di Mauro Vanetti
[Secondo l’ultimo sondaggio IPSOS, il Movimento Cinque Stelle sarebbe già il secondo partito d’Italia col 18.5 %. Questo testo deriva da una discussione svoltasi nella Eymerich Mailing-list, durante la quale si sono confrontate diverse opinioni sull’argomento.]
La faccenda di Grillo e del Movimento Cinque Stelle non si può semplificare dicendo “sono un gruppo di pazzoidi criptofascisti guidati da un guru isterico”. Qualcuno l’ho conosciuto, c’è dentro un po’ di tutto, e anche della gente molto in gamba che tra non molto abbandonerà il movimento perché entrerà inevitabilmente in conflitto con il comico-dittatore (l’unico comico-dittatore simpatico era Charlie Chaplin).
Le somiglianze con la Lega esistono, anche nella capacità di sfondare a sinistra, ma non possiamo nasconderci che, mentre il programma politico della Lega era merda fin dal primo minuto, il programma di Grillo, nella sua confusione, esprime qualcosa su faccende di cui si è sempre occupata anche la sinistra.
Possiamo dire che i successi di Grillo in Val Susa siano frutto di un’allucinazione collettiva? Mi pare che alla fine della fiera nessuno – nemmeno Rifondazione, che ha dovuto espellere un sindaco per fare pulizia al suo interno – possa rivendicare la stessa coerenza che ha avuto il M5S su questo tema. Su cose di questo tipo (le famose “lotte territoriali”) costoro si danno da fare senza piegare mai il loro impegno a compromessi di qualche tipo con il potere esistente. Il motivo è molto semplice: non hanno alcun rapporto col potere esistente, fondamentalmente non “contano” un cazzo, non si alleano con nessuno e quindi non subiscono pressioni. Hanno anche un vantaggio elettorale ulteriore rispetto alla sinistra (la sinistra vera e propria, non il PD): non devono collegare le lotte territoriali alla lotta di classe, perché per loro le lotte territoriali sono fini a se stesse.
Per noi la lotta per l’acqua pubblica è parte di una critica al modello di sviluppo capitalistico, per loro sostanzialmente no, è una faccenda che inizia e finisce attorno a quel tema specifico. La gente che si mobilita solo per il referendum per l’acqua vede in loro gente che si fa il culo per l’obiettivo, e che non gli scassa l’anima con discorsi “che non c’entrano” (ma che in realtà c’entrano).
A Pavia una grillina è portavoce del movimento pendolari, e in questo ruolo ha dimostrato notevoli capacità. Siccome però tra molti pendolari è popolare – e porta voti – l’idea di privatizzare le ferrovie, e c’è antipatia per gli scioperi dei trasporti, lei non si fa alcun problema a sbraitare contro i sindacati e a chiedere privatizzazioni, dimenticandosi della posizione tenuta sull’ ”acqua bene comune”. Perché i grillini non devono rendere conto a nessuno, né al potere, né alle organizzazioni del movimento operaio, né a valori come l’antirazzismo e l’antifascismo. E nel breve termine può anche essere un vantaggio.
Stessa situazione sulla democrazia, i diritti civili, e simili. Loro dicono che i politici devono guadagnare di meno, non gliene frega nulla di fare un discorso più generale sulle ingiustizie sociali e le differenze salariali, i politici devono guadagnare di meno, punto e basta. Puoi anche essere Marchionne ed essere d’accordo con questo discorso. Basta che non si dica che i miliardari (tipo Grillo) debbano guadagnare di meno.
Dov’è il punto debole di tutto questo? Proprio nel suo apparente punto di forza. Costoro se ne sbattono di collegare le lotte territoriali alla lotta di classe? Problemino: la lotta di classe è più importante. Nello sviluppo della crisi, il movimento No TAV potrà essere una metafora, un primo fuoco della rivolta, ma non sarà in Val Susa che si decideranno i destini del Paese, come in Grecia non è su qualche lotta territoriale che si smuovono milioni di persone, ma sul memorandum della Troika, su cosa succede nelle fabbriche occupate e nei quartieri popolari ridotti alla fame, sulla politica economica nazionale.
Chi collega le lotte territoriali con la lotta di classe ha un vantaggio decisivo, ma per farlo devi avere un collocamento politico chiaro, devi sapere se stai con la FIOM o con Marchionne, devi saper dire cose più intelligenti di “Usciamo dall’euro e arricchiamoci col signoraggio stampando lire a manazza” (questo è in sostanza il programma economico nazionale di Beppe Grillo).
Controproblemino: neanche la sinistra ha le idee molto chiare su questi temi, e in questo modo rischia di farsi sfuggire la vera arma vincente contro il qualunquismo, ovvero il fatto di sapersi e volersi occupare dei problemi pressanti della vita quotidiana della classe lavoratrice.
Sui fenomeni come Grillo (che esistono in tutti i Paesi: in Grecia ci sono i Greci Indipendenti, in Germania il Partito Pirata…) la sinistra vera vince anche imparando dalla loro coerenza dovuta alla distanza dai compromessi col potere, ma sopratutto imparando dalla sua stessa Storia.