di Alessandra Daniele
L’uomo in giacca blu scoperchia la bara. Il tanfo di decomposizione invade il piccolo sotterraneo tappezzato di svastiche.
Gli altri attorno alla bara si ritraggono, tappandosi naso e bocca con aria disgustata. L’uomo in blu gli lancia un’occhiata severa. Poi scatta nel saluto romano:
– Onore al camerata Erich Priebke!
Dopo un attimo d’esitazione, gli altri lo imitano.
– Onore al camerata Erich Priebke!
L’uomo in blu chiede
– Cosa dicono i Tg? Qualcuno sospetta che l’abbiamo preso noi?
La donna alla sua destra traffica con lo smartphone dorato.
– Qui sotto non c’è campo – risponde, delusa.
– Cominciamo – taglia corto l’uomo in blu, estraendo un libretto consunto, e un pugnale.
Gli altri porgono l’avambraccio destro. Uno dopo l’altro, ricevono un taglio. Il sangue sgocciola sulla salma, mescolandosi.
L’uomo in blu apre il libretto, e intona una sinistra cantilena.
Gli altri guardano la salma, ancora immobile.
– Forse è passato troppo tempo…
Il cadavere sussulta, come percorso da una scarica elettrica.
– Funziona!
Il corpo solleva la testa, spalanca gli occhi vuoti.
L’uomo in blu s’avvicina. Il cadavere lo azzanna alla gola.
Il sangue schizza violento sugli altri, che si ritraggono urlando. Corrono verso la porta del sotterraneo. E’ bloccata dall’esterno.
Il cadavere sgozzato dell’uomo in blu si rialza.
Nella stanza di controllo, due uomini in grigio osservano il massacro sul monitor.
– Tutto come previsto.
– Avremo presto l’emergenza che ci serve per dichiarare la legge marziale.