di Alessandra Daniele
Dopo aver trasformato il suo ennesimo falso ritiro nel suo ennesimo tele comizio, Berlusconi ha ribadito l’intenzione di scegliere il suo prossimo prestanome con un reality show. Il cast previsto finora è da Isola dei Famosi: Santanché, Formigoni, Crosetto, Meloni, Galan, Gelmini, e Alfano, di nuovo scippato della sospirata corona di stagnola, di nuovo obbligato a rincorrerla in tondo come un cane da cinodromo.
Che queste annunciate ”Primarie del PdL” si svolgano davvero, o vengano rimpiazzate da una gara di lap dance, ovviamente finiranno per nominare un’altra testa di gomma che Berlusconi resterà a manovrare dietro le quinte, anzi davanti, impallandola completamente nell’esibirsi per le sue fangirls, quelle mercenarie, e quelle sincere, le sue vecchiette stuccate e ritinte alle quali somiglia sempre di più.
Piacere tanto alle vecchiette che sfrutta non è l’unico tratto comune fra Berlusconi e Max Bialystock, l’impresario truffaldino protagonista del capolavoro di Mel Brooks ”The Producers”: infatti anche il ”Miracolo Italiano” in realtà è stato un fiasco volutamente concepito dall’inizio per essere un fiasco. Una bancarotta fraudolenta.
Berlusconi è un monopolista che non ha mai avuto davvero intenzione di realizzare una ”Rivoluzione Liberale”, ma solo di ingrassare il suo monopolio; è un puttaniere che non ha mai avuto davvero intenzione di difendere ”I Valori della Famiglia”, ma solo di comprare il sostegno Vaticano; è un oligarca che non ha mai avuto davvero intenzione di decentrare un grammo del suo potere, e che ha usato il populismo solo per inculare il popolo.
Come Bialystock, Berlusconi ha catalizzato la gretta avidità delle cariatidi, ha fomentato le allucinate vanaglorie dei neofascisti, ha incoraggiato le grottesche velleità dei guitti incapaci, per mettere in scena la sua sgangherata riedizione farsesca del Ventennio, la sua ”Springtime for Mussolini” concepita fin dall’inizio per fallire, dandogli così modo di incassare tutto il possibile, e poi dichiarare l’inevitabile bancarotta senza mantenere nessuna delle irrealizzabili promesse.
Adesso che il paese gli è stato pignorato dalla BCE, per Berlusconi è arrivato il momento di lasciare i delfani della sua tonnara a sbranarsi a vicenda per il titolo ormai vuoto di candidato premier-esecutore BCE, e godersi più ricco che mai il monopolio mediatico intatto, mentre il governo Monti continua a curare gli interessi suoi, e della sua classe, anche meglio di come riuscisse a fare lui personalmente.