di Sandro Moiso
Cory Doctorow, Infoguerra, Delos Books, Milano 2012, pp.110, € 7,80
Mentre gli attacchi al file sharing e alla libertà di scambio in rete dei prodotti della conoscenza si fanno sempre più ravvicinati, in un’inutile quanto vana corsa contro la fine del tempo dei diritti d’autore, su Pirate Bay, una delle piattaforme di condivisione più famose nel mondo, compare una nuova categoria di file scaricabili: Physibles.
Di fatto si tratta di file contenenti dati per la fabbricazione di oggetti reali attraverso l’utilizzo di stampanti tridimensionali.
Il risultato dovrebbe consistere nella produzione di oggetti concreti (per adesso modellini, forme e strumenti) la cui varietà è per ora estremamente limitata dalla tecnologia e dai costi.
Un comunicato apparso su Pirate Bay spiega e anticipa, però, che:”Una delle cose che sappiamo è che la società condividerà sempre le conoscenze. L’era digitale ha reso tutto più facile e ora è tempo di fare il passo successivo. Oltre ai consumi culturali, libri, musica, film, che nascono nel digitale, anche gli oggetti di uso comune hanno origine da progettazioni software. Così abbiamo deciso di lanciare una categoria di file che chiameremo Physibles, capaci di produrre oggetti reali con l’opportuno hardware. Entro 20 anni, potrete fare il download delle scarpe da ginnastica […]I benefici saranno enormi: non più distribuzione fisica, non più resi, niente più lavoro minorile […]Potremo fare una copia di tutto ”.
Su queste basi, proiettate in un futuro prossimo in cui tale tecnologia si è evoluta al punto di poter ottenere gratuitamente qualsiasi tipo di prodotto, si basa il lungo racconto di Cory Doctorow pubblicato recentemente da Delos Books.
Qui si raccontano le disavventure di una ragazzina, Valentine, che all’inizio del testo vive in una “zona liberata” in cui è possibile ottenere dalle macchine gran parte di ciò di cui la popolazione ha bisogno, anche sul piano del divertimento.
Già c’è stata una rivoluzione, per arrivare a questo risultato, e la madre della giovanissima protagonista è un’eroina di un mondo in cui tutti si chiamano “compagni”.
Poi, senza motivo, nelle prime pagine del racconto scattano i bombardamenti.
Le bombe e gli aerei sono americani e del blocco occidentale, ma, nella sostanza, l’attacco diretto contro questa specie di isola comunista è operato dai difensori della proprietà privata dei mezzi di produzione e dei diritti d’autore.
La guerra sarà lunga e crudele e strapperà alla giovane Valentine l’udito, i due genitori e l’innocenza, ma è meglio lasciare al lettore tutte le sorprese contenute nelle novanta pagine del testo.
Va qui soltanto detto che lo scenario è quello, realistico, delle ultime guerre balcaniche e dei bombardamenti su Belgrado e altre città. Le trincee, la mancanza di cibo e di armi rinviano anche all’assedio di Sarajevo e il clima tra gli assediati non è sempre così piacevole, anche sul piano dei rapporti umani destinati, obbligatoriamente, a incupirsi con il peggioramento delle condizioni di vita.
Cory Doctorow vive a Londra da diversi anni ed è nato in Canada nel 1971 e, oltre che autore di romanzi e racconti di fantascienza, spesso insigniti di premi prestigiosi, è anche curatore e fondatore di uno dei blog più celebri: Boing Boing (boingboing.net).
Da sempre si batte per la libertà di software e copyright, è stato coordinatore per l’Europa dell’Electronic Frontier Foundation, che proprio a favore del primo fronte si batte, e sia in pubblico che su Boing Boing ha sempre difeso la libertà di file sharing.
Fedele a questo assunto Doctorow, dopo la pubblicazione, ha sempre rilasciato, con licenza Creative Commons, il download gratuito dei suoi romanzi e racconti.
E’ evidente che questo percorso, già iniziato idealmente in una famiglia di tendenze trotzkiste e con una educazione superiore portata a termine in una “free school” anarchica di Toronto, si riflette per intero nel racconto che in origine si intitolava “After the Siege”.
“Dopo l’assedio” non rinvia soltanto alla trama vera e propria, ma, simbolicamente, anche alla fine dell’assedio dei diritti d’autore e dei copyright alla libertà di circolazione del prodotto intellettuale e non solo. Ma il titolo scelto per l’edizione italiana sembra voler sottolineare un altro e non secondario aspetto contenuto all’interno della narrazione: quello della vera e propria guerra che si combatte intorno e dentro all’informazione.
Qui, chiaramente, l’informazione assume il doppio significato del dato-informazione digitalizzato trasmesso per via elettronica e di informazione intesa come trasmissione e comunicazione di notizie. Ecco, quest’ultima, ci sembra dire Doctorow, è sempre embedded, anche e soprattutto, forse, quando si vuole “indipendente”.
Il racconto, nella figura del Mago, che può rifornire la piccola Valentine di ogni ben di dio perché, a differenza degli assediati, può effettivamente avere a disposizione tutto ciò che vuole, si riflette l’immagine della CNN e di tutte le finte corrispondenze democratiche dai teatri di guerra.
Ce l’abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni: giornalisti e cronisti in abito da guerra che, spesso senza alcuna reale partecipazione alle sofferenze e ai motivi dei conflitti, cercano lo scoop ad ogni costo; senza, comunque, mai cercare o spiegare le reali fondamenta di classe o economiche dei conflitti di cui sono tutt’altro che imparziali testimoni. E’ sicuramente un discorso delicato che, però, Doctorow pone all’attenzione di chi legge in maniera significativa ed efficace.
Persecuzione del file sharing e controllo dei media appartengono allo stesso ordine di idee, agli stessi valori da difendere come, in maniera non del tutto disinteressata, sembra aver voluto sottolineare, in una recente intervista al Guardian, anche Sergey Brin, uno dei due cofondatori di Google.
Il quale si è spinto a denunciare non solo gli interventi di vari stati in chiave di censura delle informazioni e del file sharing, ma anche i social network chiusi come Facebook.
Il testo, interessante per la storia e falsamente adolescenziale nella forma, stimola anche una riflessione sul reale ruolo letterario e sociale della fantascienza che trova nell’autore canadese un valido difensore del genere come letteratura d’anticipazione e non di regressione come tante tendenze fasciste nella fantascienza, non solo italiana, sembrano invece voler dimostrare.
Anni fa fu coniata la definizione della fantascienza come “ambigua utopia”.
Credo che funzioni proprio per quest’opera di Doctorow, dove si dimostra che effettivamente la scienza e lo sviluppo tecnologico hanno già creato le basi per una società più libera ed egualitaria , ma che proprio la stessa società che le ha create tende a reprimerle negandone la potenzialità, preferendo le distruzione della guerra alla liberazione della specie dalla schiavitù del mercato e del lavoro. Ma non è forse questa la base materiale su cui si fonda critica comunista dell’esistente?