di Alessandra Daniele

porcellum-cotechinumFuori dal governo, fuori dal parlamento, Berlusconi sembrava in difficoltà. Niente paura però, come tutte le altre volte, gli è bastato schiacciare il pulsante del suo Salvamilculo Beghelli, perché il segretario del PD si precipitasse in suo soccorso.
La biscaggina di salvataggio è sempre la stessa: la riforma della legge elettorale (ex Porcellum). Dopo D’Alema e Veltroni, ora la pilota Renzi.
Ripescare Berlusconi è il principale compito del segretario del PD. Ed è anche l’unico che riesca a svolgere con successo.
Il segretario del PD è tradizionalmente un completo fallimento in qualsiasi altro campo, ma a salvare Berlusconi è bravissimo.
Perfino Bersani a modo suo c’è riuscito, nel 2011, rinunciando a elezioni che rischiava di vincere contro un PdL allo sbando, per obbedire ciecamente all’ordine BCE di grosso-coalizzarcisi, e sostenere Monti.
Adesso anche Renzi sta puntualmente svolgendo il suo compito.
La sopravvivenza di Berlusconi è vitale per il PD, perché senza il suo zampino, anzi, zampone, il PD si estinguerebbe.
save
E da vent’anni Berlusconi è lo spauracchio perfetto che consente ogni volta ai leader PD di ricattare i loro elettori, spingendoli a tapparsi il naso e rivotarli, nonostante tutte le porcate di cui si sono resi responsabili, perché quello che c’è dall’altra parte è “comunque peggiore”.
Questo rapporto simbiotico-parassitario è ormai talmente evidente che Renzi non sente più neanche il bisogno di dissimularlo. E con la spocchia stizzosa che lo caratterizza, se ne vanta, trattando da umarell rompicoglioni chiunque osi discutere il suo Cantiere delle Riforme.
Quello che rimane inspiegabile è perché gli elettori del PD non abbiamo ancora capito che farebbero prima a votare direttamente Berlusconi.
Il PD è devoto alla sua sopravvivenza ancora di più della stessa Forza Italia, com’è evidente da questa proposta di legge elettorale, il Cotechinum renziano, tagliato su misura delle esigenze berlusconiane, dalle liste bloccate da riempire di maggiordomi e fidanzate, al premio di coalizione per rimangiarsi le lenticchie alfaniane disperse, al premio di maggioranza che gli consentirebbe di tornare al governo con la minoranza di voti rimastagli.
Per continuare a servire come spauracchio deve restare una minaccia credibile, deve poter vincere.
Che poi finisca per vincere sul serio è un rischio che ogni vero leader PD è disposto a correre, pur di salvare il suo partito dall’estinzione.
E soprattutto, pur di scipparlo a tutti gli altri aspiranti leader PD.

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