di Marilù Oliva
Aa.Vv. Enciclopedia del Rock, Arcana, Roma 2013, pp. 1680, € 39,50
«I Nirvana sono stati il gruppo che più di ogni altro ha esercitato negli anni ’90 un’influenza socio-musicale decisiva su tutta la scena del rock contemporanea, non solo per la tragica morte di Kurt Cobain (1967-1994, USA), ma anche per la forza dirompente con cui hanno conquistato il successo commerciale, che di fatto ha aperto le porte delle classifiche a tutta la scena alternativa americana».
Dipende da quando si pensa che cominci questa storia, ma la nuova e definitiva edizione completa dell’Enciclopedia del Rock di Arcana editore potrebbe anche intendersi come la celebrazione dei 60 anni di vita della musica che ha rivoluzionato il secolo scorso.
Durante gli anni Novanta questa Enciclopedia, ancora divisa per decenni, era il testo sacro degli appassionati: da possedere, consultare, studiare. Non che fosse l’unica, ma esisteva poco altro, spesso non sistematizzato e comunque sempre secondo il pensiero di un esclusivo autore – tanti i nomi, su tutti per impatto e polemiche non ancora sopite citiamo Piero Scaruffi. Del resto Internet non si era ancora diffuso e ci si formava – e informava – su riviste come il Mucchio Selvaggio, Rockerilla, il Buscadero.
Ma per un manuale completo, con tanto di voci vere e proprie, si poteva ricorrere solo ai volumi dell’Arcana, quelli sugli anni 50, 60, 70 e 80 che adesso sono stati raccolti, con tutti gli adeguamenti dovuti, in questo poderoso tomo rosa.
Il promotore del progetto era, all’epoca, Riccardo Bertoncelli – quel Bertoncelli citato ironicamente da Guccini nell’Avvelenata, equivoco dal quale poi nacque anche un’amicizia –, il padre di tutta la critica rock italiana e caso notevole di intelligenza musicale coniugata con un’ottima scrittura.
Il libro è stato poi continuamente rimodellato negli anni da Ezio Guaitamacchi, Gianluca Testani, Mauro Eufrosini e Aurelio Pasini fino ad arrivare, oggi, all’edizione curata da Daniele Cianfruglia, affiancato da altri giornalisti musicali nella realizzazione delle schede. Che non sono poche: quasi 1.700, spalmate per 1680 pagine: ogni artista/band è accompagnato dalla discografia e – nel caso – dalla formazione. La facilità di consultazione è proporzionale all’acribia e alla cura con cui l’Enciclopedia è stata accompagnata negli anni.
Ciò la rende adatta alla lettura veloce ma anche all’approfondimento, nonché fruibile sia agli addetti ai lavori che agli appassionati e ai completisti, «a chi c’era e a chi c’è, e anche a chi ci sarà». E anche ai semplici curiosi come me, che sull’argomento non sono ferrati, ma nemmeno riescono a resistere. Lo stile è lineare, essenziale, le cartelle scorrono via dense di informazioni ben setacciate e precise:
«James Marshall Hendrix (1942, USA – 1970 GB) viene da una povera famiglia nera di Seattle. Rimasto orfano di madre in giovane età, viene allevato dal padre Al e sviluppa un morboso amore per la chitarra regalatagli da un ragazzino, cui dà il nome di Betty Jean. Impara a suonarla da autodidatta e, all’inizio dei ’60, forma il suo primo gruppo, i Casuals, assieme al bassista Billy Cox, conosciuto durante il servizio militare nei paracadutisti e compagno di avventura musicali in più occasioni. Il primo vero ingaggio lo ottiene nel 1963 nel gruppo di Little Richard, ma ne ricava poche soddisfazioni…».
Ma non troverete solo grossi nomi. Io, ad esempio, non avevo mai sentito nominare Johnny Otis, Paul Revere & The Raiders o i Revolutionary Dub Warriors. Né tantomeno gli Scaffold: «Gruppo di agitatori di Liverpool formato da Roger McGough (1937, GB), John Gorman (1937, GB) e Mike McGear (1944, GB, vero nome Michael McCartney, fratello più giovane di Paul dei Beatles), gli Scaffold, nati con intenti più satirici e poetici che musicali, si affermano soprattutto per le esibizioni dal vivo in cui propongono una divertente miscela di musica e poesia. McGough, del resto, è uno dei poeti inglesi di maggior successo».
Nonostante la mole del volume, si tratta di uno strumento agile, veloce e attendibile, corredato sì del rodato apparato di informazioni storiche, ma con l’adeguamento e l’inserimento delle novità di ultima generazione, a rappresentare il rock degli anni Duemila.
Ma esiste ancora il rock, nel nuovo millennio?
Forse è un’esperienza conclusa e verranno altre musiche, con interazioni diverse con la società, ma quell’impasto di politica e suono, rivendicazione e affermazione, sessualità e desiderio, oggi sembra lontano. E con questo chiudo il cerchio con la possibilità iniziale: il motivo di un’opera significativa anche in tempi in cui, per ogni perplessità/dubbio/conferma, basta digitare su Google. Forse si avverte la sensazione che l’epoca del rock stia tramontando e sia importante fissarla su carta? Non lo so. So solo, però, che avere in mano un libro è altra cosa.
(Un ringraziamento a Filippo Casaccia)