di Danilo Arona

OscureRegioniLuigi Musolino, impeccabile autore piemontese, una delle guide indispensabili per addentrarci nei gotici misteri della mia regione, apre una sua notevolissima antologia dedicata al folclore italiano con il racconto Il libro di Malanina, in cui affiorano con taglio squisitamente lovecraftiano le nostrane tematiche territoriali quali la Masca, il paese maledetto – che qui si chiama Idrasca – e, citando nonché modificando Avati, la Sindrome della Nebbia e del Silenzio.

L’antologia ha per titolo Oscure regioni (Racconti dell’orrore – Volume 1), edita da RiLL, e la consiglio in modalità dichiaratamente partigiana perché in Musolino un po’ mi ci specchio. Certo per il suo essere piemontese, ma per quella sensibilità quasi medianica che affida agli scrittori di rango la decifrazione nel profondo dell’anima oscura e nascosta di una regione peculiare quale la mia. Va da sé che Musolino non è solo; con lui lottano e scrivono, scavando nelle zolle umide dell’inconscio piemontese, tantissimi amici che cito solo per cognome e alla rinfusa (perché sono una truppa): Marenzana, Bona, Soumaré, Defilippi, Gatti, Cavagnero, Severgnini, Ciceri, Angelino, Citi, Treves, Mana, Pent, Caretti, D’Aquino, Macrì, Laugelli, Saporito, Vercelli, Priarone, Ronco, Cometto. Liberale, Masini, Braggio, Astori. Qualcuno dimentico, altri percorrono territori paralleli ma diversi, infine invecchio; insomma, abbiate pazienza se l’elenco forse non è esaustivo… Tornando alla oscura regione, occorre ricordare che il principale dei temi ricorrenti viene da lontano. Il villaggio maledetto, il (relativamente) piccolo paese dove il Male ha deciso di scatenarsi, gli abitanti strani che si conoscono tutti e guardano storto lo sfigato viandante. Appunto, ci stiamo riferendo alla letteratura del New England (e “alla” New England) poi filtrata dal cinema e ritornata in voga alla grande negli ultimi anni. Un mitologema che annovera tra i padri spirituali il Nathaniel Hawthorne de Il velo nero del pastore, in cui il luogo infernale chiamasi Milford, o la Edith Warthon di Storie di fantasmi, dove le piccole comunità cambiano di nome, ma non di fatto, a ogni fantasma chiamato in causa. E naturalmente Lovecraft con le sue comunità in parte immaginate che si chiamano Salem, Arkham, Innsmouth, Kingsport e Dunwich, veri e propri portali con l’Altrove, Tra gli anni Cinquanta e Sessanta certi horror di Roger Corman (che proprio a Lovecraft si ispiravano, primi fra tutti La città dei mostri e La morte dall’occhio di cristallo di Daniel Haller) e alcuni notevoli cult fantascientifici fecero proprio il tòpos, con la celeberrima Santa Mira de L’invasione degli ultracorpi (poi rivisitata in Halloween 3), la Sand Rock di Destinazione terra e la Desert Rock di Tarantula, ambedue firmati da quel genio del fantastico quotidiano ante litteram che era Jack Arnold, per arrivare alla Bogega Bay invasa dai pennuti di Alfred Hitchcock. È da questo coagulo di suggestioni che nascono le Castle Rock, Jerusalem’s Lot, Derry e altro ancora del vate King, ma pure la Oxrun Station di Charles L.Grant (una saga di 10 titoli, ma solo due usciti in Italia), la Blackstone di John Saul e la Bordertown di Robert McCammon. E, per menzionare ancora indimenticabili ricadute mediatiche, basterà scriverne solo il nome: Twin Peaks che sta per tornare sotto l’egida vincente di David Lynch, notevolmente “citata” da M. Night Shyamalan in Wayward Pines.

 

In Piemonte ci stiamo, appunto, lavorando. Ma ovviamente non siamo soli. La nostra nazione offre sul serio scorci così intimamente “gotici” che non occorre affatto inventare loca infesta o paesi terribili ex novo. Il messaggio giunge allora forte e chiaro: si tratta solo di “trasfigurare”, con pochi e accorti tocchi, quel che già esiste e che di per suo appare assolutamente inquietante. Stiamo ancora vivendo di rendita dalla sublime lezione di Pupi Avati (La casa dalle finestre che ridono) che diede la stura ai sottofiloni del gotico padano. Geniali scrittori come Eraldo Baldini e Gianfranco Nerozzi non si spostano di un chilometro dai “loro” posti. E in questo hanno ragione da vendere, perché la Romagna è come il Maine di King. Fa paura, nelle giuste mani di un grande scrittore. E su questo fronte Nicola Lombardi con i suoi Ragni Zingari offre ampio materiale “da meditazione”. Poi, se ci spostiamo un po’ più a nord, in direzione del nostro Piemonte, potremmo prima transitare dalle parti di Tiziano Sclavi per valle Scuropasso. Anche qui paura da vendere.

 

Il Piemonte è come la Romagna. O come la piana pavese di Sclavi e Mino Milani. O come l’entroterra ligure di Elvezio Sciallis o il Salento spettrale di Oscar Dimonopoli. Funziona, funziona alla grande. Come scrisse Alessandro Defilippi nella prefazione all’antologia Nero Piemonte e Valle d’Aosta (Perrone, 2009), dal significativo titolo Le radici del male, la nostra è “una terra naturalmente noir, una terra in cui pare di avvertire accanto a noi, se solo porgiamo l’orecchio, le voci delle Masche o la presenza di uno sconosciuto che ci guarda senza apparente ragione, lungo i viali alberati delle città, così geometrici, così ordinati.”

 

Le Masche, ovvero le streghe del Piemonte. Abbondano a Idrasca. Sembrano confinate o ridicolizzate, ma sono in realtà il cuore marcio della maligna comunità. Se il Paese del Male immaginato da Luigi Musolino deve tanto alla geografia del territorio quanto all’immaginario lovecraftiano importato dal New England, in realtà si propone come un’efficace sintesi di tanti, misteriosi, paesi piemontesi nei quali le streghe ancora strepitano in pieno 2015. Da Roccagrimalda a Paroldo, da Acqui Terme ai tanti borghi dell’Astigiano, le masche contemporanee esistono, “segnano” e si radunano nottetempo. Chi vi scrive abita in una zona di pianura detta “La Mascoia”, indovinate perché.

Invece Idrasca, ovvio, non esiste. Però Luigi afferma di esserci nato. L’intenzionale confusione credo faccia riferimento al nome primitivo dell’attuale Airasca, in zona di Pinerolo, che all’origine significa “luogo ricco di acque affioranti”. Inutile ricordare che l’acqua, sotterranea o in superficie, è legata alla magia e all’energia corrente e che in certi posti gli stregoni, apprendisti e di lungo corso, sono tuttora presenti. In verità anch’io sostengo di essere nato a Bassavilla. Ma non sono affatto in grado di dimostrarlo. Anzi, proprio non intendo farlo.