di Alberto Prunetti
Roberto Bolaño, L’ultima conversazione, Roma, Sur, 2012, pp. 124, euro 14, traduzione a cura di Ilide Carmignani
Juan Carlos Onetti, Gli addii, Roma, Sur, 2012, pp. 131, euro 14, traduzione a cura di Dario Puccini
Ricardo Piglia, Respirazione artificiale, Roma, Sur, 2012, pp. 277, euro 16, traduzione a cura di Gianni Guadalupi
La casa editrice Sur, costola di Minimum Fax, è tornata da qualche settimana in libreria con un secondo round di pubblicazioni che esprimono una progettualità e un catalogo molto consistenti e ben calibrati. Calibrati sul progetto, assolutamente doveroso, di mettere in luce la letteratura ispanoamericana oltre gli stereotipi che il boom degli anni sessanta le ha cucito addosso, nel bene e nel male: iperaggettività, esotismo, torrenzialità tropicale dell’immaginazione, tutte caratteristiche ben messe a luce e decostruite da Francesco Varanini nel saggio iniziale del suo Viaggio letterario in America Latina. Un mondo di caffè e mulatte, di selva e di patriarchi immortali che ha creato e inventato, agli occhi di tanti lettori europei, un’America Latina che talvolta esiste più nell’immaginaria Macondo (anzi, McOndo, come la ribattezzò ironicamente Fuguet) che nel vissuto empirico degli abitanti di città come Montevideo, Città del Messico o Buenos Aires.
Per smitizzare queste costruzioni narrative Sur ripropone in questa seconda uscita editoriale dei testi già pubblicati in passato, ma la novità è che li inserisce in una progettualità di catalogo che promette di aprire in Italia una nuova stagione di interesse per le pubblicazioni dal mondo ispanoamericano, tanto più adesso che nuove generazioni di scrittori affrontano tematiche tutt’altro che esotiche, bensì esistenziali e umanistiche.
Passiamo allora in rassegna i titoli di questa seconda uscita sugli scaffali. Cominciamo con un Bolaño minore: L’ultima conversazione. Non si tratta di un’opera chiusa dall’autore, neanche di uno dei tanti (e preziosi) inediti che fanno le gioie degli agenti letterari che negli Stati Uniti hanno creato un caso Bolaño con l’apparizione mai casuale delle stigmate del maledettismo. Quel che il lettore si trova tra le mani è invece una interessante raccolta di interviste in cui Bolaño (cileno di natali ma vissuto in una parabola esistenziale che ripercorre molti luoghi della habla del castigliano, dalle letture argentine al soggiorno messicano fino all’ultimo periodo spagnolo), con ironia degna dei suoi personaggi e tanta ammirevole leggerezza — e non senza una punta di realvisceralismo — ragiona attorno ai punti chiave della sua esistenza di lettore e scrittore. L’opera è impreziosita da una bella intervista che Bolaño ha concesso, poco prima di morire, a Raul Schenardi, traduttore di Sur e curatore dell’omonimo blog, tra i più interessanti, in lingua italiana, fra quelli dedicati a tematiche di letteratura latinoamericana.
L’altra uscita è la riedizione de Gli Addii di Juan Carlos Onetti. Centotrentuno pagine di perfezione stilistica per raccontare una storia di un uomo solo. Un romanzo assolutamente novecentesco (dato alle stampe nel 1954), una storia di malattia e solitudine tipicamente esistenzialista, che appunto ci consegna un capolavoro privo di ogni marca di esagerazione marqueziana. Un libro che è anche un piccolo congegno strutturale, al punto che sembra perfetto per una lettura semiotica e testuale: l’autore lancia delle esche, dissemina delle trappole lungo alcuni sentieri di lettura e poi si diverte alla fine a scompaginare le ipotesi di decodifica costruite dal lettore ideale. Non voglio dire nulla sulla trama perché un qualsiasi spoiler rovinerebbe il piacere di sfogliare le pagine. Ma credo di non confondermi se dico che di fronte a questo breve testo una seconda lettura è quasi indispensabile, per riflettere sulla forma di questo piccolo meccanismo d’orologeria esistenzialista.
Il terzo titolo è Respirazione artificiale, un romanzo di Ricardo Piglia, romanziere, traduttore e critico letterario argentino, attualmente visiting professor negli Stati Uniti. Il romanzo è degli anni della dittatura ma anche qui la letteratura militante dell’epoca risulta spiazzata. Nonostante le evidenti simpatie politiche dell’autore, Respirazione artificiale è un romanzo ricco di giochi testuali, impreziosito da un continuo cambio di marcia enunciazionale, con personaggi che dicono a altri personaggi che dicono al lettore, con pagine di critica letteraria, di filosofia e di storiografia, inneggianti al paradosso e alla caricatura, che si leggono con attenzione e divertimento. Che dire?
Macondo è lontana e sinceramente non manca a nessuno.