di Alessandra Daniele
Per quanto sia doloroso farlo, è arrivato il momento di ammetterlo: il tentativo di esportare la democrazia in Italia è miseramente fallito.
La pretesa di innestare arbitrariamente nella penisola mediterranea qualcosa di così estraneo a quel contesto sociale ha prodotto una rovinosa disgregazione del paese, che ne ha semidistrutto l’economia, e la cultura.
L’evidenza è ormai innegabile. L”Italia non è matura per la democrazia.
Sono ancora troppo forti i legami tribali, le faide interetniche, le reti del narcotraffico, l’influenza nefasta dei leader religiosi, la corruzione sistematica, lo strapotere dei capi tribù.
L”Italia è ancora un paese premoderno, un luogo nel quale chi è in strada rischia di annegare nel fango per un acquazzone, mentre i cortigiani a palazzo favoleggiano di chilometrici ponti sospesi tra le isole.
Un paese i cui tesori archeologici vanno in rovina, come le città distrutte dal terremoto e mai ricostruite, mentre i media, controllati per il 99% dal regime, non producono che una nauseabonda mistura di fuffa e propaganda.
Instaurare un sistema pluralista di tipo occidentale in queste condizioni è impossibile, al di là di una semplice democrazia di facciata, fatta solo di ragazze immortalate dalla Reuters all’uscita dei seggi nell’atto di mostrare sorridenti le dita macchiate di matita copiativa, per poi tornare a essere trattate da cittadine di serie B, quando non da schiave o prostitute.
Una democrazia fasulla, di liste elettorali bloccate compilate direttamente dai capitribù, di sguaiate risse pubbliche sempre seguite da accordi sottobanco.
Senza l’ intervento della coalizione internazionale, la caduta del grottesco rais locale alla quale abbiamo appena assistito non avrebbe prodotto altro che l’ennesima elezione farsa, e quindi un altro parlamento di burattini che il satrapo dei media sarebbe di nuovo riuscito a comprarsi un tanto al chilo.
Per troppo tempo i leader mondiali hanno compromesso la loro onorabilità trattando con questo tragico buffone, gli hanno stretto la mano, ne hanno sopportato le avvilenti intemperanze. L’unica critica che merita la loro decisione di favorire la sua rimozione è di essere arrivata così tardi.
Tempi difficili aspettano l’Italia, ma su incarico della coalizione il generale Montgomery – Monti, come lo hanno soprannominato i tabloid – è già pronto a prendere il comando dell’intervento umanitario che riporterà l’ordine nel paese, salvandolo dalla rovina.
L’operazione Winter Storm è cominciata.