di Marilù Oliva
Pronto?
Ah, è lei… quel giornalista.
Redattore? Come, è solo un redattore? Pensavo fosse almeno pubblicista…
No, scusi non è la stessa cosa: io sono uno scrittore con la S maiuscola, non uno scribacchino. Ho pubblicato già due romanzi e vado in televisione come ospite fisso, quindi mi aspetterei come minimo che mi contattasse Indro Montanelli.
Come è morto? Ma quando? Ah… Ma è sicuro? Vabbé, ci siamo capiti: mi auguro che mi cerchi un quotidiano nazionale con un giornalista patentato.
Sì… io vado in televisione in uno dei programmi pomeridiani più seguiti e dico la mia sui fatti di sangue e di cronaca. E allora? Se sono un opinionista è perché ho delle opinioni sulle cose che accadono e se ho delle opinioni è perché la mia mente discerne il bello dal brutto, il lecito dal reato ed è giusto che dispensi le mie grandiose idee alla povera gente che non capisce un cazzo. No che non lo deve scrivere questo! Ma lei… scusi, lei… che giornale la manda?
(sbuffo deluso)
Ah, solo un blog? Che blog? Ma quanti accessi? Però… mica male. Al giorno? Così tanti? Ma la gente non ha nient’altro da fare che cliccare il suo blog? Vabbé, gliela concederò questa intervista. No no no, nessun tono di superiorità, si figuri: sono un umile scrittore famosissimo che va in televisione un giorno sì e un giorno no. Ho realizzato due capolavori che nessuno ha apprezzato quanto avrebbero meritato. Sì: ho pubblicato a pagamento, e con ciò? Le grandi case editrici si mangeranno le mani e anche le braccia fino alle ascelle per avermi rifiutato. A parte che ho già pronto il terzo romanzo e mi sto intortando un grande marchio per la pubblicazione e forse questa volta… forse farò il colpaccio con un grande editore e sbaraglierò tutte le classifiche. Chi mi ha snobbato fino ad oggi si roderà il fegato.
I premi letterari? Non valgono un cazzo, se no mi avrebbero premiato anche il buco del culo. Non scriva nemmeno questo: non si sa mai che un giorno io arrivi in finale. Se lei lo scrive mi inimico tutte le giurie. Come: non è un discorso corretto? Perché, secondo lei, io come ci sono arrivato dove sono, con le sue belle pippe sulla correttezza?
Vede, la questione è questa.
(clic di un accendino e inspirazione)
Io sono il massimo scrittore vivente — e tra quelli morti mi annovero entro i primi dieci. Io non scrivo aria fritta sui serial killer o robe del genere. Io ci vado a mangiare pasta e fagioli, coi criminali. Divento loro amico, ci vivo assieme, ecco la differenza tra me e gli scemi che infestano l’editoria.
Nessuno osa incoronarmi, perché la gente ha paura di riconoscere il migliore.
E sa perché?
(espirazione)
Perché se ammettessero che io sono il migliore, dovrebbero poi accettare il loro stato di inferiorità.
Ma tant’è…
Sta facendo il sarcastico sulla mia autostima? Io e la mia autostima ci incensiamo tutti i giorni: non facendolo nessun altro, provvediamo tra di noi. Scusi cosa intende per onanismo ombelicale?
Sì, cambiamo discorso che è meglio.
Politica? Ma che me ne frega della politica! Che facciano quello che vogliono! Ma che missione e missione dello scrittore! Sa cosa vuol dire per me essere uno scrittore?
Primo: almeno tre negroni al giorno.
Secondo: mi trombo tutte quelle aspiranti scrittrici invasate… no, certo che non ci stanno tutte, ma qualcuna ci casca.
Terzo: pontifico quel cazzo che mi pare. Non lo sa come funziona al giorno d’oggi? Basta una connessione Internet, un social network, spari sentenze a gogo e ti senti un dio.
Destra, sinistra… capirà che non me ne frega una beata minchia della nostra situazione politica, purché io possa continuare a fare i porci comodi miei.
Ecco, mi chieda qualcosa d’altro.
Cosa penso del caso Sara Scazzi?
(sospiro spazientito)
Senta, io vado in televisione a dirle, queste cose, solo se lautamente pagato. Lei mi sborsa un gettone di 3.000 euro? Se me lo dà, glielo dico cosa penso di Sara Scazzi. Altrimenti nisba.
Non mi fraintenda, io sono uno che un’occhiatina al marketing gliela butta sempre. Autopromozione? Ma scherza? Non osi nemmeno ripeterlo! Guardi, io li impalerei quegli stronzi che si fanno il sito o si mettono come avatar di facebook la copertina del loro libro e rompono i coglioni al mondo pubblicando le recensioni ricevute.
Invidia? Io invidioso?
Ma che cazzo dice: io sono invidioso solo di me stesso.
No, non ho mai ricevuto una recensione da uno sconosciuto. Solo da amici. O da gente pagata. Un baratto, s’intende. Tu fai un favore a me, io ricambio. Come ricambio? In tanti modi. Ti chiamo alla mia rassegna, per esempio. Ah, perché curo anche una rassegna letteraria, non lo sa? Ci invito solo i miei amici. Quelli che mi fanno dei favori, insomma. Chi mi lecca meglio il culo ha più probabilità di essere invitato.
Io decido il programma.
Io decido gli ospiti.
Io presento.
Io, in sostanza, sono la vera star.
Io.
Capisce perché non posso essere invidioso: secondo lei il Sole è invidioso delle merde degli uccellini?
No no no no no: non è autopromozione. (il tono subisce un’alterazione irritata)
Distinguiamo.
Io in televisione mi promuovo, è diverso. La mia non è autopromozione. È promozione del sé, che è tutt’altro discorso. La differenza? Ma se lei è così stupido da non capire la differenza, devo farle io da maestrino? Ci sto: però mi sborsi un gettone di 3.000 euro, e allora le spiego tutte le differenze del mondo.
(altro tiro immesso)
No. Non sto esagerando. Io non esagero mai, tranne in genialità, eheheheh!
(tiro emesso)
Le darò qualche indizio per discernere la differenza tra la volgare autopromozione che si fanno gli altri e la mia raffinata promozione del sé
Io non mi autopromuovo per principio: se sono magnifico, che bisogno ho di dirlo in giro?
Io la trasudo, la mia grandezza.
Non ho mai postato sul mio diario o sulla bacheca un’intervista, io.
E nemmeno una recensione, io.
La cominciamo questa benedetta intervista? Ché non ho tutto questo tempo da regalare…
Prima le chiedo un favore, però.
Una bazzecola.
Quando usciranno le mie risposte sul suo blog, può chiedermi l’amicizia su facebook e pubblicarmi nella mia bacheca il link a quest’intervista? Magari scrivendo nel post — o anche intitolando il pezzo, se vuole: Il migliore scrittore mai esistito si racconta.
Che ne pensa?
Come non va? Dove sta scritto che lo debba decidere lei il titolo?
Senta …forse è troppo lungo… allora togliamo “mai esistito”: Il migliore scrittore si racconta.
Non è convinto? Lasci solo Il migliore e la chiudiamo qui.
Me lo pubblichi lei in bacheca, grazie.
Sa com’è: io non mi faccio autopromozione.