di Lorenzo Stecchetti *
[Quando il Primo Maggio non era un concerto, N.d.R.]
Passano lenti. Un lampeggiar febbrile
arde a ciascun il ciglio.
Passan solenni e da le dense file
non si leva un bisbiglio.
Toccandosi le mani ognun di loro
cerca il vicin chi sia.
Se i calli suoi non vi segnò il lavoro,
quella è una man di spia.
Sotto l’aspra fatica e il reo destino
molti già son caduti,
molti il carcer ne tiene od il confino,
e pur sono cresciuti.
Striscia il gran serpe de la folla oscura
de i ricchi su le porte.
Dentro, ne lo stupor de la paura,
si ragiona di morte.
Intanto il passo de la muta schiera
allontanar si sente
e nel silenzio de la fosca sera
spegnersi lentamente.
Ecco allora Epulon, vinto il terrore,
socchiude l’uscio e guata
e dice: “lode a Cristo ed al Questore,
anche questa è passata!”.
È passata, ma invan te ne compiaci
ne l’allegre parole,
son gli antichi rancor troppo tenaci
per tramontar col sole.
Chi ti difenderà domani, quando
le turbe mal nutrite
assedieranno le tue case, urlando:
“è il primo maggio: aprite” ?
Oh, ben gli sguardi noi tendiam levati
a l’avvenir fecondo
e tu chini la fronte! I tuoi peccati
hanno stancato il mondo.
*Lorenzo Stecchetti è lo pseudonimo del poeta romagnolo Olindo Guerrini, 1845-1916.