di Cosimo Argentina
Questo racconto di Cosimo Argentina ci è arrivato mentre il Senato approvava in fretta e furia il “decreto salva-Ilva” [ qui la lista dei deputati che hanno votato a favore]. Leggendolo capirete a favore di che cosa si è davvero votato.
Scusate… scusatemi se scrivo sempre della stessa cosa, ma…
Allora, insomma. Taranto se la stanno giocando ai dadi in Parlamento. La Camera ha già fatto la sua puntata e il Senato si appresta a farlo. Io rientro in Brianza dopo tre giorni passati dentro quella torre satanica che è l’ospedale Nord, sesto piano, reparto oncologia. Andatevelo a vedere, l’ospedale Nord. Sorge in una landa desolata, sorge sul nulla. Intorno solo cespugli, una roulotte bruciata e cani impazziti che brancolano nel buio a caccia di topi. L’ospedale ha un pronto soccorso. Arriva una malata di cancro. Una vecchia insegnante della scuola D’Aquino, quartiere Tamburi. S’è appena ripresa da un cancro all’utero che le ha fruttato l’asportazione di tutto quello che aveva in mezzo alle gambe che c’è ricaduta, la lazzarona: tumore alla membrana peritoneale.
Ha trascorso metà della sua vita in quella scuola. Le hanno pure ammazzato due alunni nel cortile. Cinque colpi di P38 mentre gli altri ragazzini uscivano dopo il suono della campanella. Ora singhiozza in un letto ridotta a un ammasso di ossicini e pelle. Pesava 65 chili, l’insegnante… ora va poco più di quaranta. Dosi da cavallo di Oxaliplatino, Streptozocina e dio sa cos’altro l’hanno messa in ginocchio.
Sabato 15 dicembre tra le vie di Taranto s’è andata radunando un botto di gente che urlava il proprio rancore e dolore contro il ragnatelico attacco politico alla città. Altra gente se ne stava sui balconi a bestemmiare. Altri fumavano agli angoli delle strade. Da ste parti ogni tanto arriva una troupe televisiva e si inscena una puntata speciale sulle polveri sottili e i metalli pesanti presenti nell’aria. I conduttori hanno la giacca e la cravatta, le conduttrici il tailleur e le calze velate. La magistratura ha detto in prosa e musica che i signori del vapore hanno rotto il cazzo e si sono mangiati viva la città. Abbiamo mandato a puttane cozze, agnelli, terreni, scogli, gabbie toraciche, arterie e uno dei mari più belli. I governi hanno rotto i coglioni per non rompere i loro scellerati patti con cordate di uomini che farebbero orrore a Howard Phillips Lovecraft e sì che lui ci conviveva, coi magri notturni. La legge, mi hanno insegnato, è posta a tutela dello stato di diritto. Ma ci sono realtà dove la legalità è un cartello di cartone pressato da appendere alle palle di quelli che si beccano il tumore alle vie respiratorie.
L’insegnante di cui prima arriva al pronto soccorso dell’ospedale Nord. Ha una gamba impazzita a causa di una trombosi, la pelle del cranio che le si ritira all’apice del teschio privo di capelli e l’urgenza di una tac e un ecodoppler. Risultato? Decidono di non ricoverarla per mancanza di letti. La gente intanto si accalca davanti alla porta dell’ambulatorio di oncologia. I medici acquartierati dietro porte di lamiera e vetrocemento osservano i fottuti che reclamano una pet, un’ecografia, un appuntamento per la radioterapia interna. Dentro, nella stanza numero otto, un letto di emergenza viene ficcato tra un frigo e un armadietto e l’insegnante viene fatta sdraiare se non altro per omaggiarla dell’attesa al piano meno uno che è stata di sei ore, dalle nove alle tre del pomeriggio. Nella stessa stanza un medico acido e cinico sta spiegando a un uomo con gli occhiali alla Saragat che sua moglie è spacciata e se la può pure portare a casa. Se avrà culo potrà trovare un posto alla cittadella della carità di San Paolo. Vogliono dissequestrare manufatti realizzati in frode alla legge; vogliono permettere l’attività di un impianto chiuso con sentenza da un’autorità giudicante; un latitante chiede garanzie e un presidente di regione che ha fatto la sua parte nella sozzeria ilviana ha tentato la scalata con le primarie del suo partito. Un sindaco che ha fallito come politico e come pediatra, buono solo a mettere i bastoni tra le ruote ai ragazzi che volevano trasformare il cantiere Maggese in un centro culturale strappandolo agli happy hour dei figli dei primari. Intanto l’insegnante s’è sdraiata e gli infermieri si cacano il cazzo perché perde liquidi a terremoto e il letto sporco dev’essere risistemato. Bottiglie di champagne… si vede passare anche un carrello con delle bottiglie, ma per una sacca di sangue bisogna andare al Santissima Annunziata che dista una ventina di chilometri da lì. Dove sta scritto che una città per qualche migliaio di posti di lavoro si deve calare le brache e deve accettare fiale al veleno più numerose delle fialette puzzolenti a carnevale?
L’insegnante è una vedova il cui marito lavorava nell’acciaieria. Pure il cognato, il nipote e lo scialpo [il balbuziente] del terzo piano lavoravano al siderurgico. ‘Ann muert’ tutte!
Lei prova un po’ di disagio a farsi lavare da un robusto infermiere e poi gli regala venti euro perché si sente in difetto perché s’è ammalata e non se la fida nemmeno ad andare in bagno.
Mario Monti sorride, Clini sorride, Passera sorride e ognuno di loro ha parole di conforto per la città fottuta e a corto di buonumore. Per quanto mi riguarda possono andare a fare in culo tutt’e tre e appress’a loro la torreggiante pletora di portaborse e tirapiedi che si portano dietro.
Insomma per farvela breve l’insegnante riceve il suo buon brodino e una manciata di pillole tutte belle bianche.
Nello sterrato davanti all’ospedale il parcheggiatore abusivo chiede quaccheccose a comodo vostro, dottò!
Niente da fare, bello, sono venuto in pullman!
E via, verso un tour di Paolo VI nord e Paolo VI sud che merita il prezzo del biglietto: 70 centesimi.