di Nico Macce.
Ed ecco all’opera i media embedded, che fanno il loro sporco mestiere non appena si forma l’ennesima coalizione dei “volonterosi esportatori di democrazia”. Stavolta in Libia.
“La condanna dei governi di Francia, Germania, Italia, Spagna, Gran Bretagna e Stati Uniti. Secondo le associazioni i civili morti nell’ultima settimana di scontri a Sirte e dintorni sono già oltre 200.” (Corriere.it)
“Le sei nazioni condannano con forza «gli atti barbarici che terroristi affiliati all’Is stanno perpetrando nella città libica di Sirte”: “Siamo profondamente preoccupati – si legge nel testo – dalle notizie che parlano di bombardamenti indiscriminati su quartieri della città densamente popolati e atti di violenza commessi al fine di terrorizzare gli abitanti».” (La Repubblica.it)
“Siamo profondamente preoccupati dalle notizie che parlano di bombardamenti indiscriminati su quartieri della città densamente popolati e atti di violenza commessi al fine di terrorizzare gli abitanti” – si legge in un comunicato congiunto dei 6 paesi. (Carlino.it).
Il meccanismo è collaudato da decenni di guerre e massacri: gli stati maggiori USA e NATO decidono un’operazione, primo bombardamento quello mediatico nei nostri bei paesi democratici, poi a seguire i bombardamenti veri e propri nei paesi e contro popolazioni condannate al “fuoco amico”.
Venghino siori, oggi abbiamo qua duecento civili morti la scorsa settimana per mano dei tagliagole dell’ISIS… Morti buoni per i riflettori mediatici. Già, perché fino alla settimana precedente la Libia era un alpeggio svizzero per turisti anziani. Certamente un’amena vallata democratica, solo con qualche problemino conflittuale di governance, chi governa chi, dopo la cura occidentale contro Gheddafi.
Ma chissà perché, tutto d’un tratto i media scoprono e si accalorano per i civili libici. E come ce li immaginiamo questi civili libici? Beh, diversi da quelli curdi che per i nostri governi e media occidentali possono essere bombardati dall’aviazione turca con la scusa della risposta all’ISIS, ma che colpisce guarda un po’ il PKK e le zone dove ha le sue basi, popolazione inclusa. Civili diversi anche dai palestinesi di Gaza, con un Israele che ha la benedizione dall’Occidente per bombardare e incarcerare chiunque nel nome della lotta al terrorismo. E in culo a Oslo.
I civili libici sono tutt’altra cosa, sono civili di serie A, oggi in promozione nei migliori network. Per metterli a fuoco (o a ferro e fuoco se preferite) forse basta sfogliare un Topolino e vedere uno spaccato di Paperopoli con i suoi abitanti irreali, berretto in testa e sorriso ebete. E ci facciamo un’idea astratta pur che sia, pur che funzionale allo scopo: bombardare alla cazzo i nemici del momento, salvo capovolgimenti di fronte che trasformano i buoni in cattivi e i cattivi in buoni, Tripoli, Tobruk, Bengasi, Sirte. L’Isis del resto, è un bel pretesto che funziona in Siria e in Irak. Perché non replicare il giochino anche in Libia? Che poi i terroristi islamisti come quelli di Al Qaeda siano stati foraggiati dall’Occidente per rovesciare Gheddafi è solo un dettaglio. Chiedere ai servizi di intelligence britannici (qui). Non che Gheddafi fosse un santo, ma è “grazie” all’Occidente che in Libia, oggi, il più pulito c’ha la rogna: c’è un casino tribale di eserciti locali che, in nome di Allah o della ius primae noctis del signore della guerra locale, si combattono per affermare chi venderà petrolio gli occidentali.
Ci sarebbero meno morti se USA e governi NATO indicessero un torneo stile: Orazi e Curiazi, per dare un vincitore: squadre di otto/dieci combattenti che si battono un po’ come nel film Rollerball, o meglio, un Mad Max con deserto annesso. Un torneo che stabilisca il vincitore almeno per quest’anno. Poi l’anno prossimo si vedrà: altro campionato, altra bambolina. Eh, solo due squadre…. venti partecipanti al massimo? Ma dove sarebbe poi il guadagno per la vendita di armi agli uni e agli altri? Tanti combattenti, tante armi e, ovviamente, tanti morti. Ma è un dettaglio.
Quello che mi stupisce è che ci siano ancora gonzi che credono a queste fandonie che escono dai media a schiocco di dita.