di Danilo Arona
Mesi fa a Bologna. Un anziano medico, responsabile del reparto di neurochirurgia di un notissimo ospedale cittadino, scopre con l’incrocio di alcuni dati statistici di comune consultazione su diverse riviste mediche che il disturbo comunemente conosciuto come “paralisi del sonno” vanta una concentrazione clinica al di là di ogni media normale tra gli abitanti dell’isola di New Foundland, meglio conosciuta come Terranova.
Due parole su quella che non può essere affatto definita come una malattia e della quale molti (sottoscritto compreso), qualche volta nella vita, hanno fatto esperienza. Conosciuto anche come “paralisi notturna” o “paralisi ipnagogica”, ci stiamo riferendo a un disturbo durante il quale nel momento prima di addormentarsi o, più spesso, nelle prime ore del mattino ci si trova senza la possibilità di muoversi. Una condizione che dura molto poco (al massimo due minuti dal risveglio o pochi secondi prima di addormentarsi), e mai per un tempo oggettivamente lungo anche se la percezione del “tempo vissuto” può sensibilmente variare da individuo a individuo. Chi ne è colpito avverte, pur non essendo del tutto cosciente, che tutti i muscoli del corpo sono paralizzati e che quasi non esiste possibilità di movimento alcuno, se non quelli che riguardano gli occhi, la lingua (parzialmente) e, con uno sforzo immane, alcuni minimi spostamenti di qualche arto. In ogni caso, durante la crisi, la respirazione non viene mai a mancare.
Secondo la prevalente scuola di pensiero, tale paralisi è dovuta alla persistenza dello stato di atonia dei muscoli durante il sonno ed è causata da una discordanza evidente tra la mente e il corpo. Il cervello è attivo e cosciente, e il soggetto riesce spesso a vedere e sentire chiaramente ciò che lo circonda, però il corpo continua a rimanere in stato di “blocco”. Il che di solito incute terrore e angoscia nell’individuo, perché è nettissima la sensazione che diverse parti del corpo non rispondano più agli impulsi e ai comandi della mente, con l’impressione che qualche creatura invisibile si trovi lì sopra al letto a bloccare gli arti del malcapitato. Sulle ragioni chiamate in causa dai medici, non mancano mai il solito stress, la mancanza di riposo e ritmi di sonno irregolari, il che potrebbe autorizzare a pensare che a soffrirne debba essere la quasi totalità della popolazione planetaria.
Spesso la “vittima” della sleep paralysis tende a gridare per chiedere aiuto, ma quando cerca di farlo, riesce a emettere solo un lieve sussurro con la sensazione sgradevole di sentire la propria voce soffocata da qualcosa di anomalo.
Le paralisi nel sonno dovrebbero distinguersi dalle illusioni ipnagogiche, o ipnopompiche, con le quali però spesso si accompagnano causando sensazioni particolarmente vivide e talvolta terrificanti. Anzi, negli ultimi anni, la tendenza ha conosciuto una potente accelerazione perché il disturbo, per quanto riferito dai pazienti. è sempre più accompagnato da allucinazioni terrificanti e da un acuto senso di pericolo. Secondo diversi studiosi, in questo fattore entrano a gamba tesa i condizionamenti culturali di letteratura, cinema e televisione: teoria parzialmente accettabile, ma che va confrontata con autentici dati statistici nei quali le allucinazioni sono in percentuale ancora più alte in comunità arcaiche, primitive o comunque isolate e aliene da “possessioni” culturali.
Sia come sia, tanto nelle società urbanizzate che in quelle arcaico-contadine la paralisi del sonno è divenuta di recente ancora più spaventosa e temuta proprio a causa della vivacità dell’intensità e del “realismo” delle allucinazioni. Da qui l’accentuarsi della non-distinzione tra sogno e realtà, con una percezione sempre più alterata in grado di non discriminare l’esperienza in corso. E sempre da qui scaturirebbero nell’interpretazione generale psichiatrica le varie storie sui rapimenti alieni e le esperienze fantasmatiche all’interno della camera da letto (i cosiddetti bedroom invaders). Uno studio condotto da Susan Blackmore e Marcus Cox della University of West of England sostiene la tesi che le varie storie sui rapimenti alieni siano relative soltanto alla paralisi del sonno piuttosto che alla labilità del lobo temporale.
Oltre alle allucinazioni, esiste una certa gamma di fenomeni connessi e percepiti: acutissimi ronzii, suoni forti e fastidiosi, uno stato mentale alterato e persino la sensazione di esperienze fuori dal corpo. Appare evidente che nei tempi antichi, o in società arcaiche anche contemporanee, la paralisi del sonno sia stata e sia ancora attribuita all’opera di entità demoniache o affini che comprimono il petto e il torace della persona in procinto di svegliarsi.
E’ all’interno di questo territorio ideale che il professor Assante scopre non solo che sull’isola di Terranova vige tuttora la credenza popolare della Old Hag (La vecchia strega), il che all’interno di una società non urbanizzata e isolata riveste una sua logica, ma che soprattutto esiste una percentuale decisamente fuori norma di persone che denunciano di soffrire di paralisi del sonno (il 23% della popolazione), attribuendola tutti quanti a una sola e identica entità esterna, lì appunto chiamata Old Hag. Di Terranova e di questa sua singolare caratteristica ne scrivono David Hufford in The Terror That Comes in the Night, e Robert C. Ness in Old Hag Phenomenon as Sleep Parlaysis: a Biocultural Interpretation , sottolineando che molti là credono che il disturbo vada a rappresentare una tragedia incombente o un grave incidente in procinto di accadere. In più, scendendo ulteriormente nelle trame del folclore, la Old Hag a Terranova e in Labrador può addirittura essere evocata recitando il Padre Nostro al contrario o essere usata come una maledizione da scagliare contro qualcuno che si odia o si detesta, nella convinzione che la paralisi riesca a condurre alla morte. Come le “fatture” nel vecchio continente.
L’isola di Terranova deve la sua fama nel mondo a quei meravigliosi cagnoni da salvataggio che tutti conoscono. Meno nota è la sua concentrazione di “apparizioni”di vario tipo, una riferita persino da un astronauta russo, Gennadij Strekalov, che avrebbe avvistato durante un volo della Mir un oggetto volante stazionante proprio sopra l’isola. L’anno scorso, in gennaio, molti residenti della comunità di Harbour Mill, sulla costa sud, avvistarono un lunedì sera un oggetto luminoso con scia fiammeggiante. Una testimone Darlene Stewart, mentre si trovava fuori per scattare alcune foto del tramonto, notò l’oggetto e scattò diverse istantanee che, una volta caricate sul PC, mostrarono un’immagine sfuocata di quello che pareva essere una specie di missile con evidenti fiamme e fumo in coda. Ve la faccio vedere, così come vi riferisco — non è affatto un mistero per i cultori dei “misteri” – di numerosi altri avvistamenti di oggetti di ogni tipo, a nome dei quali riporto un’altra foto apparsa in rete e sulla quale, come per la prima, non formulo giudizi di merito. Il fatto però che tanta gente dichiari di vedere UFO investe la casistica della Old Hag di un’evidente luce “aliena”, collegando le “apparizioni in camera da letto” alle cosiddette abduction che degli “invasori della camera da letto” sono la più moderna teatralizzazione.
Tanto basta al professor Assante per mettersi in contatto via rete con alcuni colleghi del luogo per farsi mandare i resoconti di persone in terapia. Lo scopo è di verificare l’unicità della figura demoniaca che affligge quella percentuale fuori norma di abitanti dell’isola. Perché, se un dato è emerso negli ultimi tempi dallo studio comparato delle visioni in Italia e in Europa, è che la gente percepisce di solito figure diverse, “personalizzate” o legate, forse, a un proprio vissuto magari traumatico. Per capirci meglio, eccovi tre inquietanti esempi raccolti e resi noti proprio dal professor Assante.
“La prima volta che ho fatto quest’esperienza, ho visto un’ombra scura sopra di me che apriva prima le braccia e poi mi comprimeva il collo; ero assolutamente certa che si trattasse di qualcosa di soprannaturale e maligno” (Donna, 50 anni).
“Di primo mattino, ancora in dormiveglia, mi sono trovato nel letto una cosa rettiloide strisciante con lineamenti umani; era terribile e mi sibilava dentro le orecchie; avvertivo la sua lingua retrattile” (Uomo, sui 30 anni).
“Spesso non riesco a muovermi e vedo avvicinare al letto una figura umana che afferra un cuscino e me lo sbatte sulla faccia, tentando di soffocarmi” (Ragazza, 22 anni).
Stesso disturbo, ma tre diverse situazioni. E questa è la regola, moltiplicata per un certo numero di pazienti. Ma non a Terranova. I molti resoconti che Assante ha ricevuto descrivono sempre l’identica esperienza, persino l’identica puzza. Passi strascicati e una risata “streghesca”. Un’orrida figura femminile. Un fiato rancido. La bocca sdentata che si avvicina e tenta di baciare la vittima (e anche di aggredirla sessualmente). Occhi lucentissimi in stile “bambini alieni” del Villaggio dei dannati. Ovvio, un Archetipo. Ma gli abitanti di Terranova sembrano più propensi a credere che dietro alla Old Hag ci sia un’esperienza trasmigrata dal mondo dell’incubo a quello della realtà attraverso ricorrenti esperienze umane. Senza soffermarsi più di tanto sul fatto che molti compagni di stanza o di letto delle vittime hanno confermato, durante gli assalti, la persistenza di odori putridi e sgradevoli. Inoltre molti sull’isola, non necessariamente i più superstiziosi, pare che adottino una serie di precauzioni rituali per evitare l’attacco. Nell’ordine: girare le scarpe dalla propria parte sul pavimento vicino al letto; tenere la Bibbia o un coltello sotto il cuscino; evitare in tutti i modi di dormire sulla schiena. Se aggiungessero teste d’aglio e croci alle pareti, si potrebbe credere che il 23% della gente di Terranova abbia paura della visita notturna dei vampiri.
Ma il professor Assante non è Van Helsing, per quanto sia propenso a credere — in pieno accordo con David J. Hufford — che per i racconti creduti veri, basanti la loro autorità su una ripetizione di modelli e di eventi, occorra prima di tutto valutare la loro natura oggettiva prima della questione della loro “stabilità” nell’ottica della psichiatria. Lo studioso di folklore, anche quando è un medico, dovrebbe sempre e seriamente considerare la possibilità che dietro una credenza tradizionale possa celarsi un’esperienza reale. Allora Assante si ricorda di un libro di uno scrittore nato proprio a Terranova che si chiama Kenneth J. Harvey, La città che si dimenticò di respirare, nelle cui pagine circolava la tesi che la luce elettrica e le sue conseguenze (in primis la TV) hanno zittito e “sfilacciato” gli spettri che in quel luogo avevano tanto da dire e da comunicare, nel bene e nel male, alla gente dell’isola.
Allora sembra (di nuovo) l’energia oscura la chiave di volta per addentarsi in un mistero che sfida il buon senso e la statistica, quella forza enigmatica che pervade il 70% della realtà che percepiamo. Quando ogni luce viene spenta e la luce elettrica è azzerata, il campo eterico riprende forza e si aggancia, in un momento particolare della notte (di solito tra le tre e le cinque), ai cinque sensi delle persone colpite dalla paralisi del sonno. Accade in tutto il mondo e in tutto il mondo, considera Assante, si vedono cose diverse e variegate.
A Terranova vedono solo Lei. Perché? Sarà questo un mistero da risolvere.