di Alessandra Daniele
La visione post-apocalittica più angosciante e pessimista che io conosca non è di Cormac Mc Carthy né di Richard Matheson, è di Stefano Benni, e risale a un suo corsivo del 1977, ”Aiuto gli UFO”:
«Del mondo, disintegrato, resta solo un quadratino di terra con un albero. Sull’albero Andreotti e Zaccagnini aspettano i giornalisti per le dichiarazioni. A terra si organizza una puntata di Bontà Loro con i sopravvissuti: Pippo Baudo, il sarto Valentino, una cavia di nome Grigorenko. Si parla fino a notte fonda di moda maschile e vivisezione».
Sono passati trentacinque anni e, a parte Zaccagnini, ci sono ancora tutti. Andreotti, Valentino, Costanzo, Baudo, vetusti eppure indistruttibili come robot steampunk, sono ancora tutti lì. Potrebbe ancora succedere.
C’è una frase sinistra che da più di mezzo secolo riecheggia nelle discussioni di politica come un’oscura maledizione medioevale: ”Moriremo Democristiani”.
Per qualche tempo, dopo Tangentopoli, l’incubo è parso finalmente allontanarsi all’orizzonte, mentre correvamo verso le vette del nuovo millennio, per finire nel baratro berlusconiano precipitando come Wil Coyote. Oggi però ci ritroviamo davanti quello spettro cinereo e pretesco, come se in realtà tentare di sfuggirgli ci avesse portato esattamente dove ci stava aspettando. Non a Samarcanda. A Bontà Loro.
Che le prossime elezioni si svolgano in autunno o in primavera, quasi certamente ci proporranno comunque la falsa alternativa tra due informi, grigiastri, bugnosi agglomerati entrambi democristiani: una farisaica alleanza PD-UDC-SEL, e un PDL fresco come una merda riverniciata. L’ala ”sinistra” della DC e quella destra, che fin da adesso ovviamente programmano di tornare al governo insieme, sotto la pontificia guida della dottrina Monti, che tassa anche le case distrutte dal terremoto. IMU, Imposta sulle Macerie Urbane.
Il M5S di Grillo per adesso sembra destinato al ruolo di opposizione coreografica, utile a chi governa per uno scambio d’insulti quando ci si voglia dare arie da duri.
«Ci sono dei periodi storici che uno vorrebbe poter dire: io non c’ero».
Anche questa vignetta classica di Altan non ha perso d’attualità. L’Alto Medioevo montiano si sta rivelando persino più deprimente del Tardo Impero berluscrotale, per il senso di penitenziale rassegnazione che ora pervade come una tossina paralizzante anche vasti settori della società che erano invece rimasti combattivi durante l’Impero del Sola. Che entrambi gli agglomerati democristiani spongiformi puntino a convergere in un secondo governo ”tecnico” è naturale, gli consentirebbe di continuare a spartirsi il potere più arbitrario e vessatorio della Storia repubblicana, dandosene la colpa a vicenda davanti agli italiani. Ciò che avvilisce profondamente è vedere accogliere l’ipotesi anche dalla maggioranza degli italiani, Wil Coyote ormai convinti del primato della ACME su qualsiasi altra cosa. Vedere gran parte della società accettare la rottamazione della democrazia come un evento triste, ma naturale e inevitabile. Come la morte.
Nel brano del ’77, Benni immagina un pianeta terra distrutto dalla ricaduta degli stessi rottami metallici e metaforici che ha sparato nello spazio per anni, e alterna riferimenti molto legati all’attualità dell’epoca (la fuga di Kappler) ad altri eternamente attuali su processi ibernati, bombardieri di pace, e operai in esubero spediti a cercare lavoro nello spazio: «Viaggiano a dodicimila chilometri all’ora verso Urano. È la mobilità».
Il corsivo di Benni si chiude su di loro: «Ogni, tanto, qualche botto con lampo rischiara il cielo. Si sente smartellare. Sono gli operai esuberanti che hanno ricominciato a lavorare».