di Valerio Evangelisti
Alessandro Bresolin, Gesti Convulsi, Spartaco Edizioni, 2012, pp. 144, € 9,50
Alessandro Bresolin, poeta, traduttore, operatore editoriale, studioso di Camus e di Silone, è già apparso con alcune pregevoli collaborazioni sulle pagine di Carmilla. Ora dà il meglio di sé in un romanzo apparentemente lineare, in realtà complesso, che attraverso piccoli eventi tocca grandi temi: l’essere giovani negli anni Ottanta, la struttura economica del Nord-Est italiano con le sue mancate promesse, l’incertezza esistenziale e sociale, la nebulosità del futuro. In un affresco che sulle prime si profila minimalista, ma pian piano si allarga e si distende, alternando momenti tragici e altri di effimera speranza in un unico intrico.
I Gesti Convulsi del titolo sono un gruppo punk veneto, i cui membri – Denis, Fabio, Ilario, Gianni e Federico – si trovano, dopo l’esperienza creativa e gioiosa degli inizi, a confronto con la vita. Ed è un confronto duro, per via dell’assoluta mancanza di sicurezze, di punti certi di riferimento. Quella che domina sovrana è l’insoddisfazione, perché l’originaria libertà giovanile, apparentemente illimitata e piena di promesse, è via via cancellata dai condizionamenti esterni, dalle problematiche familiari, da situazioni affettive, ambientali, psicologiche oggettivamente insostenibili. Il tutto aggravato da debolezze caratteriali che sul palco erano insospettabili, ma che ai suoi piedi si dispiegano con implacabile fatalità. I destini dei cinque amici, pur con singoli, differenti esiti, appaiono dunque inseriti nella opacità cui è stata costretta una generazione intera, entro una regione d’Italia che ha creduto, per un momento, di vivere un futuro di gloria, senza accorgersi del vuoto su cui poggiavano le fondamenta del successo.
Scritto in maniera nitida, in uno stile pacato che volutamente cela l’emergere del dramma e lo costruisce a tocchi leggeri, Gesti Convulsi è un piccolo grande libro, capace di descrivere ciò che opere più ambiziose non sono riuscite a cogliere con uguale profondità e acume. Sarebbe un vero peccato se passasse inosservato.