di Luca Baiada (da Il Ponte, LXVIII n. 4, aprile 2012)

Baiada2.jpg[Si ringrazia la rivista Il Ponte per la gentile concessione.]

La prima puntata è qui.

Effettivamente, consulenti finanziari e assicuratori propongono strumenti sempre nuovi, per una migliore performance del risparmio.
Ogni impiego di ricchezza accumulata, diverso dal nutrimento di prole, è accusato di tradimento.
Tradimento?
I banchieri sono seduttori come cocottes, gelosi come mogli, occhiuti come suocere. I banchieri sono femmine odiate e desiderate, femmes fatales crudeli. Però attento: nulla garantisce che fra gli indebitati ci sia più bontà che fra i loro creditori.
Ecco, mi interessa: in realtà, i banchieri sono debitori o creditori?
In genere, i debitori più furbi si fingono creditori, come il clero cattolico si dice casto e Israele si dice pacifico. Se ci fosse una religione contro il fumo, gestirebbe le migliori tabaccherie.
Ma lei difende i banchieri?
Fra loro ci sono talenti. E i talenti, non siano sepolti.
Già, la parabola punisce il servo che seppellisce il talento del padrone senza investirlo.
L’accumulazione improduttiva genera primogeniti, e la primogenitura divide i figli fra spadaccini e turibolanti. O piuttosto, fra palestrati e intellettuali.
La famiglia dunque può essere stretta come il collo di un otre?
Alle nozze di Cana cercai di spiegarlo. Si sbronzarono.

Mi diceva che i banchieri sono femmine.
La finanza è un’immensa fantasia erotica, una perversione familiare polimorfa. E all’occorrenza, un delitto a sfondo sessuale.
A proposito di crimini, può spiegare il rapporto tra la religione e la shock economy?
Senta una barzelletta ebraica. Un uomo cade da un palazzo. A ogni finestra che vede scorrere precipitando, dice: «Non è ancora successo niente, non è ancora successo niente, non è ancora successo niente». Ora una barzelletta cattolica. Un uomo cade da un palazzo e si sfracella sulla strada. Arriva di corsa un passante, e gli fa: «Ma che è successo?». E quello: «Boh, sono arrivato adesso».
Che ridere.
Appunto.
Che mi dice del rapporto fra economia e Internet? Sa, il Web.2, Facebook…
Facebook nasce insieme a una globalizzazione, dà l’ebbrezza della felicità, produce un bene immaginario, crea vincoli suggestivi, è riproducibile all’infinito, salva dalla solitudine, dice di essere quello che non è. Le ricorda qualcosa?
Sto facendo uno sforzo.
L’eucaristia. Che come Facebook, è stata inventata da un ebreo.
Facebook ripete l’eucaristia?
No, va oltre. L’eucaristia non è quotata in borsa, Facebook ci arriva proprio adesso. Il numero dei suoi seguaci è quasi metà di quello dei cristiani. Il suo potere è immenso. In media, ogni seguace gli consacra venti minuti di vita al giorno, nessuna religione riceve tanto zelo. E questo in pochi anni, meno di una generazione.
Siamo sicuri di non esagerare? Se davvero il capitalismo cognitivo fosse fatto di finanza, e la finanza di magia…
Il capitale sarebbe la sola religione.
E l’ostia una moneta?
Le decisioni meditate si prendono a cena.
Eppure è scritto, aspetti che cerco di ricordarmi la Lettera agli ebrei: la fede è sostanza di cose sperate e argomento di cose non viste.
Sorella della scommessa, dunque. Cugina della finanza. E come loro, si veste di un sipario.
Lo sa come si chiamano le spese di allestimento di una sede d’impresa, negli investimenti internazionali? Spese di regia.
Visto? L’economia è uno spettacolo.
Però è incerto se l’autore della Lettera agli ebrei sia davvero quel Paolo istruito ai piedi di Gamaliele.
Che importa? L’allestimento scenico non è distante dal lavoro di un tappezziere. Il sipario, è l’arte.
Torniamo all’ostia, e mi dica se ho capito bene. Funziona come una valuta prodotta da un cambio: ostia contro mantenimento del clero, che stampa ostie, cioè monete a spesa unica, e che con le offerte accumula un tesoro come una riserva finanziaria.
Un riassunto un po’ schematico, ma efficace.
Una valuta d’avanguardia? Guardi che adesso ne stanno arrivando altre. Monete senza emittente, come il Bitcoin. È il risultato di un algoritmo e circola peer-to-peer su Internet.
L’idea è interessante, ma non permette di stampare nuova moneta.
Monete alternative, cryptocurrency, sono proposte controverse. Lei che ne pensa?
La condivisione orizzontale del potere può avere svantaggi imprevisti, e l’inflazione non è sempre un male. Ogni assetto finanziario deve prevedere eccezioni, deve permettere accentramento e decentramento. Dopo l’uscita dall’Egitto, nel deserto l’oro fu concentrato in un idolo a forma di vitello. Distruggendo l’idolo, l’oro fu frazionato e il ciclo economico cambiò.
Ma fu anche ammazzata della gente.
Non c’è redistribuzione, non c’è manovra finanziaria, senza strage. Del resto, l’economia della storia è algebrica: o uccidi quelli che no, o generi quelli che sì. I poeti s’illudono di ingannare questo bilancio inesorabile.
La sua finanza alternativa è più eccentrica della banca etica.
Etica? Anche nella storia ebraica, ci sono fasi di accumulazione e fasi di frazionamento. Crescita e sterminio. Demografia e annientamento non hanno né umorismo né morale.
Si rende conto che lei dà per scontato che gli ebrei siano ricchi? È un pregiudizio inascoltabile.
Non occorre affatto che siano tutti ricchi, basta che lo siano alcuni, e che con una parte degli altri si formi un’economia parallela.
Il suo paragone del popolo ebraico con un idolo periodicamente fabbricato e poi dissolto, le attirerebbe accuse di giustificazionismo, nell’Europa delle leggi memoriali. Lo sterminio ne esce come un fatto economico qualsiasi, moralmente neutro. Questo è spaventoso.
In Europa la falsa coscienza ha bisogno di guardie perché ha paura dei ladri, e ha paura dei ladri perché i falsari sono ladri. Ma il mio paragone si accorderebbe col fatto che oggi il capo dei cattolici sia proprio un tedesco, e uno che indossava una divisa con la svastica. E col fatto che abbia beatificato il polacco che l’ha preceduto.
Ma guardi che il consulente di politica estera del capo dei cattolici è un ebreo, Henry Kissinger.
Ecco, tutto si regge.
E lo sterminio avrebbe cambiato l’economia?
L’Unione sovietica vince la guerra e ingoia un boccone avvelenato: la Polonia tutta cattolica, dopo lo sterminio degli ebrei. Senza sterminio, niente Polonia polacca. Senza Polonia polacca, niente fine dell’Unione sovietica e niente globalizzazione del capitale. Ingoiando la Polonia l’Unione sovietica fa la prima comunione, e anche l’ultima.
Chi accetterebbe questa tesi, a Washington o a Bruxelles?
Nessun potere ammette di galleggiare sul sangue.
Torniamo alle valute. Sono realtà o astrazione?
Non ciò che entra nella bocca contamina l’uomo, ma ciò che esce dalla bocca. Per questo, all’ultima cena ho inventato una moneta che deve essere mangiata e non può essere defecata. All’ingestione, l’ostia viene nominata e non si pensa ad altro. L’espulsione dell’ostia, è impensabile e innominabile.
Lo sa che i bambini mangiano cioccolatini a forma di moneta, avvolti in carta dorata?
E poi?
Quando esagerano si lamentano del mal di pancia, ma non si pentono.
Sia loro, il regno dei cieli.
Finanza e potere si reggono quindi sull’illusione?
Senza illusione non c’è vita. Chi si innamora lo sa così bene, che non si preoccupa neppure di spiegarlo.
La finanza è un atto amoroso?
Ci sono ragazze che lo capiscono d’istinto. E ce ne sono certe che non vedono l’ora di quotarsi alla borsa della danza, per avere in cambio la testa di un poeta servita su un vassoio. Ma i poeti abitano una patria di parole senza ammetterlo. Il nero inchiostro con cui scrivono è ben più labile di un filo di bianco seme, e si disperde nel deserto ancora prima delle più rissose tribù.
Le sue parole piacerebbero ai razzisti, non si vergogna?
La scoperta del DNA è un caso di umorismo politico involontario. Il potere usa la genetica per conservare l’ordine, e non vuole riconoscerne la socialità. La genetica come uno sfollagente, che può solo disperdere e non unire. Ma si sa, il sapere sbriciolato è una marmorea ignoranza, cioè un monumento al conformismo e un pilastro istituzionale. Il mito dell’antirazzismo è un arnese economico. Non guardi la truppa che lo impugna, guardi i generali che se ne compiacciono: molti degli strateghi sono simili e imparentati fra loro, e tutti hanno in comune una chiave dell’economia, la disinvoltura. Scompaginando popoli, le classi dirigenti distribuiscono simboli senza valore, e accaparrano valori senza badare ai simboli. Siccome sono ladri così furbi da fingere di non vedere la refurtiva, la loro finanza spreme la carne mentre l’avvilisce. Tutto questo, rende.
In che senso?
Per esempio, la finanza entra nei piani d’investimento dei fondi pensione. Il senso di appartenenza a una comunità prolunga la vita. Quelli che lo mortificano, accorciano l’aspettativa statistica di sopravvivenza dei pensionati. Senza sporcarsi di sangue, accrescono la liquidità dei fondi per alimentare nuove operazioni speculative. Uccidono, guadagnano, e passano per filantropi e cosmopoliti. Così i giovani risparmiano per uccidere i vecchi, cioè il loro futuro, ricevendo in cambio la moneta immaginaria di un’astratta virtù politicamente corretta.
È eccentrica anche questa ipotesi. Ma prima mi stava dicendo della borsa della danza, racconti.
Una cartolarizzazione della carne, degna fine del Battista. Cacciava locuste nel deserto, fu servito su un vassoio in un banchetto. Gli anacoreti sono i bocconi più ghiotti. Proprio come i poveri sono le vittime preferite dagli strozzini.
Come intendere questo?
L’intellettuale è una testa parlante senza corpo, portata a spasso dai servi del potere.
E l’atteggiamento degli intellettuali verso la finanza?
È quello dei cortigiani. Ma non è colpa loro. Sono marginali, secondogeniti che hanno paura di vendere caro il loro piatto di lenticchie. Hanno la sciatica di Giacobbe, ma non la sua accortezza. E poi non sanno combattere contro Dio, le loro notti sono troppo tranquille.
Ma la scrittura non contraddice la cattiveria dell’economia?
La scrittura è nata come dichiarazione di debito, e tale è rimasta. In principio graffiava l’argilla, adesso ordina elettroni, ma non ha mai smesso di confessare colpe.
E allora?
Il vero scrittore non scrive affatto, costringe gli altri a scrivere di lui, cioè a sentirsi in debito. Con questo trucco, nascosto nell’alfabeto, s’insinua nei figli a dispetto dei padri, più dolce di un sogno e più crudele di una piovra.
E come ci riesce?
Trasformando la sua vita da caso di cronaca a caso di storia.
Lei è dunque il più spietato dei finanzieri?
In società con quel greco che bevve il veleno sorridendo, e che come me non scrisse neanche una riga.
Torniamo alla corte di Erode. Salomè amava il Battista? La bella danzatrice, turbata da un uomo vestito di pelli di cammello? Erode, uccise il Battista per mantenere la parola con lei?
I re non hanno mai mantenuto la parola. Ma se Erode avesse interrotto l’unione con la moglie di suo fratello, la corte avrebbe risentito dei contraccolpi economici. Se invece avesse smesso di sentirsi in colpa, non avrebbe desiderato danze lascive. Gli amori inconfessabili sono intrecciati col denaro.
L’economia, allora, vive stuzzicando i sensi di colpa?
L’economia pone domande proprio allo scopo di non rispondere, come le religioni e la psicanalisi.
Sta parlando di fabbriche di colpe?
La finanza si regge sul debito come colpa, ma spinge a indebitarsi, come un confessore suggerisce sesso facendo domande intime, come gli anglosassoni parlando di diritti umani fabbricano crimini contro l’umanità per fare guerre umanitarie. Con la stessa sottigliezza, una moglie può eccitare il marito all’adulterio, per poi rinfacciargli la debolezza dei sensi. I banchieri sono i nuovi missionari, e i cannibali non vedono l’ora di mangiarli, in attesa delle cannoniere che vanno a ristabilire l’ordine.
E allora la crisi del 2008? I crediti subprime? I credit default swap? Mi spieghi.
L’indebitamento lega ognuno alla colpa verso qualcun altro. A questo si sono aggiunte polizze assicurative sui contratti finanziari: la colpa produce paura, e la paura scongiuri. Poi anche le polizze sono state trattate e messe in circolazione, come i titoli secondari. Si è creduto di scacciare la paura con nuove colpe, ciechi a guida di altri ciechi. Solo un trauma può destare da questi incubi, non basterebbero la polvere e i miei sputi con cui il cieco di Betsaida recuperò la vista.
C’è qualcuno, al mondo, che non si senta in colpa?
Non c’è una colpa di qualcuno, che non sia un affare per qualcun altro.
E la colpa stessa di esistere? E il complesso di Edipo?
Sta scritto: «Isacco introdusse Rebecca nella tenda di sua madre Sara, la prese, divenne sua moglie e l’amò. E Isacco trovò conforto dopo la morte di sua madre».
Che intende dire?
Che se il complesso di Edipo l’avesse trattato per primo un medico greco, invece che un medico ebreo, l’avrebbe chiamato complesso di Isacco. Per quanto il mondo sia piccolo, i complessi sono sempre a casa d’altri.
C’è un modo per liberare gli esseri umani dal senso di colpa?
Forse, se nel frattempo non ci hanno preso gusto.
Ma Adamo ed Eva? È possibile demistificare, spiegare?
Provare.
Che cosa?
A provare.
Provare? Non ci sono già abbastanza processi e giudici? Voglio dire, oggi c’è una strana fiducia nei giuristi, che ne pensa?
Gli shofetim arrivano a cose fatte, pronti per le disfatte. Sempre in ritardo sui comandamenti, in anticipo sul tempo di latte e miele. E se spiegano le regole, è facile che passino per traditori. I giudici sono mogli con le mestruazioni tutti i giorni, negano il piacere e sono scambiate per adultere sazie. E poi fanno impressione, perché sanguinano e non muoiono mai. L’economia sopporta il giudice come il cammello sopporta la mosca; ma quando si deve passare nella cruna dell’ago per salvare un ricco, allora anche un insetto è ingombrante, e occorre sbarazzarsene.
Ma col progresso economico, non ci sono anche grandi conquiste giuridiche? Ecco, i diritti dell’uomo?
Il chiasso dei diritti umani è uno dei modi per far finta di essere da un’altra parte, come i prodotti audiovisivi e i piaceri solitari. E come loro, è uno strumento economico di esclusione, serve a restare a casa senza spendere fuori.
Però certi giudici fanno giustizia.
Certi giudici. Ma i giudici potranno tutti fare giustizia quando si accorgeranno che producono delitto mentre lo manipolano per catalogarlo. Così la medicina ha cominciato a curare i corpi quando si è accorta che l’ospedale è il veicolo del contagio, e la psichiatria a curare la mente quando si è accorta che il manicomio fabbrica follia. I giudici immaginano la legge sulle loro spalle e la felicità più in là dei loro occhi, perché credono di essere l’ostacolo fra le due.
Basta coi giudici, veniamo alla trasgressione. Che mi dice delle zone economiche separate, dei centri sociali autogestiti, del commercio equo e solidale? E i prodotti a chilometri zero? E le monete locali?
Grido e deserto.
Intende dire «Voce che grida nel deserto: “Preparate la via del Signore…”»?
Occhio alla punteggiatura, attento.
Cioè?
Nei manoscritti la punteggiatura non c’è, o è incerta. Provi a leggere: «Voce che grida: “Nel deserto, preparate la via del Signore…”».
Le sue risposte sanno di zolfo.
Le sembra, perché ha nel naso l’incenso.
Si spieghi meglio.
Un uomo dice ai due figli di andare a lavorare la vigna. Uno dice sì e non va, l’altro dice no ma va. Qual’è il più amato?
Questa la so. È il secondo.
Sbagliato. È il primo, perché produce illusione. Un caldo sorriso conta più della fredda morale, e una buona campagna di promozione anima il commercio. Come dissi a Simone fariseo: «Colui al quale poco si perdona, poco ama».
E cioè?
Non c’è impresa rispettabile che non sia fondata su debiti mai pagati, come dimostra la storia delle più illustri quotazioni in borsa.
Ma la finanza è complessa, si serve di modelli matematici. A proposito, e se gli oggetti matematici non preesistessero al pensiero umano?
L’economia sarebbe il padre di Dio. E quella mafiosa, il padrino di Dio. E il capo dei cattolici, il vicario di un figlioccio.
Eppure economisti, informatici, matematici sono molto ascoltati.
Dicono di possedere verità. È tipico dei chierici, sostenere di pensare a cose eterne.
Secondo lei mentono?
Dicono il vero. Infatti non pensano niente.
Non c’è dunque nulla di eterno?
Non c’è nulla di violento che non finga di passare dalla natura all’eternità.
E come si spiega il cinismo dei banchieri?
Come quello delle religioni. Liberarsi dalla coscienza serve a non inciampare nei propri errori. Contro i sensi di colpa, ci si fabbrica un Dio per assolversi.
Quale Dio?
Non ha importanza, basta ritagliarne uno nella propria angoscia.
E se non si ha angoscia?
Meglio, si sforbicia quella degli altri.
Ma la ragione, i lumi, il progresso?
La ragione è un’arma spuntata. I discorsi razionali per gli uomini diventano noiosi presto. Donne e bambini si stancano ancora prima. Senza qualcos’altro, l’attenzione è fragile. Ma ancora manca una Critica della religion pratica.
Che peso potrebbero avere i modelli finanziari, in futuro?
Logiche di sciame nel comportamento, architetture della complessità nel potere, geometrie frattali nella società. Chi non capirà, invecchierà aspettando rivoluzioni, si spegnerà seguendo fantasmi, sparirà arricchendo falsi profeti. Quelli che intuiranno qualcosa, difficilmente saranno creduti.
L’intervista volge al termine. Dica qualcosa di sinistra.
Contro l’impero, evviva il popolo!
Ora qualcosa di destra.
La legge è identità.
Ma dov’è la differenza?
Lei è troppo di centro.
Capisco. Allora adesso si faccia una domanda e si risponda da solo.
Mi domando: «È vero che col denaro i padri legano i figli per dannarli alla colpa?». Mi rispondo: «I padri hanno molti modi per non salvare i figli, e i figli molti modi per sciogliersi dai debiti dei padri. Per questo i figli si liberano con l’innocenza, e i padri cercano di farli inchiodare».
Lo sa che l’autointervista è una tecnica comunicativa usata dai movimenti rivoluzionari del Novecento, tipo i Tupamaros?
Ci sono in giro molti messia da duemila anni.
La ringrazio. Vuole dire un’ultima parola?
Io? Prego.
Ah, dimenticavo. Che ne pensa delle interviste impossibili?
In verità, in verità le dico: sono più false dei titoli derivati, meno certe della morte, e più probabili della resurrezione.