di Sandro Moiso
Se c’è qualcosa che unisce davvero democrazie parlamentari e dittature, occidente ed oriente, nazioni sviluppate ed emergenti, Nord e Sud del mondo è la pratica dell’irruzione notturna o sul far dell’alba per arrestare coloro che vengono di volta in volta definiti banditi, dissidenti, sovversivi o terroristi., Un’aggettivazione apodittica che permette agli stati di giustificare per default le proprie azioni repressive nei confronti di qualsiasi forma di dissenso non compreso nelle dinamiche del “civile confronto” le cui regole sono definite dai governi stessi.
Insomma, chi non sta al gioco per forza è un delinquente, un rifiuto della società e come tale deve essere rimosso.
Ci sarebbe da riflettere sulla comune pratica della rimozione dei rifiuti urbani e dell’arresto, spesso preventivo, che avvengono, più o meno, sempre nelle prime ore del giorno.
La notte o il buio delle ore precedenti l’alba da un lato nascondono atti scellerati ed irruzioni violente, ma dall’altro suggeriscono immediatamente la necessità dell’urgenza delle operazioni destinate a rimuovere i tumori della società prima che questi possano, pericolosamente, espandersi.
Se si pensa alla monotonia con cui spesso la cosiddetta opinione pubblica ha risposto a tali azioni, giustificandole con l’osservazione che se avvengono è perché “qualcosa” gli arrestati devono pur aver sicuramente fatto, si può dedurre che tale meccanismo ha le sue ragioni mediatiche e comunicative oltre che legali o militari. Tale meccanismo, infatti, raggiunse il suo “massimo splendore” nell’Argentina delle Falcon verdi che, sul finire degli anni settanta, portavano via, nottetempo, intere famiglie sotto gli occhi impigriti dei vicini di casa
“L’ora prima dell’alba è sempre la più buia” cantava David Crosby sul finire degli anni sessanta,
in un periodo in cui, negli Stati Uniti, dai movimenti anti-segregazionisti e pacifisti si stava passando a momenti di organizzazione politica più identificabili in termini di classi e lotta di classe.
Gli studenti universitari, i giovani che dopo la convention democratica di Chicago avevano scelto una militanza più radicale e i militanti del Black Panther Party conobbero ben presto irruzioni e violenze che, in alcuni casi, sconfinarono nel vero e proprio omicidio.
Ma, prima di quegli anni, già tutto il secolo e tutto il mondo, sia quello capitalista che quello presuntamene socialista, era stato segnato da quelle terribili esperienze di repressione notturna.
Una delle testimonianze più drammatiche e forti di tutto ciò è sicuramente quella contenuta nel primo volume della trilogia “Come una lacrima nell’oceano” di Manes Sperber.
Manes Sperber, nato da famiglia ebraica in Galizia nel 1905 e destinato a diventare psicologo e, nel secondo dopoguerra, traduttore in francese delle opere di Doblin, Seghers, Brecht oltre che del Diario di Anna Frank, militerà nelle file del Partito comunista tra il 1927 e la fine degli anni trenta.
Proprio da questa esperienza, negli anni più oscuri compresi tra l’ascesa di Hitler e Stalin e lo scellerato patto Ribbentropp-Molotov, nasce il primo romanzo della trilogia:”Il roveto in cenere”.
Ed è un romanzo notturno come pochi altri.
La notte diventa momento privilegiato dell’angoscia dei militanti, spesso schiacciati tra la caccia al rosso scatenata da fascisti e nazisti e le esecuzioni sommarie dei traditori di volta in volta indicati dalle centrali staliniste.
I differenti protagonisti passano ore di inferno in attesa di irruzioni, arresti o, più spesso ancora, semplici e sbrigativi prelevamenti destinati a concludersi con la tortura e la morte.
Spesso tali azioni non avvengono nell’immediato o, per alcuni, non avvengono del tutto, ma l’attesa comporta disturbi del sonno che si protrarranno nel tempo, accompagnati da incubi e turbe uditive che fanno sentire rumori, squilli di campanelli e colpi alle porte che diventano una sorta di memoria automatica della repressione, come ben sa anche chi ha vissuto gli anni più tormentati della repressione politica in Italia, tra la fine degli anni settanta e i primi anni ottanta.
Non tanto paura quanto attesa di qualcosa che sembra inevitabile.
Nella rappresentazione di quelle notti, degli ultimi momenti passati accanto alle persone amate, il romanzo di Sperber è quasi unico nella sua capacità di trasmettere le stesse sensazioni a chi lo sta leggendo e i tre caratteri fondamentali dell’autore (essere allo stesso tempo ebreo, comunista ed anti-stalinista) si fondono qui in un risultato difficilmente superabile.
Ma sarà ancora una volta un folk singer americano, Jack Warshaw, a dare corpo, testo e musica ad una delle canzoni più belle sull’argomento: “If They Come In The Morning”.
Warshaw la compone nel 1977 dopo una lunga frequentazione del circuito folk inglese più politicizzato e sarà, forse, proprio per questo che la canzone raggiungerà la celebrità nel 1981, comparendo con il titolo “No Time For Love” nel primo album dei Moving Hearts, gruppo irlandese di folk elettrico capitanato da Christy Moore.
Christy Moore potrebbe essere considerato un irriducibile indipendentista irlandese e, quando fonda i Moving Hearts con Donald Lunny, Declan Sinnott, Eoghan O’Neill, Brian Calnan, Davy Spillane e Keith Donald, ha da poco lasciato i Planxty, un gruppo folk più ortodosso che utilizzava prevalentemente la lingua gaelica irlandese per le proprie esecuzioni.
I Moving Hearts adottano l’inglese e aprono i loro confini ad un impegno più internazionalista, senza lesinare critiche allo strapotere della Chiesa cattolica d’Irlanda.
Da qui uno degli album più interessanti della musica elettrica irlandese (ok, per intenderci: niente sculettamenti e buonismi alla Bono!), anche se poi il miracolo non si ripeterà con quello successivo: “Dark End of the Street”.
Qui di seguito il testo della canzone e la relativa traduzione.
No Time For Love
You call it the law, we call it apartheid,
internment, conscription, partition and silence.
It’s the law that they make to keep you and me where they think we belong.
They hide behind steel and bullet-proof glass, machine guns and spies,
And tell us who suffer the tear gas and the torture that we’re in the wrong.
Chorus
No time for love if they come in the morning,
No time to show tears or for fears in the morning,
No time for goodbye, no time to ask why,
And the sound of the siren’s the cry of the morning.
They suffered the torture they rotted in cells, went crazy, wrote letters and died.
The limits of pain they endured – the loneliness got them instead.
And the courts gave them justice as justice is given by well-mannered thugs.
Sometimes they fought for the will to survive but more times they just wished they were dead
Chorus
They took away Sacco, Vanzetti, Connolly and Pearse in their time.
They came for Newton and Seal, Bobby Sands and some of his friends.
In Boston, Chicago, Saigon, Santiago, Warsaw and Belfast,
And places that never make headlines, the list never ends.
Chorus
The boys in blue are only a few of the everyday cops on the beat,
The C.I.D., Branchmen, informers and spies do their jobs just as well;
Behind them the men who tap phones, take photos, program computers and files,
And the man who tells them when to come and take you to your cell.
Chorus
All of you people who give to your sisters and brothers the will to fight on,
They say you can get used to a war, that doesn’t mean that the war isn’t on.
The fish need the sea to survive, just like your people need you.
And the death squads can only get through to them if first they can get through
to you.
Chorus
Voi la chiamate Legge, noi la chiamiamo apartheid,
internamento, coscrizione, separazione e silenzio.
E’ la legge che usano per far sì che io e voi siamo rinchiusi là dove pensano che noi dobbiamo stare.
Essi si nascondono dietro barriere d’acciaio e vetri antiproiettile, mitragliatrici e spie,
E osano affermare che quelli che hanno torto siamo noi che subiamo gas lacrimogeni e torture.
Chorus
Non c’è tempo per l’amore quando vengono al mattino,
non c’è tempo per le lacrime o per le paure all’alba,
non c’è tempo per gli addii né per chiedere perché,
E il suono delle sirene è l’unico pianto che sentiamo al mattino.
Così alcuni subiscono torture e marciscono nelle celle, diventano matti, scrivono lettere e muoiono.
I limiti del dolore che sopportano sono dati dalla solitudine che li accompagna.
E i tribunali concedono loro giustizia, così come questa può essere concessa da delinquenti ben educati.
Così ogni tanto combattono per la volontà di sopravvivere, ma il più delle volte vorrebbero essere morti.
Chorus
Ai loro tempi Sacco e Vanzetti, Connolly e Pearse furono prelevati e portati via.
Oggi sono venuti per Newton e Seale, Bobby Sanda ed alcuni dei suoi amici.
A Boston, Chicago, Saigon, Santiago, Varsavia e Belfast,
E in luoghi che non si sono mai sentiti nominare, ma la lista sembra non aver mai fine.
Chorus
I ragazzi in blu sono solo alcuni dei poliziotti che ogni giorno fanno il loro giro.
Il Dipartimento di Investigazione Criminale, gli uomini dei servizi segreti, informatori e spie svolgono i loro compiti allo stesso modo.
Dietro di loro ci sono coloro che fanno fotografie, spiano i telefoni, i computer e i file
E c’è anche l’uomo che dirà loro quando venire a prenderti per portarti in cella.
Chorus
E così tutti voi che date alle vostre sorelle e ai vostri fratelli la volontà di andare avanti con la lotta,
Sappiate che dovete essere pronti alla guerra e ciò non significa che questa guerra non sia già in corso.
Il pesce ha bisogno del mare per sopravvivere, così come la vostra gente ha bisogno di voi.
Ma le squadre della morte potranno passarle attraverso soltanto se prima saranno passate attraverso di voi.
Chorus
Va detto, infine, che, nell’album dei Moving Hearts, il brano si conclude con una irresistibile fuga strumentale, di circa tre minuti, in cui gli a solo di cornamusa, saxofono e chitarra elettrica che si susseguono sembrano spalancare le porte delle celle e delle prigioni e realizzare le speranze di rivolta e libertà contenute nelle ultime strofe del testo.
Gioia e rivoluzione, appunto, contro la tristezza del dominio e della repressione.
(Dedicato ai militanti NoTav arrestati e a tutte le vittime delle repressione poliziesca in ogni angolo del mondo)