di Lorenza Ghinelli

piovra.jpgPurtroppo, la religione è ancora un tema di interesse centrale, lo sono senz’altro le implicazioni che la religione comprende, implicazioni quasi sempre politiche e troppo poco manifeste.
In queste settimane si dibatte incessantemente se, e come, modificare l’ora di religione nelle scuole, e neppure un mese fa le vignette satiriche su Maometto, pubblicate sul settimanale Charlie Hebdo, hanno infiammato il mondo.
Di cosa non abbiamo bisogno? Di indottrinamento, credo. Quello che manca è un dialogo aperto, un diritto al dubbio, e il coraggio di compiere scelte civili.
La puntata di Che tempo che fa, andata in onda lunedì 1 ottobre, mi ha lasciato perplessa. Fabio Fazio ha inaugurato la nuova stagione della sua trasmissione che si svolgerà per la prima volta, e per tutto l’anno, in prima serata. Tra i diversi ospiti che possono piacere o annoiare, c’è stata una scelta che non riesco a comprendere: quella di intervistare il cardinal Ruini in merito al suo ultimo libro “Intervista su Dio”, edito da Mondadori.


Che tempo che fa è una trasmissione che ha il potere di arrivare a un pubblico immenso, può veicolare cultura, nel migliore dei casi. E spesso lo ha fatto. Ma può veicolare anche altro. E in questo senso ha una grande responsabilità.
Per questo mi chiedo: per quale motivo, tra tante persone che meriterebbero visibilità, capaci di stimolare il pensiero divergente e scuotere le coscienze si è scelto di dare spazio a Camillo Ruini? Sul momento ho pensato potesse essere interessante un dibattito, ho confidato molto nelle capacità di Fazio di condurre la conversazione su temi di interesse comune. Forse Fazio è stato troppo sottile, ma credo semplicemente che i rari tentativi compiuti in tal senso siano stati timidi e destinati a essere colti da poche persone. Quello che invece è sembrato palese è stato un atteggiamento eccessivamente reverente nei confronti di un cardinale dichiaratamente conservatore, antiabortista e omofobo. Fazio ha mosso le sue parole unicamente dove Ruini non avrebbe avuto nulla da obiettare. È stata, in sintesi, un’occasione mancata per mostrare l’uomo e non l’abito.

Ma andiamo con ordine. La prima domanda che Fazio ha posto al cardinale è stata la seguente:
«Perché, oggi, l’esigenza di un libro che si propone, percorrendo strade molto antiche, di provare per vie razionali l’esistenza di Dio? Ce n’è bisogno?»
La risposta del cardinale ovviamente è sì. Ce n’è bisogno. C’è bisogno di spegare le motivazioni che rendono plausibile l’esistenza di Dio. E prosegue con queste parole: «Credo che di questo ci sia moltissimo bisogno perché altrimenti la questione di Dio rimane soltanto in privato, chiusa in noi stessi. Molta gente, moltissima gente, la maggior parte degli italiani credono in Dio, ma alla fine non sanno il perché. E invece è bene che sappiano le motivazioni che stanno dietro a questa scelta, che certamente è libera, di credere in Dio».
Ora, sorvolando sull’uso improprio (e quindi sull’abuso) della parola libertà, mi chiedo sinceramente se Camillo Ruini conosca a memoria le parole di una delle splendide canzoni di De André, Don Raffae’ (mi spiega che penso e bevimm’u cafè…).

La conversazione ovviamente procede con Fazio che gli domanda: «Cosa cambia se Dio rimane un fatto intimo, privato in se stessi rispetto al riconoscimento che lei propone?».
Ruini: «Cambia questo, che se rimane un fatto privato, la fede non è più qualcosa di comunicabile dall’uno all’altro, per potere essere comunicata deve presentare delle motivazioni. Così esce dall’intimo e diviene immediatamente un fatto pubblico».

Confesso che questa affermazione mi ha inquietata: appare come un manifesto al pensiero unico. Come scrittrice mi sento di affermare che tutto ciò che in noi c’è di intimo e privato può diventare linguaggio, e linguaggi differenti possono comprendersi, stimolarsi, affascinarsi o indignarsi, ma soprattutto possono generare nuovi esperanti. Parlare della stessa cosa con le stesse parole non significa condividere gli stessi universi interiori, significa generare fondamentalismi in cui tutto ciò che non si conforma viene annientato.

Secondo Fabio Fazio, il cardinal Ruini nel suo libro non si è sottratto ad alcuna domanda, anche se trovo semplice selezionare le domande e scegliersi accuratamente le risposte. Ad ogni modo, Fazio sostiene che Ruini, in modo coraggioso, abbia saputo affrontare e spiegare il processo di scristianizzazione a cui stiamo assistendo, una sorta di “eclissi di Dio”, e gli domanda quali siano i segni di questa scristianizzazione. Secondo il cardinale, «I segni sono che molte persone sono in dubbio. Anche se secondo me la maggior parte rimangono credenti, però tante volte è una fede, una convinzione, che è attraversata da motivi di perplessità perché il contesto culturale spesso è orientato in senso contrario. Questa è la grande differenza che si è costruita nei secoli…». Le posizioni della cultura avrebbero, secondo Ruini, «Preso la posizione di critica, di diffidenza verso Dio, di gnosticismo».

Mi sarebbe piaciuto chiedergli se non considerasse legittimo dubitare, se non considerasse il dubbio un motore di conoscenza di se stessi, una palestra di rara potenza contro ogni tipo di xenofobia di cui la chiesa, purtroppo si rende spesso paladina. Ma ovviamente posso solo ascoltarlo continuare mentre espone quelli che per lui sono i due grandi problemi della chiesa (e qui drizzo le orecchie). Secondo Ruini, il problema sarebbe quello di non essere stata tempestiva nel cogliere le due maggiori novità del tempo moderno: «La prima è che la persona umana, il soggetto umano, viene posto al centro. Cioè la centralità del soggetto umano. Questo è stato vissuto spesso in campo ecclesiale come una sfida alla centralità di Dio». L’altro punto invece sarebbe la diffidenza della chiesa verso un nuovo tipo di scienza diverso da quello classico. Dopodiché, in maniera indubbiamente colta, parla dei mutamenti della chiesa e dell’individuo iniziati con l’avvento dell’Illuminismo. Giuro che sono stata molto attenta, ma non gli ho sentito menzionare i veri problemi della chiesa e i veri motivi che spingono sempre più persone a prenderne le distanze (vedere alla voce ostracismo, razzismo, ingerenze nelle scelte politiche, sostegno alle guerre, pedofilia impunita, giudizi impietosi verso chi conduce una vita differente da quella che la chiesa reputa superbamente essere giusta, solo per citarne alcune).

Preti-Nazisti.JPGRuini ha ricordato che dopo la morte di Gesù, «l’apostolo Paolo e tanti altri, hanno portato il cristianesimo fuori dal contesto giudaico semitico nel quale era nato, ma l’hanno portato nel nostro mondo di allora, che era il mondo greco romano, ellenistico romano, e si sono trovati di fronte a un mondo molto lontano dalle loro idee. Cos’hanno fatto? Non si sono adeguati a questo mondo ma hanno pensato di poter cambiare questo mondo attraverso la missione cristiana. Ci hanno messo tre secoli, ma ci sono riusciti».

Vede, cardinal Ruini, io non ho nessun dubbio che lei sia una persona estremamente colta, istruita e, mio malgrado, anche intelligente. Sono certa che nel suo libro ci sono spunti estremamente interessanti e arricchenti, e non sono ironica. Persone che coltivano il dubbio e il pensiero divergente troverebbero nutrimento in ogni testo sacro o considerato eretico. Persino il Mein Kampf può stimolare il mio pensiero, ma non mi porterà MAI ad abbracciare ideali nazisti, xenofobi, o demagogie improbabili. E questo perché a qualsiasi principio, o dio, preferisco anteporre sempre i diritti dell’essere umano.

Come cittadina del mondo, trovo quindi le parole del cardinale offensive, anche se sapientemente misurate. Non trovo lodevole il non sapersi adeguare a una civiltà diversa, ma lo posso comprendere. Trovo invece abietto il volerla cambiare aprioristicamente, senza cercare di comprenderla. In quei tre secoli impiegati per “cristianizzare” il mondo grande peso lo hanno avuto le “guerre sante”, le crociate. Ma le guerre sono tutte uguali. E sono certa che anche Ruini rifiuterà il concetto di guerra giusta. Esiste solo una cosa che trovo necessaria e legittima: la resistenza. La resistenza dei popoli e degli individui abusati che troppo spesso vengono calpestati in nome di ideologie e principi.
Il dubbio educa l’uomo a pensare, a non credersi giusto, a scegliere, riflettere, ascoltare, a convivere con la propria finitezza.
Alla domanda: “come possiamo avere la certezza che Dio esiste?”. Preferisco: “Come possiamo tollerare il dubbio di non saperlo senza cedere al fascino del più esasperato nichilismo o del più scellerato fondamentalismo?”.
L’Altro, inteso come altro da noi, umano come noi, e gli metto la maiuscola, deve essere un nutrimento, una tensione costante verso nuove domande. Vedere nel nostro prossimo una malerba da eradicare o contenere in nome di un’ideologia o di una fede non mi ha mai convinto.

marriage.jpgIn questa intervista, Fazio ha chiesto al cardinale se esistono limiti invalicabili per la chiesa, nello specifico gli ha chiesto se la posizione della chiesa in merito alle coppie di fatto e all’omogenitorialità siano destinate a restare uguali nel tempo. Con carpiati straordinari Ruini è riuscito ad apparire moderato, dicendo che sì, «La posizione della chiesa resterà tale perché Dio non cambia, è sempre lo stesso, Cristo è sempre lo stesso e la chiesa deve testimoniare il Cristo, perché la chiesa non ha una sua legittimità autonoma, la legittimità della chiesa viene solo dal credere in Dio e dal credere in Cristo. La chiesa non può dire: io rinuncio a questo per essere più alla moda o per ottenere maggiore consenso. Cesserebbe di esistere come tale». Dopodiché elude totalmente la risposta rifugiandosi nella dottrina, parlando di quanto Cristo abbia amato l’uomo facendosi uomo egli stesso, concludendo che «Qualsiasi cosa che va contro alla struttura fondamentale dell’uomo non va bene in qualsiasi tempo. E non ci possono essere mode o situazioni in cui si dice: non è più così».
Sostanzialmente ha detto: l’aborto medicalmente assitito, l’omosessualità, la fecondazione assistita e l’eutanasia sono contro la natura che Dio ha deciso per l’uomo (e la donna, che Ruini non menziona mai ma che esiste e merita considerazione, rispetto e dignità).
Il pensiero di Ruini lo si può scoprire annidato dietro le sue parole, dietro il suo tono pacato da oratore navigato. Soprattutto, questi temi di interesse civile non possono essere etichettati come mode o situazioni. In quei temi ci siamo noi, tutti. Ci sono le nostre vite e quelle delle persone che amiamo, e le nostre vite non sono mai territorio di speculazione demagogica. Meritiamo riconoscimento, tutela, rispetto.
Cardinal Ruini, senza tirare in ballo Dio, come uomo potrebbe dirci cosa pensa della legge 194? Questo avrei voluto chiedergli. E avrei aggiunto, guardi in camera, lo dica alle donne.

A tal proposito, la migliore domanda che Fazio ha posto al cardinale è la seguente: «Per quale motivo quello che non è negoziabile per un cattolico dovrebbe diventare legge per chi cattolico non è?». Ruini, placido e sicuro ha ribattuto: «Non deve diventare legge perché lo dice la chiesa, questo mai. I cattolici, come tutti gli altri, hanno il diritto di proporre quello che è buono per l’uomo. Se ci sarà una maggioranza che accoglierà questa proposta, può diventare anche legge. Se altri che avranno idee diverse troveranno un consenso maggioritario sulle loro proposte, la loro proposta diventerà legge. Quindi questo problema non lo vedo perché non c’è un’imposizione della chiesa, c’è una proposta offerta al libero consenso dei cittadini, sono loro che fanno le leggi».

Allora le chiedo, signor cardinale, per quale motivo nel 2005, quando in Italia venne indetto un referendum abrogativo della legge 40, lei, facendosi portavoce della CEI, ha caldeggiato i cattolici a non presentarsi alle urne con l’intento lapalissiano di non permettere il raggiungimento del quorum?
Vede Ruini, lei potrebbe dire al mondo (be’ in effetti lo ha già fatto), che le sue parole avevano unicamente l’intento di fornire un’indicazione, ed è in questo modo che è riuscito a dribblare la denuncia che il ginecologo Severino Antinori mosse contro di lei. Incitare all’astensione, signor Ruini, è un reato punibile con tre anni di reclusione. Lei non è il panettiere sotto casa, che esprime un parere e ascolta il mio. Lei è una personalità, o come la chiamano molti un’eminenza. Le sue parole, purtroppo, sono per molti oro. E lei lo sa.
I cattolici credenti, praticanti, avrebbero potuto comunque scegliere di non praticare la fecondazione assistita, ma perché indurre volontariamente queste stesse persone a mandare a puttane un referendum impedendo ad altri di scegliere per la propria vita? Le battaglie si fanno soprattutto per le minoranze, in questo, da parte sua, vedo una scristianizzazione incipiente. O meglio, una “disumanizzazione”. Lei, signor cardinale, per come la vedo io, ha usato violenza.

Quando poi, appena fallito il referendum dichiarò «Sono favorevolmente colpito dalla maturità del popolo italiano», ci ha perfino deriso. Perché la maturità di un popolo si misura dalla sua cultura, è la cultura che permette di scegliere davvero. Ma la chiesa non ama la cultura, preferisce il gregge, direzionabile ogni giorno dove fa più comodo.
Molti astenuti, nemmeno sapevano cosa fosse la legge 40.

Ma andiamo avanti. Ruini è decisamente contrario al riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali e delle coppie di fatto, perché è convinto che «comprometterebbe gravemente il valore e le funzioni della famiglia legittima fondata sul matrimonio e il rispetto che si deve alla vita umana dal concepimento al suo termine naturale». Non contento di queste affermazioni che dimostrano quante falle abbia la sua cultura, (basti pensare ai più moderni testi scientifici americani che appurano quanto i figli delle coppie omosessuali crescano in tutto e per tutto come quelli delle coppie eterosessuali, senza determinarne l’orientamento sessuale né altro, perché nonostante la chiesa ami ridurre tutto al sesso, quello che determina una famiglia è l’amore e l’impegno) il cardinale ha inveito anche contro l’Unione Europea che ha più volte incitato l’Italia a riconoscere e legittimare le coppie di fatto. «Conforta il fatto che gran parte degli europarlamentari italiani si è opposta a tale risoluzione», dichiarò.

Sul caso Welby, non avendo la chiesa concesso le esequie, il cardinale si espresse così:
«sofferta decisione […] nella consapevolezza, di arrecare purtroppo dolore e turbamento ai familiari e a tante altre persone, anche credenti, mosse da sentimenti di umana pietà e solidarietà verso chi soffre, sebbene forse meno consapevoli del valore di ogni vita umana, di cui nemmeno la persona del malato può disporre».
E se concedere o non concedere le esequie resta una scelta della chiesa, non riesco a giustificare in alcun modo chi, dietro parole che millantano un dolore e una vicinanza mai provati, si permette addirittura di offendere le persone che soffrono dando loro delle inconsapevoli, non consapevoli del valore di ogni vita umana.

Fortunatamente, nel discorso, Ruini a volte perde la maschera regalandoci perle di rara bruttezza. Discorrendo sull’indubbia onnipotenza di Dio, il cardinale afferma questo: «Perché se Dio non è onnipotente, non è l’essere Infinito, non è onnisciente, è qualcuno come noi, e allora non sappiamo che farcene, non c’è motivo di affermare che ci sia».

Io credo che sia qui la differenza sostanziale tra popolo e chiesa. Credo che a noi, noi cittadini di uno Stato in crisi, in balia di politici corrotti, incompetenti e asserviti al potere ecclesiale, qualcuno come noi interessi eccome. È per qualcuno come noi che io voglio scendere in piazza. Voglio scendere in piazza per i diritti dell’uomo e della donna. Noi sapremmo che farcene dei nostri diritti, li useremmo bene.
abortoC.jpegNon chiediamo a nessuno di abortire, di morire se non vuole, di sposarsi con una persona dello stesso sesso o di farci un figlio. Ma c’è motivo di affermare che persone che si trovano nella necessità di abortire o di morire debbano poterlo fare (perché entrambe le scelte sono valutabili solo da chi si trova a doverle compiere, sono sempre scelte dolorose, e mai gite di piacere).
Chi invece vuole amarsi e costruire una famiglia deve poterlo fare, perché non c’è niente di più bello al mondo che costruire qualcosa con chi si ama. E vorrei che la smettessimo di ridurre tutto al sesso. Capisco che sia un argomento estremamente pruriginoso e a tratti ossessivo per chi non lo fa, ma per gli altri no. Per gli altri è, come dire, accessorio.
Che la chiesa si lavi la bocca col sapone prima di parlare delle vite degli altri, faccia giustizia al suo interno condannando i preti pedofili, elimini la corruzione, paghi l’IMU… etc… etc…
È una fortuna per loro che Cristo sia sparito dalla circolazione, a mettere in bocca le parole ai morti sono sempre stati bravi.

Come cittadina mi auguro che la trasmissione di Fabio Fazio dia prossimamente voce a modelli profondamente diversi, dimostrando di sostenere le differenze e non i fondamentalismi.

Ricordo anche che quando la chiesa asserisce di avere dalla sua oltre il 90% degli italiani, si riferisce ai nomi che vengono registrati nei registri vaticani al momento del battesimo.
Sbattezzarsi è un gesto politico, anche per chi crede in Dio, perché la fede è intima e privata. E un Dio che ci radia dalle sue grazie perché decidiamo di togliere il nostro voto a un partito corrotto non è un Dio affidabile.

A questo proposito rimando a questo link: UAAR

A questo:Femminismi a Sud

E a quest’altro: Elfobruno