Colterra0di Simone Scaffidi L.

Marco Gastoni, Nicola Gobbi, Come il colore della terra, Eris Edizioni, Torino, 2015, prefazione di Pino Cacucci, pp. 128, € 16.00

Un’altra bella uscita per la combattente casa editrice Eris che si affida al talento di due giovani autori dalle spalle larghe per ribadire il valore e l’originalità della propria proposta culturale. Come il colore della terra è il risultato delle fatiche dello sceneggiatore Marco Gastoni e del disegnatore Nicola Gobbi, già autore insieme a Jacopo Frey di un interessante lavoro su Alexander Langer. Un omaggio al movimento zapatista, all’ostinazione del suo percorso politico e alla moltitudine di storie che – grazie alle capacità comunicative degli zapatisti e all’attenzione internazionale nei confronti di un esperimento socio-politico senza precedenti – sono riemerse dall’oblio a cui era stata relegata la memoria dei popoli maya. Grazie agli zapatisti e alle zapatiste «il mondo ha scoperto che i maya esistono ancora, e pretendono di continuare a esistere» scrive Pino Cacucci nella prefazione al libro.

Colterra13bisSegue una storia per bambini ed adulti che ripercorre alcune tappe fondamentali del movimento zapatista senza costringere la narrazione alla cronaca, ma intrecciando con abilità narrativa l’invenzione letteraria e la fattualità storica. Juana e José sono due bambini, abitanti di un piccolo villaggio del sud-est messicano, nella regione del Chiapas. Portano al collo il fazzoletto rosso e lanciano ghiande contro i militari messicani, gli stessi che incendiano il loro villaggio e permettono al fuoco di propagarsi nella selva. Nel frattempo nel palazzo del presidente messicano, uomini in giacca e cravatta discutono su come estirpare la piaga zapatista, l’intervento militare non è bastato a far chinare la testa agli indigeni e la soluzione che si prospetta – e che si protrae fino ai giorni nostri – è una guerra a bassa intensità che nelle intenzioni del governo affievolirà la resistenza fino a farla scomparire.

Inoltrandosi nella selva, altri personaggi fanno il loro ingresso nella fiaba. Il fagiano ha tra il becco uno scarabeo nero quando interdetto si vede attaccato dalla volpe. Il fuoco sopraggiunge e costringe gli animali alla fuga, i corvi alla vista del fumo si dirigono sul luogo del misfatto per comprendere meglio cosa stia accadendo. Del fagiano e lo scarabeo non ne sentiremo più parlare mentre storie di volpi e corvi condiranno i sogni e le nottate insonni di Juana e José. Tuttavia, per chi ama le fiabe zapatiste, l’apparizione di uno scarabeo nero – che si è davvero perso di vista? – ha il sapore del tributo al leggendario Don Durito de la Selva Lacandona, colui che nominò suo fido scudiero e mozzo il Subcomandante Marcos, che si unì all’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale come consigliere politico e che venne definito da Octavio Paz «un’invenzione letteraria memorabile».

Come-il-colore-della-terra-7bisLo scarabeo non ha però la pipa tra i denti, che ritroviamo invece nel becco del vecchio corvo Joj, memoria storica della selva, a cui Juana chiederà consiglio per risolvere i problemi che lei, José e la loro comunità hanno con la volpe. Le storie degli umani s’intersecano così con quelle degli animali e della terra che dà loro la vita relazionandosi in maniera orizzontale e inserendosi a pieno titolo nelle convinzioni cosmologiche dei maya, che vedevano l’uomo e la donna come frutti della terra, mescolanza di mais e acqua. La voce fuori campo che accompagna la narrazione è in realtà un volto immerso nella milpa, un passamontagna che nasce dal mais e racconta una storia di resistenza e solidarietà che dura da più di vent’anni. Il tempo scorre ma gli zapatisti e le zapatiste sono ancora lì a resistere e a reinventarsi. Juana e José, ormai adulti, continuano la loro lotta contro le ingiustizie e la distruzione della loro principale fonte e compagna di vita: la natura.

Come il colore della terra caffè malatestaA dare il senso di questa continuità, oltre alla struttura del racconto e all’evidenza dei fatti, sono due tavole/omaggio che seguono la storia di Gobbi e Gastoni. La prima è un riconoscimento da parte del disegnatore Paolo Cossi al lavoro dei due autori; la seconda, dello stesso Gobbi, è la conferma del mutuo sostegno tra gli autori e la Torrefazione Artigianale Autogestista Caffè Malatesta, che dal 2011 si occupa della torrefazione e confezionamento del Caffè Durito (eccolo che ritorna!) prodotto dalla Cooperativa zapatista Yachil Xojobal Chulchan, in Chiapas.

Come il colore della terra è fiaba e Storia al tempo stesso, ed è un’esplosione di colore che fa brillare i neri passamontagna degli zapatisti e dà ragione alla scommessa di Gobbi, amante dei bianchi e neri marcati, di mettersi in gioco e servirsi di ogni strumento a sua disposizione per incendiare coi colori i significati del racconto a fumetti. La matita è un machete che affonda nella milpa senza strattoni ma con l’intensità e il ritmo giusto, un’arma di resistenza e solidarietà che sconfina tra il reale e il fantastico e che rivendica il diritto all’autodeterminazione dei propri sogni.

[Per godere al meglio delle tavole, fai click sulle immagini per ingrandirle]

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