di Sara Meddi
Sul fenomeno letterario (e cinematografico) del momento, Cinquanta sfumature di grigio, sono stati scritti contributi critici interessanti, come questo di Paolo Zardi, e altri che ripetono l’ovvio: Cinquanta sfumature di grigio è, infatti, evidentemente brutto. “Evidentemente” in senso letterale: i personaggi sono meno che stereotipi, il contesto è malamente abbozzato e la scrittura è dilettantesca.
Tutti questi commenti però, da quello più interessante a quello più scontato, partono da un presupposto errato: quello che Cinquanta sfumature sia un romanzo e che vada formalmente giudicato come tale. Cinquanta sfumature di grigio è al tempo stesso una fan fiction 2.0 e un Harmony 0.5. Come quasi tutti sanno, il libro e i relativi seguiti, sono nati come una fan fiction, seguitissima, ispirata alla saga di Twilight.Qui si vuole dare una chiave di lettura del testo che tenga conto della sua origine, e per farlo è stato preso in esame il primo libro di entrambe le trilogie.
Cinquanta sfumature è un Harmony 0.5 perché ne ha preso in prestito la forma senza essere stato concepito come tale. Uno scrittore di romanzi rosa, anche se all’interno di uno schema ben codificato, deve comunque fare uno sforzo: creare un immaginario, fatto di personaggi, di un’ambientazione ecc.Questo la signora E. L. James non ha dovuto farlo, semplicemente perché era già pronto.
Per chi non lo sapesse, una fan fiction è un’opera scritta dai fan che prende spunto da un’opera originale rielaborandola: sintetizzando potremmo dire che una fan fiction è proprio la presa in prestito di un immaginario. E di fan fiction ne esistono moltissimi tipi, ma qui per orientarci basta citarne due: le canon, che si attengono al materiale originale, e le AU (alternative universe), che possono ambientarsi in contesti completamente diversi.
Cinquanta sfumature di grigio è nata chiaramente come una AU. In Twilight i due protagonisti, Edward e Bella, sono impossibilitati ad avere un’intimità fisica, e ogni tentativo di avvicinamento provoca conflitto e dolore. Il tema del sesso è dunque importante anche nell’opera originale, seppur in tutta altra ottica, e non viene risolto se non alla fine. Le intenzione della James, e di molte altre fan, era dunque quello di creare un AU dove i due personaggi potessero muoversi, sotto mentite spoglie, senza gli impedimenti fisici del contesto originale.
Il concetto di “sotto mentite spoglie” è importantissimo, perché per quanto una fan fiction AU si allontani dall’originale, per quanto la stravolga, è sempre in quell’immaginario che si sta muovendo e questo è chiarissimo ai lettori. Ogni persona che scrive ha, in forma più o meno conscia, l’idea del pubblico al quale si sta rivolgendo. E. L. James conosceva bene il suo pubblico, ed era quello che leggeva Twilight, e che quindi capiva bene che dietro il miliardario sexy e la studentessa impacciata c’erano sempre loro due, Edward e Bella, sotto il velo di un camuffamento.
Per inciso, la fan fiction si intitolava Master of the Universe e nella prima versione i protagonisti portavano ancora i nomi originali; l’autrice ne pubblicò una seconda versione sul suo sito, rielaborandola prima di distribuire il testo in e-book. Ma, nonostante il lavoro di editing che è stato fatto per riorganizzare la trama e rendere la storia fruibile a un pubblico più ampio (da qui la definizione di fan fiction 2.0), questo camuffamento è ancora evidente.
Anastasia Steele deve sostituire un’amica in un’intervista, arriva all’ufficio di Mr Gray, varca la porta e inciampa sul nulla.
Questo “inciampa sul nulla” è un marchio inconfondibile (la Bella di Twilight è nota per la sua goffaggine). Non c’è un motivo per cui Anastasia Steele debba essere maldestra (e dopo infatti non lo sarà), e nessun lettore si spiega questa palese e ingiustificata goffaggine; ma qui stiamo ancora strizzando l’occhio al fan, lo stiamo rassicurando che Anastasia non è Anastasia, è Bella, appena camuffata. Le strizzate d’occhio sono continue, in alcuni episodi il velo che separa le due opere è labilissimo, ma qui non è necessario elencare tutti i rimandi.
Basta dire che in Cinquanta sfumature di grigio i personaggi sono in effetti inconsistenti, ma lo sono perché si appoggiano su personaggi che già esistono. Le ambientazioni sono approssimative perché non sono necessarie. La scrittura è dilettantesca perché l’autrice non è una scrittrice. Il lettore digiuno di Twilight non si spiega buona parte delle interazioni tra i protagonisti, ma non è importante, basta essere traghettati da una scena di sesso all’altra.
Tutto è un mezzo. E il fine è semplice: creare una comunicazione fisica lì dove era impossibile. E, tra l’altro, è su quel terreno di comunicazione fisica che i personaggi di E. L. James trovano una forma di espressione anche emotiva.
Ovviamente anche qui deve esserci un impedimento: Christian Grey ha dei gusti sessuali fantasiosi, ma non è un ostacolo, non se ne dispiace neanche Anastasia e le scene di sesso abbondano (siamo qui per questo). L’ostacolo è che Christian Grey vive l’intimità in modo conflittuale e doloroso: il sesso diventa al tempo stesso la principale forma di relazione tra i protagonisti e il principale impedimento a un rapporto più profondo. In fondo, Christian è sempre Edward.
Cinquanta sfumature di grigio non è un brutto romanzo, non è per niente un romanzo. È una fan fiction con scene di sesso scritte abbastanza bene. Si dovrebbero strappare le pagine che a queste scene fanno da contorno e tenere il succo della storia, ché in fondo non c’è nulla di male a leggere qualche scena erotica.
Va guardato con indulgenza perché non toglie lettori alla narrativa, e la narrativa, anche quella di puro intrattenimento, è davvero un’altra cosa.