La Russia di Putin nell’ultimo video delle Serebro
di Mauro Baldrati
“Oh Ooh, cominciamo questa guerra dannatamente sexy”. Non è la sporca, feroce e poco mediatica guerra che la Russia di Putin ha scatenato in Cecenia. Nulla di così impegnato, di così drammatico, ma il ritornello di Gun, l’ultimo video delle Serebro, un trio al femminile russo che sta spopolando nelle classifiche in occidente. Il pezzo precedente, Mama Lover, ha totalizzato circa trentacinque milioni di visualizzazioni, nelle due versioni, russa e per l’occidente. Gli ingredienti sono simili: ampi ed espliciti riferimento al sesso, alla masturbazione, zoomate sulle parti intime, esibizione di biancheria, labbra umide, sorrisi ammiccanti. Gun ha due versioni, come il precedente brano: una per la Russia, girata a bordo di un aereo, più naif, ma forse più volgare, e una raffinata e tecnologica per l’occidente. La grafica è sgargiante, a tinte forti, con un che di rétro anni Ottanta/Novanta. Evoca le immagini iper-polarizzate di Chico Leydmann, mentre le suggestioni soft-porno richiamano un altro fotografo-icona di quegli anni, Helmut Newton. Ma il tutto molto più ruspante e casereccio. E ovviamente Sex di Madonna, ma quel libro, per quanto manierista, era realizzato da un maestro della fotografia come Steven Meisel, mentre qui siamo sulla falsariga del classico calendario sexy.
C’è tutta la nuova Russia in questi video delle tre bad girls che “spaccano”: disimpegno, ragazze che si identificano con le “escort”, disponibili, provocanti, luci sfavillanti di una città di notte. È l’immagine vincente, rampante, per yuppies disinibiti e goderecci del terzo millennio. Sembra di vedere le limousine degli oligarchi del petrolio, del gas, delle armi, le polizie private che vigilano davanti ai ristoranti di lusso, alle ville dei miliardari. Traspira un senso di potenza, l’estetica dell’edonismo di chi si è arricchito rapidamente, senza andare troppo per il sottile.
Ma il lato B è accuratamente nascosto, occultato tra le pieghe del non mostrato, del non detto, dietro la facciata festaiola. Anzi sembra addirittura oggetto di dileggio: “Oh Ooh” cantano le Serebro, “e al diavolo — (fuck nella traduzione in inglese, ndr) — quello che le brave ragazze potrebbero dire”. Chi sono le “brave ragazze”? Forse le Pussy Riot? Non possono dire più nulla, infatti sono in carcere, dopo una sentenza che le ha condannate a due anni. Erano un altro gruppo al femminile, che ha osato esibirsi in una performance situazionista in una cattedrale ortodossa, dove le ragazze, mascherate, hanno pregato la divinità di liberare la Russia da Putin. Il patriarca ha gridato allo scandalo, e dopo un invito a “pentirsi” per l’oltraggio, proprio come ai tempi dell’inquisizione, è seguito il carcere.
Questo è infatti il lato oscuro del “miracolo” russo: dissidenti incarcerati, decine di blogger costretti al silenzio o arrestati, omicidi di oppositori, come la giornalista Anna Politkovskaja, assassinata nel 2006 dopo i suoi reportage sulla Cecenia e le denunce all’opinione pubblica dei crimini del nuovo regime. La forbice tra ricchi e poveri è aumentata a dismisura, ultramiliardari detengono il potere economico, che spartiscono accuratamente con la classe politica, mentre le sacche di miseria aumentano, con eserciti di senzatetto che affollano i sobborghi delle metropoli.
Tutti aspetti noiosi, deprimenti che di sicuro non compaiono nel luccicante, erotico Gun, video fintamente trasgressivo che forse non dispiacerà affatto a Putin. Il quale, all’ultima festa di compleanno per i 60 anni, non ha mancato di stigmatizzare le Pussy Riot, giustamente punite perché “minano alle fondamenta” la moralità della Santa Madre Russia.
Invece “la moralità” delle Serebro non mina proprio niente. Non ha certo mobilitato i gruppi di cristiani oltranzisti che bruciavano le immagini di Madonna, dopo il suo concerto di agosto in cui ha espresso solidarietà alle Pussy Riot (e si è pure presa della “vecchia bliad” — prostituta, puttana — dal vicepremier russo). Il disimpegno fondamentalista è sempre bene accetto, chi se ne frega se mostrano le mutande e mimano un rapporto orale. Tre ragazze che cantano, nel bagno di un albergo di lusso: “Sbattimi sulla pista da ballo come sul letto / E sono pronta a stare sotto di te per lungo tempo” e: “Lo sai che sbatto la tua pistola”, sono esuberanti, ma conformi all’estetica della città vincente. Invece tre ragazze che osano irrompere in un tempio del potere religioso, coinvolgendolo in uno happening di protesta contro quello politico, compiono un grave oltraggio. Vengono direttamente dal dark side della città vincente, e sono da rinchiudere.
Chissà, Gun forse è piaciuto anche al grande amico di Putin, Silvio Berlusconi, puntualmente invitato alla sua festa. Magari si sono pure proiettati il video in una saletta privata, dandosi di gomito, perché le Serebro, che hanno sfilato in passerella alla recente settimana della moda milanese, stanno a Putin più o meno come la Minetti (anche lei in passerella) sta a Berlusconi.