di Sandro Moiso
Soltanto, in un lontano numero di “Creem”, Lester Bangs aveva parlato di una fantomatica registrazione live degli Spirit di Randy California con Jimi Hendrix. Dopo la morte del giornalista nessuno aveva più fatto cenno al concerto e neanche nelle innumerevoli registrazioni live o in studio pubblicate dopo la morte di Randy California, nel 1997, era mai apparso alcun riferimento a tale evento.
Oggi la Kismet, casa discografica nota soltanto per aver ristampato su cd il disco dei Taos, un gruppo del 1970, in parte californiano ed in parte newyorkese a metà strada tra i Poco ed i Buffalo Springfield, mette a disposizione degli appassionati la registrazione (le note di copertina non chiariscono se dell’intero concerto o soltanto di una parte di esso) dell’incontro avvenuto il 26 aprile 1970 tra Jimi Hendrix e Randy California sul palco del Whisky A-Go-Go, storico locale di Los Angeles, posto all’incrocio tra Clark e Sunset Boulevard.
In realtà Jimi e Randy si conoscevano almeno dal 1965, quando il giovane Randolph Craig Wolfe aveva incontrato casualmente Hendrix in un negozio di chitarre di New York. Da lì era nata un’amicizia che avrebbe portato Jimi ad offrire a Randy il posto di secondo chitarrista nei suoi Jimmy James & the Blue Flames poco prima, però, di partire per l’Inghilterra nel 1966. Randolph era originario di Los Angeles e fu proprio il chitarrista nero e mancino a soprannominarlo, per questo motivo, “California”. Soprannome che diventò da allora il nome d’arte attraverso cui tutti l’hanno poi conosciuto.
Mentre Jimi iniziava a giganteggiare nel mondo del rock e del blues, Randy aveva dato vita, insieme al patrigno Ed Cassidy di trent’anni più vecchio, Jay Ferguson e Mark Andes ( che già avevano precedentemente suonato con Cassidy nei Red Rooster) e, infine, a John Locke agli Spirit. Uno dei migliori e, allo stesso tempo, più sottovalutati e sfortunati gruppi californiani a cavallo tra gli anni sessanta e settanta.
Già dal primo album, intitolato semplicemente Spirit e pubblicato nel 1968, avevano miscelato rock, folk e jazz, grazie soprattutto alle esperienze precedenti di Cassidy e Locke, in maniera estremamente originale, dando vita ad una psichedelia morbida, illuminata da squarci di improvvisazione chitarristica e pianistica lontani da ciò che la scena californiana aveva proposto fino ad allora. Infatti gli Spirit potrebbero difficilmente essere inseriti nel filone dell’acid rock.
Il secondo album, The Family That Play Together , raggiunse il ventiduesimo posto in classifica nel 1969, mentre il terzo, Clear, non riscosse grandi successi di vendita, pur essendo all’altezza dei due precedenti. Soltanto con il quarto, e di fatto ultimo, album della formazione originale, Twelve Dreams of Dr. Sardonicus, avrebbero raggiunto il disco d’oro…ma soltanto sei anni dopo la sua pubblicazione, quando il gruppo non esisteva più da almeno quattro anni!
Il concerto del 26 aprile 1970, di cui qui si parla, avviene dunque dopo la pubblicazione del terzo album (luglio 1969) e prima della pubblicazione del quarto (novembre 1970) e il giorno successivo del trionfale concerto di Jimi Hendrix con la Cry of Love Band al Los Angeles Inglewood Forum.
Sul palco troviamo Jimi e Randy alle chitarre e voci, Billy Cox al basso elettrico, Ed Cassidy alla batteria e John Locke al piano. Un quintetto, quindi, formato dai migliori componenti delle due band.
E l’effetto si sente da subito. Da quella Fresh Garbage, tratta dal primo album degli Spirit, che dà modo a tutti di riscaldare immediatamente muscoli, menti e pubblico con i suoi ritmi latini alternati a stacchi rock che permettono ai due chitarristi e a Locke di improvvisare in chiave jazz sull’intricata ritmica di Cassidy e Cox per quasi otto minuti.
Poi è la volta di Hey Joe, uno dei brani più famosi di Hendrix, che California suonerà più volte su album e dal vivo negli anni successivi. Una versione in cui l’effetto mexico è sottolineato dal pianoforte di Locke, mentre il basso di Cox ne esalta le linee fondamentali e le due chitarre si incrociano negli a solo, quasi a farsi indistinguibili. Anche qui circa sette minuti di pura passione musicale.
Ma è il terzo brano a travolgere l’ascoltatore: una All Along The Watchtower che si trasforma prima in un medley dylaniano quasi commovente (comprendente anche Like a Rolling Stone e My Back Pages) e poi in un autentico tornado di feedback. Dylan è stato un autore molto amato sia da Hendrix che da Randy e qui ne risulta un’autentica celebrazione, in cui l’assolo di pianoforte di Locke sulle note di My Back Pages costituisce l’autentica ciliegina sulla torta. Prima dei 12 minuti finali in cui il gruppo e le chitarre sembrano volare via con tutto il locale su un’astronave interstellare.
34 minuti complessivi…che trascorrono in un battibaleno. Anzi, forse anche troppo in fretta per l’ascoltatore che, ormai intossicato, ne vorrebbe ancora e ancora e ancora…
Anche All Along The Watchtower è una canzone che farà parte, fino alla fine dei suoi giorni, del repertorio live delle varie formazioni successive degli Spirit. Così come la successiva I Got A Line on You, tratta dal secondo album, che, con i suoi stacchi, tempi sincopati e controtempi permette ai due chitarristi di rivaleggiare degnamente e di supportarsi a vicenda durante i cinque minuti della sua durata.
Poi è la volta I’m Truckin’, in cui il protagonista diventa il basso funky di Cox che trascina decisamente ed implacabilmente la trasformazione del brano, tratto dal terzo album Clear, in direzione dell’hendrixiana Machine Gun, dimostrando ancora una volta il grande affiatamento tra Jimi e il suo ex-commilitone subentrato a Noel Redding. Inutile dire che rullanti, tom tom e piatti di Cassidy non vengono mai meno al loro compito, così come la chitarra di California.
Sull’affiatamento di California con il suo ex-mentore giocava la precedente amicizia ed esperienza comune tanto da far sì che Randy sia poi stato, insieme a Jeffrey Lee Pierce e Stevie Ray Vaughn, uno dei più importanti continuatori del chitarrismo hendrixiano.
Altri dieci minuti se ne sono andati e lì arriva la botta finale. Room Full of Mirrors, forse uno dei brani più aperti e sperimentali di Hendrix, eseguita la sera prima al Los Angeles Forum, ritorna in tutta la sua grandezza e in tutto il suo disordine, permettendo alle due Fender e a tutti gli altri strumenti di dare il meglio di sé. Quindici minuti e poi cala il sipario.
Il pubblico dell’epoca è frastornato, così come l’ascoltatore odierno.
Torna il silenzio nel lento spegnersi del ronzio degli amplificatori (grazie al tecnico del suono che non l’ha tagliato!).
Il bagliore di una nova si spegne nel buio del cosmo.
Da lì a poco Hendrix lascerà definitivamente il pianeta (18 settembre 1970) e poco più di un anno dopo gli Spirit originali, dopo l’abbandono di Andes e Ferguson, si spegneranno grazie anche ad una brutta caduta da cavallo di Randy che lo terrà lontana dai concerti e dalle sale di incisione per molto tempo.
California, dopo molti alti e bassi e varie formazioni degli Spirit ( in cui l’unico elemento di continuità sarà dato dalla presenza di Ed Cassidy alle percussioni) morirà a soli 46 anni, all’inizio del 1997, nel tentativo (riuscito) di salvare il figlioletto dalle onde e dai gorghi del Pacifico presso Molokai, alle Hawaii, luogo d’origine della madre.
Ed Cassidy morirà nel 2012 all’età di 89 anni.
A noi restano alcuni dischi e questo grande, indimenticabile concerto.