati / E se c’è un insegnamento fondamentale che le lotte operaie hanno espresso, è proprio questo: il senso del collettivo / una rabbia gioiosa e dirompente, sociale oltre che personale / Nelle opere di questo periodo, che va dal 1972 al 1974, una forma sempre ricorrente è quella dello “scudo” / Dopo la sua partenza per Belluno, Lorenzo ridusse la sua attività a piccoli disegni e schizzi in china e acquerello, molto colorati, con cui realizzò delle cartoline da spedire agli amici / Intanto Schio, città operaia per tradizione, stava cambiando. Il gruppo di Lotta Continua che dalla fine degli anni sessanta era stato forza trainante nelle lotte dell’alto vicentino entrò in crisi e a livello nazionale si sciolse / la convivenza (amichevole o neutrale, ma non mafiosa) di “psichedelici”, “tossici” e “politici” / l’Olanda, Amsterdam, con i Provos, le rivendicazioni protoecologiste delle biciclette bianche / Qualcun altro invece saliva ancora un po’, fino a Copenhagen / giugno del 1976, ci fu l’ultimo Parco Lambro e si chiuse la stagione dei festival pop; con l’imporsi degli Indiani metropolitani e del movimento femminista scoppiarono le contraddizioni interne, tra le varie anime del movimento / Nel ’77, ci furono i fatti di Bologna, i percorsi di Radio Alice e di A/traverso / dall’uso relativamente innocuo delle droghe leggere si precipitò molto velocemente su panorami ben più letali, e le piazze si riempirono di eroina e di spacciatori / Autolesionismo, ingenuità ed estremismo, certo, ma non solo questo / eroina nelle piazze / provocatori infiltrati / esecuzioni mascherate / l’interesse verso ogni sostanza del versante psichedelico era da tempo deragliato su situazioni più pesanti / fu piuttosto indigesto tirarsene fuori, ognuno per proprio conto / All’inizio del 1977 Lorenzo si spostò a Thiene / verso la fine dello stesso anno cominciò ad abitare con Antonietta / dalla percezione che l’attività artistica non fosse più sufficiente a riempire e colorare la sua vita, alla decisione di non limitarsi più ad interpretare, soltanto, la realtà, o di viverla separatamente attraverso il filtro dell’attività artistica / Diventò urgente il bisogno di intervenire in modo concreto sul sociale, la volontà di partecipare direttamente a quanto gli accadeva intorno / Di questa corrente, di questo intreccio di persone e vicende tese al cambiamento, Lorenzo ha fatto parte sia per come ha vissuto, che per la partecipazione al movimento vicentino degli anni ’70 / Era spontaneo il suo rifiuto per ogni stupida ipocrisia e abuso di potere. La sua naturale avversione verso le miserie degli apparati istituzionali e polizieschi, verso le cialtronerie della politica parlamentare / A questa sua tendenza istintiva, Lorenzo, affiancò l’appoggio al “ movimento” dell’epoca e, nella pratica la collaborazione con l’autonomia vicentina / A chi ha trovato da obiettare sulle circostanze dell’arresto e poi della morte di Lorenzo, e più in generale sull’uso della forza da parte del movimento degli anni ’70, basterà ricordare che nella stessa acuminata stagione i dimostranti venivano uccisi dalle cariche della polizia durante le manifestazioni, e che le bombe che esplodevano nelle banche, nelle piazze, sui treni, (e non a scopo dimostrativo, ma proprio per spandere terrore e fare morti), erano quelle “nere” dei neofascisti, appoggiati e organizzati dai servizi segreti italiani al servizio degli “alleati” statunitensi, e protetti da settori del parlamento / Nell’inverno tra il ‘77 e il ’78, Lorenzo eseguì, in modo estemporaneo, una dozzina di opere a china e acquerello, molto colorate e originali, nelle quali trovò il modo di far riaffiorare anche la sua antica predilezione per le pitture di Osvaldo Licini / il segno si trasformava in aquiloni volteggianti, liberi, costruiti in campiture di colori squillanti inseriti in triangoli che si rincorrono legati da filamenti vaganti che si sviluppano e si contraggono nello spazio / Lorenzo passò a salutarmi, nell’inverno del 1978, nella stanza che provvisoriamente abitavo a Padova, ed è stata l’ultima volta che ci siamo visti / Poi l’esplosione della sua casa di Thiene, l’assoluta incredulità per quanto era successo, e l’orrore per il seguito della vicenda. Nessuna sorpresa invece per la mancanza di umanità, per la spietatezza usate da carabinieri e magistrati nei confronti di Lorenzo, e nei confronti dei parenti e dei compagni / Nessuna sorpresa per le mistificazioni dei giornalisti, (il Giornale di Vicenza in prima fila) e per l’opportunismo dei politici che si occuparono quegli avvenimenti. L’epilogo, per chi gli è stato amico, rimane una ferita aperta. E c’è ancora sofferenza nel ripensarlo /