di Alessandra Daniele
Attesa per il 21 Dicembre 2012, la flotta degli alieni insettoidi di Proxima attaccò la terra con sette anni di ritardo. ”Avranno trovato traffico” ipotizzò il conduttore durante la diretta tv dell’invasione. Poi venne disintegrato.
La superiorità tecnologica degli insettoidi era controbilanciata dalla loro estrema vulnerabilità ai microrganismi patogeni terrestri, per i quali non avevano nessuna immunità.
Questo aveva consentito agli umani di controbattere gli attacchi alieni con la guerriglia batteriologica, portando il conflitto a una sanguinosa condizione di stallo.
Il tempo passava, le vittime si moltiplicavano da entrambe le parti, e le trattative fallivano, finché qualcuno propose di provare a suggellare una prima fragile tregua con un espediente di gusto antico: un matrimonio reale.
– E’ un’idea abominevole — sibilò sdegnata la Prima Arcontessa di Proxima — toccherei una di quelle ripugnanti larve terricole soltanto per sventrarla — aggiunse, con uno scatto delle lunghe zampe seghettate. Il ministro si scansò appena in tempo.
– Maestà, intendevo un matrimonio genetico. Ciò che propongo, di comune accordo col portavoce terrestre, è di creare in vitro un ibrido umano-insettoide che faccia da tramite fra le nostre due specie. Che incarni il dialogo, la mediazione, la conciliazione.
L’Arcontessa sfregò le mandibole uncinate.
– Mai acconsentirò che una sola goccia del nostro cristallino fluido vitale si mescoli alla disgustosa fanghiglia rossastra terricola, neppure in una provetta.
Il Ministro allargò quattro delle sei zampe, poi s’inginocchiò sulle altre due
– Maestà, siamo sull’orlo dell’estinzione reciproca. Dobbiamo evitare la ripresa delle ostilità. Non produrremo un volgare meticcio qualsiasi, ma un ibrido dal pedigree selezionato. Tutto ciò che vi chiedo è un campione del vostro DNA, da combinare con quello del donatore terrestre che abbiamo scelto in base al suo censo, e alla sua compatibilità col DNA insettoide.
– E chi sarebbe?
– Il proprietario d’una penisola dalla forma bizzarra.
– Cos’ha forma bizzarra, lui o la penisola?
– Entrambi.
– E non c’era niente di meglio?
– Come dicevo, maestà, il suo DNA è particolarmente compatibile con quello insettoide. Pensi che ha persino sviluppato uno strato chitinoso sul cranio al posto dei capelli.
L’Arcontessa emise un ronzio schifato.
– Maestà, non sarete costretta nemmeno a vederlo, né lui, né la vostra eventuale progenie, che impianteremo in una madre ospite. Acconsentite, ve ne prego, la Storia di ben tre specie ve ne sarà grata per sempre, venerandovi come una dea.
L’Arcontessa parve colpita dall’ultima frase del ministro.
Dopo una lunga, ronzante riflessione, acconsentì con un cenno della testa triangolare.
Gli esperimenti furono lunghi e laboriosi, e costarono parecchie vite di feti e di madri-ospite, ma alla fine l’ibrido atteso come il Salvatore nacque, e dopo qualche mese di sviluppo accelerato, fu trionfalmente presentato ai due popoli come catalizzatore della Grande Coalizione interplanetaria.
Era portatore sano sia di patogeni terrestri che di Proxima.
Nel suo sangue, i virus mutarono, diventando letali per entrambe le specie.
Mentre presenziava ai meeting, li diffuse ovunque.
Rimasto l’unico sopravvissuto sulla terra, decise di ripopolarla, riproducendosi per partenogenesi.
Depose un milione di uova, che diventarono un milione di insettumani.
Avevano tutti il sorriso di suo padre.