di Fabrizio Lorusso

SantaMuertePatrona_copertinamezzaSanta Muerte Patrona dell’Umanità di Fabrizio Lorusso, Stampa Alternativa/Nuovi Equilibri, 2013, pp. 192, 15 € / 12,75 € (link).

Oggi sei tra le braccia della vita,
ma domani sarai nelle mie.
Quindi vivi la tua vita. Ti aspetto.
Distinti saluti, La Morte

(cartello anonimo)

[Il testo che presentiamo è il capitolo introduttivo del libro Santa Muerte Patrona dell’Umanità]

Alcuni anni fa ho conosciuto la Morte, la santa scarnificata che oggi dispensa fede e speranza a milioni di devoti in America. Ogni giorno, da Nord a Sud, la falce dell’instancabile Santa Muerte s’innalza lucente dall’altopiano centrale di Città del Messico, mietendo a fasci migliaia di anime. Lo fa con giustizia e ispirazione profondamente democratiche. Ricchi e poveri, donne e uomini, giovani e vegliardi finiscono per accompagnarla senza discriminazioni né convenevoli. Una madre terribile coperta da una lunga tunica che lascia intravedere solo i piedi, il teschio e le ossa delle mani che reggono il mondo, una bilancia e una falce. Vivo in Messico da oltre undici anni. È un paese enorme, curioso, meraviglioso. La sua gente, tra le tante qualità, ne ha una che da sempre mi ha affascinato. La vita sembra proiettarsi su un telone ondulato, uno sfondo in movimento che sussulta e cambia continuamente direzione e intensità.

La misera ma dignitosa esistenza della maggioranza è un’ombra che viene distorta dall’abbaglio sottile e penetrante dei raggi multiformi della speranza. Si nutre della tendenza alla superstizione e non necessariamente della religione ufficiale, che sfuma piuttosto in una fede generica e personalizzata nel dominio dell’inspiegabile.

C’è una propensione diffusa verso il pensiero magico, la fantasia, la creatività, l’immaginazione, il sogno che si riflette nelle credenze popolari e nella mentalità delle persone. La meraviglia, i miraggi, le attese infinite, la speranza e l’incertezza della vita messicana non passano di certo inosservate agli occhi dello straniero, nemmeno dopo anni di lenta e gradevole assuefazione alla cultura locale. Le vicende di stregoni, sciamani, santoni, guaritori, miracolati, maghi e santi popolari, siano essi intesi come figure tradizionali o come invenzioni modaiole, sono una parte dell’immaginario collettivo cui non ci si può sottrarre. La portentosa vita della Santísima Muerte dentro le case, nelle anime e per le strade del Messico rappresenta ancora oggi un mistero.

Questa Santa messicana, protettrice dell’umanità intera, patrona dei dimenticati, è stata descritta più da miti, leggende e articoli sensazionalisti che da documenti e testimonianze: è la grande incompresa nella storia recente dei culti popolari. Quindi il mio viaggio insieme a lei è stato lungo e accidentato, ma ne è valsa la pena.
La Madonna dei narcos; un gozzoviglio di stregonerie e magia nera; una superstizione adatta ai reietti e ai disperati del popolino; una devozione satanica e pericolosa; un’adorazione buona solo per i delinquenti e i pervertiti, per i santoni del vudù e della santería cubana emigrati in terra azteca: questo è solo un campione casuale di quanto per anni hanno detto e scritto sulla Santa Muerte i diffidenti e i timorati, la Chiesa e la stampa. Tali e tante sono le denigrazioni verbali e le menzogne culturali alimentate dalla smania scandalistica dei media e da un certo perbenismo conservatore, ancora presente in ampi strati della società messicana. Innumerevoli sono le etichette marchiate a fuoco sulla pelle del culto popolare messicano che più è cresciuto dalla metà degli anni Novanta a oggi.

È innegabile che, a quelle latitudini, il Vaticano abbia perso progressivamente il suo monopolio tradizionale sul controllo delle anime e degli affari religiosi. I censimenti più recenti mostrano un allarmante calo dei “cattolici dichiarati”, non necessariamente praticanti, in un paese che veniva dato per totalmente acquisito dalla Chiesa di Roma. I momenti importanti della relazione tra la vita e sua sorella, la morte, sono stati gestiti per secoli dalle istituzioni religiose, impiantate con la forza dagli spagnoli durante la Conquista e dallo Stato messicano a partire dalla fine dell’Ottocento. La Chiesa e lo Stato hanno sempre il potere di ufficializzare i rituali di passaggio all’aldilà, però oggi sono numerose e inarrestabili le sette, le fedi alternative, le devozioni e i culti popolari che stanno minando il loro controllo assoluto.

La religione ufficiale ha sempre combattuto le espressioni culturali dissidenti. Lo fece prima nel Vecchio Continente, all’epoca dell’Inquisizione, e poi durante la sanguinosa conquista delle Indie: la spada dei conquistadores Cortés e Pizarro era in stretta alleanza con la croce. Per questo oggi la falce della Muerte ritorna a essere temuta e viene condannata come idolatra e pagana. Antonio Gramsci sosteneva che esistono numerose e diverse visioni del mondo, potenzialmente una per ognuno di noi. In questo senso ogni uomo può essere filosofo con il proprio modo di interpretare la realtà, dunque anche la vita e la morte. I luoghi di questa filosofia sono il linguaggio, il senso comune, o buonsenso, e la religione popolare.
L’avventura della Santa Muerte è l’esplorazione di quest’ultimo luogo, uno spazio di libertà della fede e del pensiero, un mondo di nuove pratiche ed emancipazioni nel Messico dalle profonde contraddizioni.

Le preghiere dei fedeli contengono suppliche rivolte a Dio, alla Vergine o a uno dei tanti santi, ufficiali e non, che sono a disposizione dei credenti in quell’immenso paese. In genere non si tratta di richieste particolarmente esose: lavoro, amore, denari, felicità o qualcosa che vi si avvicini. Oppure si chiede di poter tornare a casa sani e salvi, soprattutto se si vive nelle zone marginali del centro o sulle colline periferiche in cui proliferano case di mattoni e lamiere prive di ogni servizio e del tutto simili alle favelas brasiliane. Scomparire è facile negli slums e non solo. L’impunità è praticamente garantita per i malfattori d’ogni sorta. Il sequestro express è la nuova modalità di rapina in voga. Rapida, spesso indolore, sempre efficace: si rapisce la vittima per qualche ora, poco prima della mezzanotte, per obbligarla a prelevare almeno due volte il massimo consentito dallo sportello ATM: un prelievo alle undici e un altro un paio d’ore dopo. E dopo adiós, se tutto va bene. Altrimenti si continua per qualche giorno fino ad esaurimento del conto in banca. Non sono pochi i casi in cui i sequestri sono coperti ma anche organizzati da bande deviate di poliziotti che poi, magari, devono investigare su loro stessi quando arrivano le denunce. Va da sé che i risultati e gli arresti scarseggino.

La Santa Muerte, almeno lei, ci proteggerà, forse. Dunque è meglio sperare, accendere un cero del colore preferito e poi stare sempre allerta, en las vivas. Il motto ufficiale del Comune di Città del Messico, riprodotto su cartelli, giornali e mezzi pubblici, fino a pochi anni fa recitava solennemente “México, La ciudad de la esperanza”, la città della speranza. Ora è stato aggiornato in “México, ciudad en movimiento”, città in movimento, per ispirare una parvenza di modernità e ufficializzare un ideale di dinamismo e sviluppo. La gran ciudad è il teatro in cui si muovono la vita e la morte, l’anima e il corpo di milioni di messicani. Ci sono anche tanti forestieri innamorati del suo caos perenne.
La Muerte santificata non discrimina e muove le marionette nel teatro. Il progresso cittadino è materia e rumore, viene scandito dai martelli pneumatici delle decine di cantieri aperti per migliorare la viabilità cittadina e rendere umano un traffico giornaliero di oltre sei milioni di veicoli.
D’altro canto il progresso sociale e il riconoscimento dei diritti delle minoranze non hanno pari in America. Sembra una contraddizione, ma è parte della realtà disuguale e frammentata di questo paese. Pericolo e diritti, smog e servizi, poveri e ricchi.

Negli ultimi anni le misure adottate dal governo cittadino hanno recepito e, in alcuni casi, anticipato le rapide evoluzioni sperimentate dal Messico globalizzato e hanno prodotto la commercializzazione libera della pillola del giorno dopo, la legalizzazione dell’aborto, delle coppie di fatto e dei matrimoni tra coppie omosessuali con relativo diritto all’adozione. Sono diritti garantiti dalla legge, almeno nella capitale messicana, anche l’accesso universale alla sanità pubblica e gratuita, così come il sussidio di disoccupazione e le borse di studio per studenti meritevoli delle medie e superiori. Infine la Ley de Voluntad Anticipada (Legge della Volontà Anticipata), sebbene non preveda esplicitamente l’eutanasia, garantisce ai malati terminali la possibilità di scelta sulla continuazione dell’accanimento terapeutico e dei trattamenti per la riduzione del dolore. Quando la morte, la povertà e l’incertezza riemergono nella società, la Santa Muerte appare, consola e protegge le sorti dell’umanità.

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