di Danilo Arona
Appartiene da sempre al mondo dell’immaginario. Perciò anche delle paure. Jan Harold Brunvand, il più celebre studioso planetario di leggendario contemporaneo, la definisce come La brava baby sitter, con varianti quali The Hippie Baby Sitter a stigmatizzare l’estranea diversità di chi dovrebbe accudire ai piccoli mentre i genitori sono fuori per lavoro, mentre cinema e letteratura ci hanno marginalmente lavorato un po’ di tempo con titoli The Nanny di Seth Holt (195) Sangster e Nanny di Dan Greenburg, e declinazioni in tema quali La mano sulla culla, L’albero del male e ancora il libro di Robert McCammon Mary Terror.
Ma qui parliamo d’altro. Ed esaurita il doveroso cappello citazionistico, eccoci catapultati in una “Zona del Crepuscolo” abitata dallo spirito di Halloween e da apparenti contagi psichici. Inutile che lo ricordi qui: razionalmente non credo quasi mai a certe tesi che si fanno strada nella mia rubrica, ma d’istinto non posso fare a meno di segnalare, quando esistono, sconcertanti analogie. Anche perché il dubbio è il vero motore di certe indagini.
I fatti sono purtroppo noti. A New York una baby sitter cinquantenne accoltella il 25 ottobre due bambini di 2 e 6 anni nel bagno di casa e poi tenta di suicidarsi. La donna di origine dominicana si chiama Yoselyn Ortega e godeva della massima fiducia da parte dei coniugi Krim com cui collaborava da più di due anni. Il 31 ottobre il dramma si ripropone a Naperville, nelle vicinanze di Chicago, dove un’altra baby sitter, quarantenne e di origine polacca, uccide altri due bambini, uno dei quali era addirittura il proprio figlio. Diverse e in sequenza le varie spiegazioni rilasciate dalla donna alla polizia: voci demoniache nella testa, i bambini che erano “il Male” e la scelta di compiere l’omicidio più atroce allo scopo di colpire e far soffrire l’ex-marito. Purtroppo un film già visto
Ma la casistica non nasce dal nulla. Al marzo del 2012 risale il caso, impropriamente simile a quelli di cui sopra, della baby sitter Megalie Bamu, ventinovenne originaria del Congo, una vicenda accaduta in Gran Bretagna e che ha visto la Bamu essere accusata di omicidio con il suo compagno Bibiku Eric. La ragazza, che accudiva i figli piccoli di tal Jaide Voller, 32 anni, ha ucciso durante un rito voodoo il fratello quindicenne, torturato per ore con coltelli, spranghe di metallo, un martello e uno scalpello, prima di essere soffocato nella vasca da bagno in casa della coppia di assassini, a Newham. Ma ancora l’America non ha dimenticato Manjim Basuta, condannata nel giugno del ’99 per avere ucciso Oliver Smith di 13 mesi, sbattendolo a terra perché piangeva. Un caso nella dinamica simile a quello commesso nel ’97 dall’allora diciannovenne Louise Woodward, condannata da una giuria popolare nel ‘ 97 (e poi scagionata dal giudice) per l’omicidio di Matthew Eappen, un bambino di otto mesi di Boston che la ragazza aveva in cura.
Casi che non hanno nulla in comune tra loro. O forse sì, se annotiamo l’origine “straniera” di ogni protagonista, elemento aggravante una condizione forse già in essere di stress e di emarginazione. Nel recente e più clamoroso evento, quello della Ortega, è assodato che la donna fosse piena di problemi su cui tutti quelli che le stavano accanto hanno minimizzato: problemi di soldi, di casa, i guai di una madre immigrata, senza marito, che doveva lottare per la sopravvivenza a Manhattan e che vendeva pure prodotti porta a porta per arrotondare lo stipendio dei Krim. Era nervosa, affaticata e continuava a dimagrire. E così sembrerebbe tutto chiaro. Anche se si fa per dire.
In territori diversi, con altrettanti strumenti di analisi, ci si deve muovere più a tentoni. Anni fa, in un pezzo che ancora circola in rete (Lo spirito di Halloween) mi ponevo in modo più che laico un dubbio che potrebbe risuonare come pertinenza di certo cattolicesimo integralista, ovvero se la cosiddetta “zona Halloween” non sia con il tempo divenuta, magari a partire dal celeberrimo 30 ottobre 1938 reso immortale da Orson Welles e la sua trasmissione radio su La guerra dei mondi, una sorta di autentico “Eggregoro” mediatico in grado di “entrare dentro” alla mente, complici anche sostanze obnubilanti, al rango di un autentico “spirito di Halloween” e di penetrare nelle cellule dell’individuo sino a spingerlo, come un demone che ti possiede, ad azioni criminali e devianti. Un dubbio quest’anno più che legittimo, tra eventi demenziali ed eventi climatici al di là di ogni casistica tipo Sandy, e che fa scrivere su “La Stampa” di venerdì 2 novembre al giornalista Gianluca Nicoletti:
«…Siamo stati proprio bravi, abbiamo trasformato un’occasione di spensieratezza in una rissa da stadio; spiace ammetterlo, ma segna la vittoria indiscutibile di tutti i più acerrimi nemici delle zucche sogghignanti. E’ giusto così: se le cose devono prendere questa piega ha ragione padre Amorth, che a lungo tuonò contro quella che pensavamo una festa per i nostri bimbi, mettendoci in guardia sul fatto che avremmo rischiato di partecipare a un baccanale satanico. Con lui tutti quelli che, a ogni vigilia di Halloween, hanno tirato fuori la storia della festa consumistica, della depravazione nascosta sotto il mantello di ogni strega, del vilipendio alla tradizione, dell’essere schiavi delle
mode yankee… Magari diffondono il loro zelo catartico via Facebook, che è notoriamente stato inventato a Voghera, o sorseggiando Coca Cola, classica tisana di ogni nonna italiana doc. Bisogna ammetterlo, anche se ci fa male, che ci ha visto lungo Vito Siciliano, sindaco di Binetto, vicino a Bari. Ieri l’altro aveva firmato un’ordinanza anti Halloween e almeno nel suo comune a nessuno zombie, lupo mannaro o vampiro è stato permesso di circolare per strada. Abbiamo tutti sorriso, anche preso un po’ in giro il prete di Santa Maria La Nova in provincia di Salerno, che da due anni obbliga i suoi parrocchiani più zelanti a travestirsi come il loro personale santo protettore. Per dare l’esempio lui, che si chiama Marcello, si veste da Papa, seguito da San Giovanni decollato e Santa Lucia con le pupille nel piattino. Anche nell’iconografia dei santi ci si può sbizzarrire in travestimenti splatter, l’importante per il buon parroco era non cedere alla pericolosa promiscuità sessuale, quella che a suo parere trasuda da ogni festa in costume stregonesco. Magari gli eccessi fossero stati nel contravvenire al precetto della moderazione delle pulsioni carnali. Sarebbe alla fine stata una colpa veniale, una piccola uscita dalla retta via, una modesta botta di vita consumata tra le bollicine di un prosecchino galeotto tra ragionieri con la mano artigliata di Freddy Krueger e casalinghe addobbate, sopra e sotto, da satanasse in bollore. Invece ha prevalso il peggior istinto da teppistelli viziati, quello che riemerge in ogni cronaca dai luoghi eccelsi delle movide cittadine. Ancora una volta hanno vinto su tutti i figli di papà divorati da overdose di cachemire, gli arrabbiati delle periferie, i nipotini della lupa e tutte le brave persone che si sono lasciate fagocitare ogni grammo di cervello dai loro mascheramenti, come fossero stati posseduti dagli spietati fanta evisceratori, di cui avevano assunto le fattezze.»
Innegabile che ci sia del vero. Soprattutto se la cronaca del primo di novembre è un bollettino di guerra. E poi il pezzo che s’intitola L’horror in salsa italiana – risse da stadio e battaglie, è proprio niente male. Ma Nicoletti nel finale sfiora un punto, persino scherzandoci, che alla Luce Oscura dell’Ombra junghiana è in grado di stimolare bozze di riflessioni che ognuno può spingere dove crede: la maschera, il travestimento, la possessione, l’Eggregoro. E proprio quest’ultimo sul quale ho più volte scritto è, in linea puramente teorica, un eccelente trasmettitore di contagi psichici. Informazioni virali amplificate da una cupola energetica alla quale tutto e tutti contribuiscono. Creazioni astrali che si tramutano in concetti vitalizzati di magnitudo planetaria. Una unica Forma- Pensiero formata da milioni di altre in sintonia, intenzionale o involontaria. Così efficacemente potente dal vederci anche uno strumento al servizio di certo e manipolante potere per indirizzare e distorcere le opinioni delle masse convinte di essere autonome e libere.
Certo, sarebbe sin troppo facile spiegare così le baby sitter assassine o le morti di Halloween. Parrebbe quasi di ripercorrere la tesi militante della possessione demoniaca in un contesto laicamente esoterico che attribuisce sempre la colpa a un Altro, o meglio all’Altro, liberando l’uomo dal fardello della responsabilità individuale. Temo che al momento attuale non esistano risposte certe. Mi permetto solo di ricordare, come già fece Valerio Evangelisti un paio d’anni fa in un contesto del tutto analogo a questo, che la “vita” di un Eggregoro, in quanto specchio — funzionale e funzionale — di una coscienza collettiva, è divenuto tema basilare di alcune positive derive della neuroscienza cognitiva. In modo particolare è degna di seguito l’opera di Michael Persinger (Jacksonville, 1945), autore di testi notevoli che s’intitolano The Paranormal, The Weather Matrix and the Human Behavior e Neuropsychological Bases of God Belief, dai quali si evince che la realtà dell’Eggregoro possa essere almeno in parte spiegata e descritta, quando non riprodotta sperimentalmente, in termini scientifici. Una conferma di quell’Anima Mundi cara agli ermetisti e che Persinger, in una videconferenza che si può trovare tranquillamente in Rete, analizza attraverso il meccanismo connettivo dei 7 miliardi di cervelli presenti sul pianeta che possono entrare in comunicazione quando il campo elettromagnetico totale è debole. Da qui a ipotizzare una sorta di “internet telepatico” non sembra mancare molto, soprattutto alla luce di un recente post a firma Rocco Bruno che sostiene che “Facebook è diventato un Eggregoro impressionante, una porta infernale che divora il tempo delle persone… tanto più tempo ognuno vi dedica, tanto più l’Eggregoro si carica… L’Eggregoro non è nulla di fisico, ma pura materia mentale che vive dell’energia vitale dei suoi membri.”
Forse, tenuto conto che sono partito dalle bad nannies statunitensi, il sospetto di avere scantonato è ben più di un assillo mentale. Ma tutto in questo strano mondo pare sempre più interconnesso. Da Sandy alle sue decine di fake fotografici, dalle maschere di Halloween alla tragica festa nell’arena di Madrid, dalla morte di Meredith Kercher nell’ottobre del 2007 a un altro strano, e al momento inspiegabile, decesso di un’adolescente sul lago di Bracciano.
C’è qualcosa che, come sempre, ci sfugge. Ma non potrebbe essere altrimenti.