di Alexik
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“Ognuno fa la sua parte, dobbiamo però sapere che a prescindere da tutti i procedimenti, le cose, le iniziative, l’Ilva è una realtà produttiva a cui non possiamo rinunciare. … Volevo dirglielo perché poteva chiamare Riva e dirgli che il Presidente non si è defilato” .
Era il sei luglio 2010 quando il Presidente della Regione Puglia si scomodava personalmente (gesto già di per se inusuale) per contattare Girolamo Archinà, il sottopanza dei Riva,1 con una telefonata tornata di recente agli onori della cronaca. Al di là di frizzi, lazzi e risatine, l’argomento della conversazione era maledettamente serio: come porre rimedio alla “scivolata” di Giorgio Assennato, il direttore dell’Arpa Puglia che aveva permesso – orrore ! – la diffusione dei risultati di un monitoraggio così sputtanante per i vertici dell’Ilva?
Correlando le misurazioni degli inquinanti alla direzione del vento, l’Arpa aveva fornito infatti la dimostrazione scientifica sull’origine nell’Ilva degli altissimi livelli di benzo(a)pirene nel rione Tamburi2. I risultati del rapporto impegnavano implicitamente la Regione ad intervenire sulla fonte degli inquinanti, a meno di non voler spostare gli abitanti della periferia tarantina tutti quanti sopravento nei giorni di maestrale, quando la brezza proveniente dallo stabilimento innalzava la concentrazione di benzo(a)pirene fino a 3.88 ng/m3 (quasi il quadruplo del valore obiettivo).
Il documento dell’Arpa aveva già indotto il sindaco di Taranto Ippazio Stefano ad emanare un’ordinanza che imponeva all’azienda di ridurre le emissione di B(a)P entro 30 giorni. Sotto accusa la cokeria del siderurgico, che assieme all’altoforno ed al reparto sinterizzazione risultava di gran lunga la maggior fonte di idrocarburi policiclici aromatici della città3.
La pubblicazione dei dati poneva non solo l’Ilva, ma anche i vertici regionali in forte imbarazzo. Avrebbero dovuto riaprire uno scontro col potere economico, come ai tempi della legge sulle diossine, infrangendo la ritrovata armonia ? Ammettere che la “nuova era nei rapporti tra industria e comunità di Taranto” era una supercazzola ? Che il “governatore della provvidenza”, nel caso dell’Ilva, non aveva ancora risolto un gran chè ?
La normativa ambientale prevedeva che le Regioni intervenissero sulle fonti di emissione del benzo(a)pirene al superamento del valore obiettivo, pari ad 1 ng/m3 .4 Dato che tale valore era ampiamente superato e la fonte emissiva certa, la Regione Puglia si trovava nell’obbligo di imporre all’Ilva il risanamento della cokeria in base alle migliori tecniche disponibili. Intervento piuttosto oneroso, dato che si trattava (e ancora si tratta) di un impianto vetusto, una sorta di colabrodo sempre più deteriorato dalla carenza di investimenti e dai ritmi eccessivi imposti dalla produzione.
Venne descritto così, in seguito all’ispezione del NOE del novembre 20115: “I C.C. avevano notato la generazione di emissioni fuggitive provenienti dai forni che, una volta aperti per far uscire il coke distillato, lasciavano uscire i gas di processo che invece dovrebbero essere captati da appositi aspiratori/abbattitori installati sulle macchine scaricatrici, anche se una di tali macchine addirittura ne era sprovvista. Inoltre … nella parte superiore dei forni le bocche di caricamento che dovrebbero essere sigillate prima dell’inizio della cottura, in realtà sfiatavano durante il processo a causa della loro non corretta chiusura. In ultimo, anche nella fase di scaricamento del coke, si evidenziavano copiose emissioni di colore scuro…”.
In mezzo a queste nubi scure, centinaia di operai si sono avvicendati nei turni, giorno dopo giorno, anno dopo anno, tumore dopo tumore. Nel 2002 l’ultimo monitoraggio da parte di strutture pubbliche sui loro livelli di idrossipirene urinario aveva dimostrato il superamento del limite biologico di esposizione agli IPA per 51 operai (sui 325 della cokeria). Alcuni lo superavano 10 volte6 . Anche per loro sarebbe stato d’obbligo il risanamento del reparto, in base alle norme di igiene e sicurezza del lavoro.
Ma non di questo si parlò nella telefonata fra Vendola e Archinà, e nemmeno nella riunione urgente che si tenne pochi giorni dopo fra la Regione e i vertici dell’Ilva. Almeno a giudicare dai commenti dei convenuti7:
Fabio Riva (ragionando su cosa dire in un comunicato stampa): “… si vende fumo, non so come dire! Si, l’Ilva collabora con la Regione, tutto bene”. E di fumo, in effetti, Riva ne aveva da vendere.
Girolamo Archinà: “Siamo stati da Vendola… e con Vendola avevamo concordato… un certo discorso, in pratica che dovevamo fare con questo tavolo tecnico… che aveva più obiettivi. Uno di quelli in ordine di tempo, uno di quelli, il primo, sconfessare i lavori dell’Arpa Puglia”.
Archinà riferiva anche dell’umiliazione subita dal direttore dell’Arpa (“Assennato è stato fatto venire al terzo piano però è stato fatto aspettare fuori”) e di un ordine del governatore a un dirigente: “Esci fuori vai a dire ad Assennato che lui i dati non li deve utilizzare come bombe di carta che poi si trasformano in bombe a mano!”.
Indagato per concussione con l’accusa di aver esercitato pressioni su Assennato, oggi Vendola sostiene che le parole e le azioni attribuitegli da Archinà erano una mera invenzione per millantare credito. Ma il fantasioso tirapiedi dei Riva si era proprio inventato tutto ?
Il giorno dopo l’incontro con i vertici dell’Ilva, l’assessore regionale all’ambiente Lorenzo Nicastro annunciò in una conferenza stampa la creazione di un tavolo tecnico dove si sarebbe definito il cronoprogramma per “avviare il primo vero monitoraggio diagnostico del benzo(a)pirene”, con l’installazione di nuove centraline. “Abbiamo avvertito la necessità di andare oltre per capire in che quantità e soprattutto in che luoghi c’è la maggiore concentrazione di questo idrocarburo. Poi, dati scientifici alla mano, si deciderà sul da farsi”. Tradotto in altre parole: il monitoraggio già effettuato dall’Arpa, quello foriero di risultati inquietanti, non è né vero né scientifico. I dati di quel monitoraggio non servono per decidere già da ora sul da farsi. Si rimanda ogni decisione ai risultati del vero monitoraggio che, essendo molto approfondito, necessiterà di moolto, ma mooolto tempo. Et voilà ! Il “tavolo tecnico per sconfessare i lavori dell’Arpa Puglia” è servito. Fra l’altro, all’incontro con i giornalisti il direttore dell’Arpa era stranamente assente8.
Era ormai evidente che Regione non sarebbe intervenuta sulla cokeria dell’Ilva, né utilizzando i poteri che ancora aveva grazie alle norme ambientali, né mobilitando i servizi ispettivi dell’Asl in materia di sicurezza del lavoro. Rimaneva in piedi almeno l’ordinanza del sindaco di Taranto, che intimava all’Ilva il rispetto dei valori obiettivo, ma ancora per poco.
Nell’agosto 2010, con il D.Lgs. 155, il governo Berlusconi – sempre solerte nel ricambiare quei 120 milioni di euro sborsati cash dal patron dell’Ilva per l’Alitalia – provvide ad abrogare tutta la normativa preesistente sul benzo(a)pirene, spostando il termine per il rispetto del valore obiettivo di 1 ng/m3 dal primo gennaio 1999 a fine dicembre 20129 . In pratica veniva cancellato un obbligo già in vigore da tempo per rimandarne l’applicazione di altri due anni e mezzo10. Nel frattempo il benzo(a)pirene rimaneva privo di limiti, ovviamente non solo a Taranto, ma in tutt’Italia, ché qui mica si fanno leggi ad aziendam !
Contro il decreto del governo le associazioni tarantine insorsero. La Regione Puglia no. Nonostante le sollecitazioni degli ambientalisti11 , non impugnò davanti alla Corte Costituzionale un provvedimento che impediva agli enti locali di intervenire su inquinamento urbano e tutela della salute (sulla quale la Regione ha competenza concorrente). In compenso promise di promulgare una legge regionale sul benzo(a)pirene, che sulla falsa riga di quella sulle diossine ripristinasse i valori obiettivo per il territorio pugliese.
Nel frattempo la strategia del “vendere fumo” continuava alla grande. Nel novembre 2010 l’Ilva cominciò ad editare una rivista patinata, probabilmente di fantascienza, visti i contenuti oltre i confini della realtà. Il primo numero ospitava una lunga intervista a Nichi Vendola12 :
“Dal mio primo incontro con l’ing. Riva sono cambiate molte cose. In primo luogo è cambiata la fabbrica. Negli ultimi anni sono stati realizzati numerosi interventi di ambientalizzazione, sono state avviate importanti campagne di monitoraggio della qualità dell’aria, sono stati cambiati alcuni processi produttivi. Sono cambiate inoltre le modalità di relazione fra l’Ilva e il mondo esterno”…. “gli investimenti dal punto di vista ambientale sono stati notevoli, sebbene rimanga ancora molto da fare. In moltissimi settori sono state applicate le migliori tecnologie disponibili, come previsto dalla legislazione europea, e a breve il cronoprogramma per l’ambientalizzazione completa dell’ILVA sarà attuato al 100%”.
Niente male come marchettone filoaziendale, soprattutto se riferito a gente che stava platealmente gasando la periferia di Taranto con zaffate cancerogene e genotossiche !
L’operazione propagandistica venne completata con la pubblicazione da parte aziendale del “Rapporto Ilva Ambiente e Sicurezza 2010”, che fra le immagini di mari azzurri, voli di fenicotteri, impianti tirati a lucido e governatori pugliesi con l’elmetto dell’Ilva in testa, riportava vere e proprie perle del tipo: “L’indice di polverosità (dei parchi minerali e fossili)…nel periodo 2005 – 2009 si è ridotto dell’85%”, o “La cokeria dello stabilimento Ilva di Taranto è attualmente adeguata alle Migliori Tecniche Disponibili”13. Possiamo figurarci con raccapriccio quali possano essere le peggiori. Il Rapporto Ilva venne accolto con entusiasmo dalla Fiom14 , e dalle 650 pecore degli allevamenti tarantini appena abbattute a causa della contaminazione da diossina15.
La legge regionale sul benzo(a)pirene vide la luce alla fine di febbraio 201116 . Venne votata all’unanimità anche dai consiglieri del centrodestra, e già questo fatto doveva suggerire qualche dubbio. L’Ilva ne accolse l’approvazione con un comunicato stampa che recitava: “La legge sul benzo(a)pirene non è “contro” nessuno ma traccia un principio di attenzione per le tematiche ambientali condiviso anche dall’Ilva”. Beh, se l’avessi scritta io, avrei cominciato a chiedermi : “dove ho sbagliato ?”.
In realtà, come sostenne il Coordinamento Altamarea, si trattava di una legge “generica, piena di indeterminatezze, priva di effettiva incisività, foriera di contenziosi e di allungamento di tempi”17. Poteva trovare applicazione solo dopo un ulteriore anno di misurazioni. Dopodiché, una volta accertato il superamento del valore medio annuo di 1 ng/m3 , la Regione avrebbe definito un piano di risanamento delle aree esposte intervenendo anche sulle fonti industriali, laddove si stesse verificando il pericolo di un grave danno sanitario. E qui sarebbero passati altri mesi, garantendo complessivamente ai tarantini almeno un altro paio d’anni di inalazione di B(a)P in dosi da cavallo .
La legge non stabiliva termini precisi per il rispetto dei valori obiettivo, né sanzioni per le industrie inquinanti, né particolari criteri vincolanti di intervento per la Regione stessa.
Il primo “Piano di risanamento dell’aria del Quartiere Tamburi” venne stilato nel luglio 201218 (dopo altri 16 mesi di sforamenti),quando l’incriminazione dei padroni e dirigenti dell’Ilva per disastro colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di cose pericolose e inquinamento atmosferico, erano già cosa pubblica. Le prescrizioni del piano regionale (quali la copertura degli stoccaggi pulvirolenti esterni) non sono state ancora ottemperate. Il benzo(a)pirene in compenso è calato, grazie al fermo di varie batterie per la produzione del coke, gentilmente indotto dall’intervento della magistratura tarantina. (Continua)
Ilva, audio choc di Vendola. La telefonata integrale con Archinà. ↩
Arpa Puglia,Benzo(a)pirene aerodisperso presso la stazione di monitoraggio della qualità dell’aria di via Machiavelli a Taranto. Attribuzione alle sorgenti emissive. Relazione preliminare, 4 giugno 2010, p.33. ↩
Gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) costituiscono una folta famiglia di idrocarburi variamente tossici o nocivi. Alcuni (Acenaftene) provocano effetti su fegato, reni, vie respiratorie, altri (Antracene) sono allergenici. Molti sono cancerogeni (o sospetti tali) o mutageni. Nel caso del benzo(a)pirene, esso è classificato dalla Iarc nel gruppo 1 (cancerogeno per gli umani) e genotossico (danneggia il DNA). Per approfondire: IARC, Benzo(a)pirene. Monografia 2010, p.144. ↩
Decreto Ministeriale del 25/11/1994 , Decreto Legislativo 3 agosto 2007, n. 152. ↩
Tribunale di Taranto, Riesame avverso ordinanza emessa dal GIP in data 25 luglio 2012, 7 agosto 2012, pp. 27/28. ↩
Tribunale di Taranto, Riesame avverso ordinanza emessa dal GIP in data 25 luglio 2012, 7 agosto 2012, p. 74. ↩
Giusi Fasano, Ilva, le intercettazioni. I Riva: «Vendiamo fumo. Diciamo che va tutto bene», Il Corriere della sera, 15 agosto 2012. Francesco Casula, Ilva, Riva al telefono: “Ho visto Vendola, vendiamo fumo”, Il Fatto Quotidiano, 15 agosto 2012. ↩
Michele Tursi, Colpo di spugna sulla cokeria, Corriere del Giorno, 16 luglio 2010. ↩
Peacelink, Dossier. Le norme sul Benzo(a)pirene cancellate dal dlgs 155/2010, 17 novembre 2010. ↩
Non era l’unico aspetto bislacco del decreto. Esso, infatti, veniva preso in attuazione della Direttiva 2008/50/CE che non parlava affatto di benzo(a)pirene, ma di altri agenti nocivi. Non parlava di benzo(a)pirene neanche il testo del provvedimento presentato e approvato dalle commissioni di Camera e Senato. Il B(a)P fu inserito di soppiatto all’ultimo momento. Vedi: Ornella Bellocci, E il governo vara la legge che aiuta i grandi inquinatori, Il Manifesto , 27 ottobre 2010 ↩
Email a Vendola e Nicastro dal Coordinamento Altamarea con oggetto: Ricorso al TAR Lecce c/o Regione con rilievi di incostituzionalità del D. Lvo 155/2010, 9 novembre 2010. ↩
Vendola Nichi, Il ponte, novembre 2010, pp. 4/9. ↩
Ilva, Rapporto Ambiente e sicurezza 2010, p. 160. ↩
Fiom, Presentato il “Rapporto Ambiente e Sicurezza 2010” per l’Ilva di Taranto, 25 novembre 2010 ↩
Coordinamento Altamarea, Taranto: diossina. Abbattute 650 pecore di due aziende agricole tarantine, 31/12/10. ↩
Antonello Corigliano, Legge regionale sul benzo(a)pirene, quanti interrogativi…, www.pugliapress.org, 3 marzo 2011. ↩
Taranto, qualità dell’aria: Giunta regionale approva il piano di risanamento anti polveri, www.ecodallecitta.it, 18 luglio 2012. ↩