di Alan D. Altieri
Hello, my Heretics:
That’s right, this message is classified, level 9 (of 9).
Nelle forme piu’ inaspettate e imprevedibili, stiamo vedendo il ritorno duro e puro di quello che si potrebbe definire il “thriller sociale”. Non piu’ tanto “okay, l’assassino, alla fine, e’ comunque il maggiordomo” – o qualsivoglia grottesca imitazione (s)politikamente (in)korretta del medesimo – quanto: attenti, l’assassino e’ questo/a ma, riguardo a movente e contesto, delitto e castigo, la scelta rimane tra l’infame, il corrotto e il ripugnante. Hey, welcome back to planeth earth.
Per certi versi, per tutti noi eretici del non-oscuro ombeliko, e’ pressoche’ impossibile non arrivare a nostra volta a questa linea di demarcazione. E’ pressoche’ impossibile, in effetti, guardare dall’altra parte in uno scorcio storico in cui la politika e’ guerra tra koske, l’economia e’ gang-banK – proprio nel senso di gang-bang fatto con le banke – e il klima (globale) e’ Armageddon blues. Hey, man, how do you like THAT?
Lasciando quanto sopra e le sue implicazioni a un intervento piu’ articolato e documentato, veniamo quindi ai due testi piu’ che significativi del periodo.
Ad aprire le danze (macabre) e’ Gianni Biondillo con L’Incanto delle Sirene (Guanda 2015, Narratori della Fenice, 15.30 euro) suo ultimo opus. Narratore a tutto tondo, con queste sue “Sirene” (il titolo stesso e’ una provocazione) Gianni torna a mettere in scena il suo anti-eroe per eccellenza: l’ispettore Ferraro, quintessenza del poliziotto senza qualita’, ma anche essere umano (specie in via di estinzione) che di qualita’ ne ha fin troppe.
Qui Gianni Biondillo, e Ferraro con lui, si trova a battagliare su un doppio fronte. Da un lato la “nuova” (come on, man, not again…) mil-ano-da-bere (minuscole e trattini intenzionali), nella fattispecie lo sbracatamente rutilante, e assolutamente ridicolo, mondo della moda (con tutti gli annessi e dis-connessi del caso), dall’altro lato la tragedia annunciata della sopravvivenza di Aisha, giovanissima rifugiata, manco a dirlo, dal Terzo Mondo dell’annientamento e dell’auto-annientamento.
Ne “L’Incanto delle Sirene”, e’ un doppio margine molto arduo quello sul quale Gianni imposta la sua narrazione. Margine nel quale e’ dannatamente facile scadere nel cliche’ finto glamour da una parte, nel pietismo da sacrestia sconsacrata dall’altra. Margine che pero’ Gianni, e il suo protagonista Ferraro, riescono comunque a evitare, trovando un equilibro, anche se inevitabilmente instabile, tra due mondi umani, sociali, economici destinati al conflitto terminale.
Ed e’ invece proprio il conflitto terminale a costituire il fulcro di Fuga, di Mauro Baldrati (Carmilla eBook, 2015).
Esatto: Carmilla compie un ugualmente fondamentale salto di qualita’ e diventa editore digitale. La webzine ha molto da comunicare – non a caso il grandioso Valerio Evangelisti e’ uno dei founding fathers – e adesso ha anche molto da raccontare.
Con Fuga, Mauro Baldrati – un altro autore a tutto tondo con al suo attivo solidi testi quali Professional Killer (Anordest) e La Citta’ Nera (Perdisa) – parte da un’ingombrante premessa ideologica attuale (il movimento No-Tav), solo per scaraventare senza soluzione di continuita’ il lettore in una itaGLietta, aka necroland, turpe e malefica, fetida e maligna. Risvolto peggiore di tutti, una itaGLietta sostanzialmente para-nazificata niente meno che da… il partito di maggioranza (mooolto relativa), oops! That’s right. Facendo nomi e cognomi, attribuendo ruoli e correnti, infliggendo sentenze e condanne, Mauro Baldrati procede a dipingere un universo distopico tanto alienante quanto agghiacciante. Attingendo alle stesse atmosfere di repressiva, crudele paranoia del suo La Citta’ Nera, questo suo Fuga non tarda a evolversi in un omaggio nemmeno tanto obliquo al grandioso Fuga senza Fine di Joseph Roth, opera tra le piu’ fondamentali del Secolo XX.
Okay, my Heretics, there you have it for now.