di Alessandra Daniele
Le figure avvolte dalle fiamme circondano la casa semi diroccata. Uno dei due uomini rifugiati all’interno le osserva da una crepa.
– Come fanno a bruciare senza morire?
– Sono stati colpiti da fuoco amico, una delle loro granate di plasma incendiario a fluttuazione temporale. Sono semivivi. Il cronoplasma brucia in eterno senza distruggere perché blocca le molecole in un timeloop. Lo hanno usato su intere città.
– Ma il dolore? – Chiede il primo, indicando i soldati in fiamme all’esterno – come lo sopportano?
L’altro si tocca la nuca
– Il chip che blocca gli impulsi nevralgici, e isola le terminazioni nervose danneggiate dal cervello. Ce l’hanno tutti i militari regolari ormai, e anche molti contractor. È creato anche per ridurre l’empatia. Non possono sentire il dolore che provano, né quello che infliggono.
– Guarda, hanno un lancia granate!
– Sono sicuramente crono. Se ci colpiscono, bruceremo in eterno anche noi. E senza il chip.
I due si guardano.
– Non ci resta che usare la nostra ultima taglia margherite – indica un piccolo ordigno simile a una bomba a mano – Risucchierà tutto l’ossigeno nel raggio di duecento metri. Noi soffocheremo, ma loro si spegneranno. Resteranno solo pile di cenere. E si sbricioleranno.
I due si scambiano un’ultima occhiata, e azionano la bomba.
L’implosione estingue le fiamme.
Per un attimo i soldati all’esterno restano immobili, come statue di carbone.
Poi il fuoco si riaccende.
Uno di loro s’avvicina alle macerie. Guarda i due cadaveri contratti, coi petti incavati.
Aziona il suo sintetizzatore vocale.
– Hanno cercato di spegnerci. Non capiscono che una taglia margherite non può funzionare, perché non spezza il timeloop.
– Accendiamo anche loro? – Chiede il commilitone.
– No, resterebbero comunque morti, perché il timeloop partirebbe da adesso.
Dà un’occhiata colma di disprezzo ai cadaveri.
– Ci sono sfuggiti.