di Alessandra Daniele
Le primarie del PD sono state un successo strepitoso, al di là delle aspettative più ottimistiche: il partito è spaccato a metà, sia politicamente che geograficamente, le fazioni nemiche sono ai materassi, e si odiano così tanto da non riuscire a trattenersi nemmeno sotto lo sguardo severo e blasonato di Bianca Berlinguer, che durante lo Speciale Tg3 ha dovuto sudare come un buttafuori per impedire ai suoi ospiti di mangiarsi il cuore a vicenda in diretta.
Renzi festeggia.
Mentre il giovane berlusconi passa la semifinale delle primarie PD, la recidiva ridiscesa, cioè il prolasso in campo del vecchio Berlusconi incombe flaccido sulle primarie PdL, ancora incerte. Il partito non ne avrebbe bisogno: è già completamente spappolato.
Berlusconi medita di chiuderlo per bancarotta, e ricostituire la prima formazione con cui ha avuto successo: la P2.
Nella tonnara, Alfano, Biancofiore, Cattaneo, Crosetto, Meloni, Samorì, e Santanché aspettano che il capo decida quale costume da burlesque fargli indossare stavolta.
C’è chi propone di trollare le eventuali primarie PdL, infiltrarsi per votare in massa il candidato più cialtrone, più incapace, più ridicolo: la scelta non mancherebbe, però non è il caso, dati i gusti degli italiani ce lo/la ritroveremmo premier per i prossimi vent’anni. Io propongo qualcos’altro: candidiamoci anche noi. Candidiamoci tutti. Da questa lista possiamo desumere le qualità necessarie: nessuna.
Uno qualsiasi di noi spiccherebbe per dignità e competenza in certa compagnia. Uno qualsiasi dei nostri parassiti intestinali sintetizzatori di enzimi ha un curriculum e un’immagine migliore.
Candidiamoci tutti, tanto l’Italia ci è stata pignorata dalla BCE, tutte queste primarie si fanno solo per il LOL, e il cast lo dimostra al di là di ogni ragionevole dubbio. Sono i LOLCands. L’Italia continuerà comunque a essere governata dalla Rubrica Monti, e dai nomi che ci sono dentro.
Questo è lo stadio nel quale il Capitalismo dimostra tutta la sua incompatibilità genetica con qualsiasi forma di democrazia che non sia soltanto coreografica, che non sia un semplice beauty contest tra fazioni dello stesso sistema capitalista che neanche il M5S mette in discussione.
I politici sono tutti uguali? Fra Bersani e Alfano la differenza salta agli occhi, ma entrambi hanno la strada segnata, come la locomotiva di ”Buffalo Bill”.
Possono fare piccole differenze, alcune anche molto coreografiche, ma non la più importante, quella sostanziale da cui dipendono tutte le altre.
Non possono, e neanche lo vogliono.
L’ultima fermata, lo stadio finale del Capitalismo possiamo già intravederlo: una Creditocrazia che fra merce, e lavoratori che la producono non farà più nessuna differenza, né etica né giuridica, che non sia a favore della merce.